I vini bio fatti con la luna negli antichi vitigni di Pescosolido

Foto: copyright Marco Reali

Il miracolo di uno studente che decide di rientrare dalla Francia e dedicarsi alla coltivazione dei vigneti di Pescosolido. Danilo Scenna ha puntato sul 100% biologico. Appartiene al gruppo di giovani viticoltori che sta rivoluzionando la viticoltura nel basso Lazio

Marco Stanzione

Non invitatemi mai a bere...

Questa settimana “Nunc est bibendum” vi porta a Pescosolido, piccolo comune ai confini della provincia di Frosinone. Quello che raccontiamo oggi è un vero e proprio atto d’amore per la propria terra: D.S. Bio infatti nasce dalla volontà di Danilo Scenna di valorizzare antichi vitigni ed oliveti ma senza stravolgerli.

Cosa spinge un giovane promettente, laureato, che studia in Francia a tornare in un paese con poco più di 1500 anime ad investire qui tempo e denaro? Passione certamente. Competenza. Ma anche quell’insana voglia di scommettere sulle proprie idee.

Danilo fa parte di un gruppo di giovani viticoltori che stanno rivoluzionando il concetto di viticoltura nel basso Lazio, partendo dal passato e dalle antiche tradizioni.

 

Zero concimi, letami naturali

I vigneti di D.S. Bio sono adagiati sui confini di tre vallate: Pescosolido infatti guarda alla Valle Roveto, alla Valle del Liri e alla Val di Comino, condizione particolarmente vantaggiosa per esposizione solare e per la ventilazione.

Agricoltura rigorosamente biodinamica nel senso più stretto del termine, nessun diserbante, nessun concime chimico, nessun macchinario.

Danilo Scenna alleva cavalli e pony di Esperia non solo per la produzione di compost naturali ma anche per la pulizia del terreno e le lavorazioni superficiali. Le produzioni sono tutte rispettose dell’ambiente e della natura circostante.

 

L’importanza della luna

Grande importanza inoltre riveste l’influenza della luna nella coltivazione e gestione dei vigneti; tutte le lavorazioni seguono scrupolosamente le fasi lunari, dal raccolto alla cantina.

Territorialità ovviamente anche nelle uve, i vini rispecchiano al 100% il territorio: Maturano, Lecinaro, Trebbiano e addirittura l’antica Uva Giulia, vitigno appartenente esclusivamente al territorio di Sora/Pescosolido che nel 2019 verrà inserita tra le IGT del Lazio.

 

MATRE

Matre, come il nome stesso suggerisce, è un blend di Maturano bianco e Trebbiano. Proviene da vitigni ultracentenari. Infatti le vigne di questo antico appezzamento sono franche di piede, sopravvissute addirittura alla fillossera della metà del 1800.

Matre viene sottoposto ad una macerazione sulle bucce per circa 24 ore per poi fare fermentazione in vasche di cemento per 6 mesi e bottiglia per almeno 2 mesi.

Non chiarificato, non filtrato si presenta al calice di un giallo dorato, al naso risalta la forte mineralità, rispecchia in pieno il suolo calcareo.

Fresco e leggermente sapido può essere abbinato facilmente a risotti o carni bianche, ma restando nel territorio laziale non escluderei un bell’aperitivo vecchio stile con bruschette e olio evo e formaggi locali tipo una Marzolina di Esperia non troppo stagionata.

ARCARO

A differenza di Matre, Arcaro è Maturano in purezza, macerato sulle bucce per circa 48 ore. Anche qui abbiamo il passaggio semestrale nelle vasche di cemento mentre l’affinamento in bottiglia dura almeno 6 mesi.

Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un vino non filtrato e non chiarificato, al calice si presenta di un giallo ambrato, abbastanza limpido e consistente.

Al naso i sentori minerali sono marcati ma meno eccessivi di Matre, qui emergono diversi tipi di spezie e sentori agrumati.

Fresco e abbastanza sapido, Arcaro si può bere con un bel filetto di salmone o in generale pesce non troppo magro, ha una buona persistenza quindi regge benissimo cibi ricchi di spezie o aromi.

Arcaro non è un vino semplice: è spigoloso, va studiato bene. Sono necessari diversi assaggi per capirlo, ma è un vino che ha grandi qualità. E’ un vino che rispecchia pienamente il territorio e di questo se ne sono accorti anche in Trentino; Arcaro 2016 ha avuto infatti il riconoscimento di “Miglior Vino Bianco 2017” ad “Autochtona” appuntamento fieristico annuale dei vini autoctoni di eccellenza che si svolge a Bolzano.

VOLUMNIA

D.S. Bio coniuga ricerca, eccellenza e qualità anche nell’unico rosso che produce. Volumnia infatti è un blend che non ha eguali perchè è fatto di Sangiovese, Lecinaro e l’Uva Giulia di cui abbiamo parlato prima.

La macerazione sulle bucce in questo caso arriva anche a 20 giorni, fermentazione alcolica e malolattica in vasche di cemento.

Volumnia è un rosso intenso ed elegante nonostante la giovane età, risaltano subito i sentori di frutta rossa, ma la mineralità del terreno si sente anche in questo caso.

Servito ad una temperatura leggermente inferiore a quella dei classici vini rossi (l’ho provato a circa 15°) se ne esaltano i sentori eterei. Fresco ma anche abbastanza morbido, abbastanza tannico possiamo berlo con carni rosse e formaggi di media stagionatura ma le classiche fettuccine all’uovo laziali con ragù di carne chiudono alla perfezione il ciclo con il territorio.

 

Le creature di Danilo Scenna sono una ventata di aria nuova per un territorio che fa molta fatica a “svecchiarsi”. La memoria e le tradizioni sono importanti, ma a nulla servono se non le prendiamo come esempio e slancio per il futuro.

Consiglio di bere i vini di D.S. Bio con “Don’t Think Twice It’s All Right” del menestrello Bob Dylan, il suo folk ha sempre guardato al passato ma è stato punto di riferimento per orde di giovani musicisti.

 

Schede Tecnciche

Arcaro 2016

Nome: Arcaro
Tipo: Bianco
Denominazione: IGT del Frusinate Maturano
Vitigno: Maturano 100%
Colore: Giallo ambrato
Gradazione alcolica: 12 % Vol.

Solforosa totale: 19 mg/L

 

Matre 2016

Nome: Matre
Tipo: Bianco
Vitigno: Maturano, Trebbiano e altri vitigni autoctoni a bacca bianca
Colore: Giallo dorato
Gradazione alcolica: 12 % Vol.

 

Volumnia 2016

Nome: Volumnia
Tipo: Rosso
Vitigno: Lecinaro, Sangiovese e uva giulia
Colore: Rosso intenso
Gradazione alcolica: 13%

 

 

 

 

Recensione a cura di Marco Stanzione
Sommelier di Officine Sannite

 

 

IN COLLABORAZIONE CON I SOMMELIER DI