Anagni, ora o mai più: dimissioni e decreti entro il 24 febbraio o passerà un anno

Oggi la conferenza stampa del sindaco di Anagni Fausto Bassetta. Che il Pd a tutti i costi vorrebbe evitare. Due le ipotesi. La data limite: o dimissioni e scioglimento entro il 24 febbraio oppure commissario per un anno

Franco Ducato

Conte del Piglio (ma non) in Purezza

Ma che cosa potrebbe mai dire il sindaco Fausto Bassetta nella conferenza stampa prevista oggi pomeriggio? Sì perché ad Anagni la notizia delle ultime ore è la pressione molto forte che dal Pd locale starebbe arrivando nei confronti dei tre consiglieri del Partito Democratico cittadino passati in minoranza. Fino a ieri la posizione era: aspettare che si arrivi al consiglio comunale che è in programma il prossimo 15 febbraio, e confermare la mozione di sfiducia al sindaco, costringendolo così a farsi da parte. Nelle ultime ore invece la prospettiva sembra cambiata: ora l’imperativo è mettere il sindaco di fronte al fatto compiuto, con lo strumento delle dimissioni in massa. Lo stesso, per intendersi, che venne usato nel dicembre del 2013 per mettere fine alla stagione di Carlo Noto.

Perché questa accelerazione? È ovvio che il sindaco oggi pomeriggio sparerà a zero nei confronti del Pd anagnino. Rendere insomma pan per focaccia rispetto a quanto negli ultimi giorni il Partito ha fatto nei suoi confronti. Un attacco duro, molto duro. Ma un Partito strutturato dovrebbe essere in grado di reggere la botta.

Che il Pd arrivi a premere sui neo colleghi dell’opposizione per troncare subito, può significare due cosa sole. La prima ipotesi: c’è timore, forse paura, che il sindaco possa togliersi, in conferenza, molto più di un sassolino dalla scarpa. Con esiti imprevedibili. La seconda ipotesi: il Pd vuole mettere fine all’esperienza Bassetta ma non vuole tenere la città sotto commissariamento più dello stretto necessario. E per andare subito al voto con un commissario per brevissimo tempo c’è una sola possibilità: le dimissioni immediate, nelle prossime ore. Perché? C’è una data limite ed è il 24 febbraio prossimo, entro quella data i consiglieri devono già essersi dimessi, l’atto deve essere già notificato in prefettura a Frosinone, il rappresentante territoriale del Governo deve averne già informato il Capo dello Stato, Sergio Mattarella deve firmare il decreto di scioglimento del Consiglio. Tutto entro il 24 febbraio. Se si fa tutto, si va a votare con la tornata di maggio. Altrimenti passerà un anno e mezzo prima della prossima finestra.

Il Pd, pur bistrattato, avrebbe comunque la possibilità di elaborare anche in poco tempo una piattaforma decente. Gli altri molto meno. Ed è anche su questo che punta il Pd.

Si comprende allora, da questa prospettiva, la tattica differente che nelle stesse ore sta mettendo in campo il resto dell’opposizione: far svolgere la conferenza stampa, ed arrivare al consiglio del 15. Cosa che significherebbe (anche) mettere in cattiva luce il Pd; e questo, nella prospettiva della campagna elettorale, non sarebbe un male per i suoi avversari. Che vorrebbero evitare di far passare il Pd anagnino come un Partito nuovo. Ricordando a tutti invece che quel Partito che ora dice peste e corna di Bassetta è lo stesso che ci ha governato assieme per quasi 4 anni.

Il rischio è che questo gioco porti, visti anche i tempi previsti dagli adempimenti tecnici, a scavallare la fatidica data del 24 febbraio. Dopo la quale la finestra elettorale di maggio sarebbe negata. Ed Anagni dovrebbe rassegnarsi a più di un anno di commissariamento.

Sarebbe la terza volta in pochi anni. Una situazione che nemmeno nei comuni ad alta densità criminale.

Forse è anche per questo più di qualcuno vuole fare in fretta.