Le cronache dal dopobomba nella città dei Papi (di F. Ducato)

Le cronache dal dopobomba. Con il Pronto Soccorso misteriosamente sparito. L'errorino nel bando. L'ingegnere che non arriva. Ed il Pd finito nel buco nero della politica

Franco Ducato

Conte del Piglio (ma non) in Purezza

Cronache dal dopobomba. Ovvero, brevi dispacci di varia (ed avariata) umanità dal comune di Anagni.

Avvertenza per i lettori; non ci si faccia cogliere dal panico. L’incipit (una citazione di uno dei più famosi romanzi di Philip Dick) è solo un modo per mettere insieme alcuni spunti emersi negli ultimi giorni dal dibattito politico locale. Esprimere dei dubbi, fare qualche considerazione. Cose così.

Cronaca n. 1 : ma la denuncia promessa dal sindaco Daniele Natalia nei confronti del commissario Asl Luigi Macchitella sarà partita? Domanda non peregrina, visto che nel corso dell’ultimo consiglio comunale dedicato alla Sanità era stata elaborata una delibera (pubblicata ieri in albo pretorio) in cui si diffidava il suddetto Macchitella, dandogli 15 (quindici) giorni per chiudere il Pom, erede a sua volta del Pat, derivato dal Ppi, e tornare ad un vero Pronto Soccorso presso l’ex ospedale di Anagni. (leggi qui Il Pom con il Pat non è un Ppi: non giochiamo sulla pelle della gente)

Trascorsi i 15 (quindici) giorni, sarebbero partite le denunce. La delibera è del 14 settembre scorso. Magari è arrivata qualche giorno dopo, complice la lentezza della posta. Ma oramai dovremmo esserci. E dunque; c’è di nuovo un Pronto Soccorso ad Anagni. O bisognerà adire alle vie legali? Per ora mistero. Magari i 15 (quindici) giorni vanno conteggiati dalla data di pubblicazione sull’albo, vai a sapere.

Probabilmente Natalia lo farà sapere nell’assemblea fissata dal Comitato Adesso basta (quello che aveva annunciato trionfalmente che Macchitella aveva concesso il Pom, salvo accorgersi poi che c’era la fregatura).

 

Cronaca n. 2: ad Anagni parte in pompa magna il percorso per far vincere alla città la gara per il conferimento del titolo di “Città della cultura della Regione Lazio 2019”.

Insomma, proprio in pompa magna no. Perché subito si scopre (deliberazione della giunta n.119 del 1 ottobre 2018) che l’iter era stato già avviato con la presentazione del progetto “C’era una volta Anagni”, avvenuta qualche giorno prima, il 28 settembre ( delibera n.113).

In quella presentazione però, una mano quantomeno distratta aveva inserito “la bozza della proposta progettuale” e non “la proposta progettuale definitiva”. Di qui la necessità di riconvocare una giunta qualche giorno dopo per l’errata corrige al progetto.

Mero errore, si dirà. Ma, considerata l’importanza che si vuol dare alla cultura come volano per il territorio, sarebbe stato meglio risparmiarselo.

Nel progetto, per inciso, si rivedono con piacere vecchi amori del comune di Anagni dell’epoca che fu. Uno per tutti, il Museo archeologico. Inaugurato, (ad oggi) un numero imprecisato di volte. Ma evidentemente ancora chiuso, visto che se ne ritiene “indispensabile” il completamento dei lavori.

 

Cronaca n.3 : in tutto questo, ad Anagni retano aperte ancora le scommesse su chi sarà il nuovo responsabile dell’ufficio tecnico. Ad oggi resta ancora in carica l’ingegner Vittori, al quale è stata a suo tempo concessa una proroga.

Superata la quale però si dovrebbe decidere se stabilizzare lo stesso professionista, o perseguire la strada di un nuovo nome. Da quel che si sa, in comune ci sarebbe un po’ di incertezza sul da farsi. In parte dovuta alla difficoltà nel selezionare un professionista di livello, in parte alla confusione che, sul tema, sembra regnare.

Conseguenza; si naviga a vista. Non certo una situazione ideale per un comune.

Cronaca n.4; “e il Pd?”. No, non è il classico motto grillino usato per bilanciare ogni accusa fatta ai gialloverdi al governo. Si tratta, in questo caso, proprio di una domanda: ma il Pd ad Anagni dove è finito?

Al di là dell’attività consiliare, non c’è traccia di politica da quelle parti. Niente quadro dirigente, niente congresso di base, nessuna attività di (ri) consolidamento sul territorio dopo la batosta elettorale. Tutto questo da mesi.

 

Il silenzio è una discussione portata avanti con altri mezzi” diceva Che Guevara.
Resta solo da capire quali. E con quali fini.