L’ombra delle elezioni provinciali sul voto di Anagni (di F. Ducato)

Come va letto il risultato delle elezioni provinciali di mercoledì alla luce del risultato nella fascia in cui ha votato Anagni? È anche dalla città dei Papi che sono mancati i voti? E quali chiavi di lettura vanno colte...

Franco Ducato

Conte del Piglio (ma non) in Purezza

Il successo, ampiamente annunciato, di Antonio Pompeo nella corsa alla presidenza della provincia di Frosinone può significare qualcosa anche per la città di Anagni?

Il primo successo da mesi di un Pd descritto in diverse circostanze come un malato terminale potrebbe (e dovrebbe) essere un piccolo segnale di luce che si vede in fondo al tunnel?

Tunnel, per Anagni, rappresentato dai 31 (trentuno) iscritti che domenica scorsa, votando per il congresso regionale, hanno dato una plastica immagine della fragilità del Partito in città? (leggi qui E il Pd si restrinse fino a 31 votanti (di F. Ducato))

 

Per capirlo, proviamo a mettere in fila alcuni fatti.

1- Il successo (netto ed indiscutibile) di Pompeo è anzitutto la conseguenza di un’affermazione personale. In altre parole il Pd, come Partito, ha avuto un buon successo. Ma la vittoria è anzitutto il segnale della statura personale di Pompeo, capace di ottenere un consenso superiore a quello delle forze che lo sostenevano.

Una circostanza che si era verificata anche ad Anagni nel 2014. Quando Bassetta, nella sua clamorosa affermazione al primo turno, ebbe dalla sua un forte consenso personale, al di là della somma delle liste che lo sostenevano.

È vero che Anagni il centrodestra all’epoca veniva fuori dal Lazio gate, e che il Pd renziano era all’apice della sua parabola politica, con il 40,8% alle Europee. Ma l’intuizione era giusta. Cercare un candidato che non fosse espressione di una sola parte politica. Ma che riuscisse a riunire un mondo variegato e, a volte, autolesionista, come quello del centro sinistra.

Un esperimento che poi è imploso per le note vicende. Ma che aveva avuto una sua ragion d’essere.

 

2- La vittoria di Pompeo è stata possibile anche grazie al fatto che in provincia di Frosinone il centrodestra, per usare un eufemismo, non si è presentato al meglio delle sue forze. Incredibile dictu, ma anche i conservatori tendono a tirarsi coltellate e calci negli stinchi.

Ed anche in questo caso un’analogia con la città dei papi c’è. Il conto dei voti ponderati ha infatti chiarito che in città non tutti i consiglieri di centrodestra hanno votato compatti per il candidato della squadra. Sancendo una situazione, quantomeno, di mancanza di chiarezza.

Ad Anagni, nello specifico, le indiscrezioni cittadine forniscono qualche dettaglio in più. Spingendosi, ad esempio, a puntare il dito contro gli esponenti di Fratelli d’Italia e della Lega. I quali, Ad Anagni come in tutto il resto della provincia, respingono le illazioni e attribuiscono l’accaduto ad un regolamento di conti interno a Forza Italia.

 

Insomma. La vittoria di Pompeo potrebbe davvero essere un segnale di risveglio per il Pd ed il centrosinistra provinciale (come si è affrettato a dire il segretario Alfieri), ed anagnino in particolare.

A condizione che in città vengano fatte alcune cose:
-un’autocritica seria del disastro registrato alle comunali
-un ricambio vero della classe dirigente
-l’indicazione di un leader vero, scelto anche fuori dal Partito. Ma che da subito sia capace di agire in modo inclusivo, superando gli steccati delle tessere e delle appartenenze.

 

In fondo solo chi cade può risorgere. Anche se ad Anagni , e non solo, quando il centrosinistra cade, più che a risorgere, pensa a dare agli altri la colpa della caduta.

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