Anatomia di una vittoria: come Natalia è diventato sindaco (di F. Ducato)

L'anatomia della vittoria di Daniele Natalia. Quando ha iniziato a vincere. La dignitosa resistenza di Tasca. I problemi per il neo sindaco. La via crucis del Pd

Franco Ducato

Conte del Piglio (ma non) in Purezza

Adesso lo si può dire. La vittoria finale non è mai stata in discussione. Daniele Natalia ha cominciato a vincere la sua battaglia per diventare sindaco di Anagni dal giorno in cui la coalizione di centrodestra, superando le resistenze della Lega, ha deciso di puntare su di lui come nuovo sindaco per voltare pagina dopo l’esperienza Bassetta.

Anzi, si potrebbe dire che Natalia ha cominciato a vincere dal giorno successivo alla sua sconfitta alle comunali del 2014. Quando, dopo la cocente bastonata al primo turno, ha deciso di ripartire da capo, prendendo in mano l’opposizione e portando avanti un lavoro che lo ha accreditato come alternativa di governo.

Il resto lo ha fatto un centrosinistra che ad Anagni ha replicato la sua ormai proverbiale ed irrefrenabile vocazione al suicidio (politico), demolendo giorno dopo giorno una maggioranza bulgara, e decidendo di staccare la spina a Fausto Bassetta senza la minima idea di cosa fare dopo.

 

Daniele Natalia ha vinto sostanzialmente per assenza di rivali. Daniele Tasca ha resistito dignitosamente sia al primo che al secondo turno.

Ma quello che due settimane fa è stato un valore aggiunto, nel ballottaggio si è trasformato in zavorra politica: Casapound alla quale era troppo legato, al di là delle enunciazioni teoriche, per poter fare breccia nella testa e nel core della maggioranza silenziosa. Pronta a riconoscere alle tartarughe un lavoro importante sul piano dell’attenzione alle fasce deboli e disagiate, ma non a spingere Casapound al governo cittadino.

Alla fine, tra la destra di Salvini e quella di Casapound, i numeri dicono che parte del centrosinistra si è turato il naso ed ha votato in modo da impedire la vittoria delle tartarughe.

 

Ora per Daniele Natalia inizia la fase della luna di miele. Dovrà stare attento a non dilapidare il consenso ed il favore acquisito. Per esempio, dimostrando di voler davvero troncare, come ha detto d voler fare, con un passato ingombrante.

Le presenze di personaggi del passato, Fiorito in primis, ieri sera al comitato, pongono qualche legittimo interrogativo. Ma è giusto concedere al neo sindaco il beneficio del dubbio. Natalia però dovrà far capire subito, a partire alla composizione della giunta, come ed in che modo intende gestire i rapporti con una maggioranza ampia e piuttosto composita.

Sarà quello, con ogni probabilità, il primo banco di prova del nuovo sindaco. Che dalla sua dovrebbe avere anche un altro vantaggio. E cioè, un’opposizione non propriamente affiatata, visto che sui banchi della minoranza siederanno, oltre a Daniele Tasca, Fioramonti e Sterbini per i 5 Stelle, Nello Di Giulio per Anagni Cambia Anagni, e Sandra Tagliaboschi per il Pd.

Non sembra, ad occhio, una compagine capacissima di elaborare una strategia di opposizione comune. A tutto vantaggio del neo sindaco.

 

Un ultimo pensiero per il Pd. Qualche giorno fa si è tenuta un’assemblea degli iscritti, per cercare di capire le ragioni del tracollo elettorale. Chi c’era racconta di toni molto duri, con parole pesanti rivolte soprattutto alla famiglia dei Tagliaboschi. Accusata più o meno di considerare il Partito alla stregua di un possesso personale.

Ci sarà un commissariamento, in attesa del congresso. Le voci che circolano parlano di un tentativo di scalata del Partito da parte di Maurizio Bondatti, ex presidente del Pd dimessosi dopo la sconfitta, ma da sempre contrario alla designazione di Sandra Tagliaboschi come candidato a sindaco.

Bondatti, sulla base di questo, vorrebbe provare a mettere da parte la stagione dei Tagliaboschi. Ma il vero problema è un altro. Ad Anagni il partito conta più o meno 3-400 tessere. All’assemblea c’erano, dicono, una ventina (scarsa) di persone. Sintomo di una forza politica pericolosamente distante dalla realtà comune.

Sarebbe meglio occuparsi di questo, prima ancora di pensare a strategie di conquista del Partito. Che rischia, andando avanti così di restare solo un guscio vuoto.

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