Il sindaco che ha un assessore d’opposizione (di F. Ducato)

Ad Anagni si rischia il paradosso: l'AltrAnagni annuncia il passaggio in opposizione. Ma il suo assessore intende restare. Con l'inedita situazione di un assessore della minoranza?

Franco Ducato

Conte del Piglio (ma non) in Purezza

Nemmeno Cencelli sarebbe arrivato a tanto.

 

Ad Anagni, dopo l’uscita della lista dalla maggioranza, L’AltrAnagni rischia di essere rappresentata sia in opposizione che al governo cittadino.

 

Si perché, anche se l’avvocato Alberto Floridi, nella conferenza stampa in cui ha annunciato il passo indietro (leggi qui ‘Marangoni brucia un pezzo di maggioranza: l’AltrAnagni se ne va’) , ha detto «non è qui presente per ragioni personali», la mancanza dell’assessore Alessandra Cecilia (esponente del gruppo, appunto) l’hanno notata tutti. E non solo per l’indubbia avvenenza dell’assessora.

Sembra che infatti la Cecilia abbia subìto, più che condiviso, la decisione del gruppo di uscire dalla coalizione di maggioranza dopo il caos sul mancato ricorso al Tar per il caso Marangoni. E che nelle ultime ore abbia fatto capire di essere poco convinta, ed ancora meno disposta, a farsi da parte ed abbandonare la poltrona.

 

Ora, premesso che l’assessore allo Sport è tra coloro che hanno fatto bene nell’azione di governo, è evidente che, qualora la stessa decidesse di non farsi da parte, il caso che si potrebbe presentare sarebbe anomalo.

Come detta la legge infatti, quello dell’assessore è un incarico fiduciario, concesso direttamente dl sindaco. Che non deve essere legato necessariamente all’appartenenza ad una lista di maggioranza. Del resto, lo dimostra proprio la storia dell’amministrazione Bassetta, che nella prima fase della sua attività scelse di varare una giunta tecnica, scollegata dai rapporti di forza della maggioranza.

 

Resta il fatto che però, legge a parte, se una lista si stacca dalla maggioranza, l’assessore di riferimento dovrebbe trarne le conseguenze. Ed invece, sembra proprio che la Cecilia non ci stia a farsi da parte.

A questo punto quindi le possibilità diventano due

1- La Cecilia decide di rimettere il mandato; e parte una nuova guerra interna per il rimpasto a questo punto obbligato. Rimpasto che avrebbe anche l’effetto supplementare di mettere a dura prova i rapporti di forza tra le due anime della maggioranza, quella che fa capo al Pd e quella che fa riferimento a Progetto Anagni. Una soluzione era stata trovata faticosamente mettendo alla porta Roberto Cicconi. Ora potrebbe essere più difficile.

2- La Cecilia decide di non rispettare le decisioni del suo gruppo, e rimane in giunta, avvalendosi del rapporto fiduciario con il sindaco. Col che avremo, come detto, il paradosso di un assessore espresso da una lista diventata, nel frattempo, “di minoranza”.

 

Di lotta e di governo si diceva una volta

Ma, forse, il senso non era esattamente questo.

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