I 5 attori che determineranno il futuro di Anagni (di F. Ducato)

Sono ore decisive per il futuro dell'amministrazione Bassetta ad Anagni. Chi sono gli attori che ne determineranno le sorti. E quale ruolo recitano.

Franco Ducato

Conte del Piglio (ma non) in Purezza

La sfida il sindaco l’ha lanciata. Resta da capire ora che cosa succederà tra le fila dell’opposizione (e tra quelle della maggioranza, sezione indipendenti). Fausto Bassetta nella sua conferenza di ieri è stato lapidario. «Io non me ne vado perché la città non merita, e non potrebbe sopportare, un salto nel buio» ha detto il primo cittadino. Ma come potrebbe reagire l’opposizione? Proviamo a mettere in fila un po’ di attori.

1-Gli arcinemici di Bassetta

Al secolo Daniele Natalia, Roberto Versi e Alessio Fenicchia. Da loro non c’è da attendersi alcuno sconto. Su loro il richiamo alla governabilità ed alla responsabilità non porterà alcuna conseguenza. Sono da sempre avversari. E, anche se in qualche caso la mano per Fausto Bassetta l’hanno alzata, stavolta la mano alzata (tipo saluto romano insomma) sarebbe usata per indicare la strada dell’uscita.

Sono tra coloro che puntano più decisamente all’ipotesi di dimissioni di massa. E che non avrebbero nessuna remora a passare dal notaio anche domani. Ipotesi che invece non è così accettabile per i moderati.

2-I moderati

Al secolo Giuseppe De Luca e Alberto Floridi. Si sono trovati in opposizione più per demeriti del sindaco che per reale convincimento.

Condividono la professione forense, e dunque la lucidità e la razionalità che li contraddistingue. Floridi ha forse un tratto più elitario radical-chic, De Luca più tradizionalista (un filo destrorso, magari). Tutti e due però pensano che si debba arrivare in consiglio per discutere la mozione e guardare il sindaco negli occhi.

Hanno carattere; e lo hanno dimostrato in tempi non sospetti. Mentre invece sembrano più morbidi

 

 

3-I traditi

Al secolo i consiglieri del Pd Maurizio Bondatti, Sandra Tagliaboschi e Egidio Proietti. Sono usciti di gran carriera dalla maggioranza sull’onda di quanto è accaduto; ma la loro stessa veemenza indica una mancanza di decisione di fondo. Come se volessero tagliarsi i ponti alle spalle, per non essere costretti a tornare indietro.

Il sindaco lo sa. Ed è per questo che nelle ultime ore sta cercando di blandirli, dichiarando che un canale con loro rimane sempre aperto. La sensazione è che in quel gruppo qualcuno non sia più così convinto di andare avanti in modo così spedito.

E, se ci fosse un segnale da parte del Colonnello, forse un passo indietro ( da entrambe le parti) si potrebbe fare. Certo, ci sarebbe da pagare qualcosa in termini di credibilità, ma il saldo complessivo sarebbe positivo. Controversa invece la posizione degli indipendenti.

4-Indipendenti (o indecisi)

Al secolo Antonio Necci, Fabio Roiati e Cesare Giacomi. I primi due indipendenti. Hanno firmato la mozione (Necci) ed hanno invitato il sindaco a dimettersi ( Roiati). Ma da qualche giorno sono irreperibili ( Roiati) o si vedono in ore strane nelle stanze del comune ( Necci). Chissà perché.

Per Giacomi la posizione è diversa. Da sempre convinto che il Pd abbia fatto una stupidaggine ad uscire in quel modo, dovrebbe alla fine adeguarsi ai contenuti della mozione.

Ma avrebbe seri problemi a doverla argomentare in consiglio. Che è esattamente quello che bisognerà fare quando si arriverà alla conta finale in consiglio. Quando bisognerà dire sì o no. E perché. Cosa che non avrebbe paura invece di fare il consigliere istotuzionale.

5-Istituzionale

Al secolo Simone Ambrosetti, presidente del consiglio comunale, ma all’opposizione. Dopo aver sbattuto la porta in faccia al sindaco ed essere uscito dalla sua maggioranza. Nella quale però era entrato solo dopo aver capito, quattro anni fa, che la sua avventura come candidato a sindaco con La Rete sarebbe stata improponibile.

E dunque?

Oggi ad Anagni le fiches le puntano sulla mozione approvata e sul sindaco a casa. Ma il problema è che la situazione è fluida. E che le ore ( non i giorni, le ore) che passano rischiano di togliere slancio e mordente a chi invece finora sembrava andare spedito.

Il sindaco, in questo senso ( e non solo…) un democristiano, punta invece al logoramento dell’attesa. Degli altri. Per arrivare a cosa? Magari ad un governo di minoranza, che sulla base di numeri strettissimi, in caso con una oposizione non propriamente battagliera, possa andare avanti, a vista, un obiettivo dopo l’altro.

Un governo del “tirare a campare”, avrebbe detto qualcuno. Ma erano altri tempi.

O forse no?