Perché nessuno chiede conto per la visita della Finanza in municipio (di F. Ducato)

Possono solo essere due i motivi per i quali nessuno fino ad oggi ha chiesto conto della visita compiuta in municipio dalla Guardia di Finanza. In entrambi i casi, il problema non è la maggioranza. Ma la minoranza. Ecco perché Daniele Natalia ha davanti a se un tranquillo quinquennio di governo

Franco Ducato

Conte del Piglio (ma non) in Purezza

Se Anagni fosse un paese normale, la vicenda della recente visita della Guarda di Finanza in Comune avrebbe avuto un seguito, magari banale. Ma certo. Ovvero, l’assalto della Minoranza, che avrebbe fatto sentire la propria voce sul fatto che in giunta c’è un assessore le cui attività potrebbero essere state toccate dalle indagini.

In una cittadina normale questo sarebbe bastato per avere un diluvio di note, polemiche, richieste di verifiche di maggioranza. E, ovviamente di dimissioni.

In un paese normale, appunto.

 

Ma ad Anagni pare che tutto questo non accada. Ad Anagni sembra proprio che l’arrivo dei militari per vicende relative all’amministrazione comunale di qualche anno fa sia un fatto, se non scontato, trascurabile; tale da non rendere necessario ascoltare la voce dell’opposizione in materia.

Ed allora, forse , il problema non è la maggioranza (anche se prima o poi il sindaco Natalia dovrà dire cosa in merito), ma la minoranza comunale.

 

Se c’è una cosa che colpisce infatti, è il silenzio assordante dell’opposizione sulla materia. Come se tutto ciò non interessasse.

Le spiegazioni possono essere due:

  1. La minoranza ( soprattutto la componente di sinistra) non si esprime perché sarebbe imbarazzante dire qualcosa a proposito di quello che, fino a prova contraria, è stato un esponente di primo piano della fu maggioranza Bassetta.
  2. Non c’è nell’opposizione la capacità , forse nemmeno la volontà, di agire in modo coordinato.

 

Due prospettive diverse, ma tutte e due egualmente preoccupanti, almeno per chi crede che in città un’opposizione vera debba farsi sentire.

Nel primo caso infatti una parte della minoranza dovrebbe fare, finalmente, i conti con il peccato originale della coalizione che vinse le elezioni del 2014, ovvero la creazione di un carrozzone elettorale capace di vincere, ma non di governare in modo stabile, come si è visto.

Nel secondo caso invece bisognerebbe ammettere che una vera e propria opposizione, in senso tecnico, non esiste. Ma esiste solamente un assieme di eletti giunti in maniera diversa sulle sedie della minoranza, ma incapaci di agire assieme.

Una valutazione che, purtroppo, sembra diventata nelle ultime settimane, sempre più evidente. È vero che la maggioranza è ancora in fase di luna di miele con l’elettorato.

 

Ma è anche vero che su alcune questioni (come le polemiche scatenate dall’assegnazione di parte degli eventi dell’estate a figure riconducibili all’era Fiorito), sarebbe stato possibile, e forse anche giusto, farsi sentire.

Ed invece nulla.

Nulla dal Pd, che dal dopo elezioni oramai vive una fase di silenzio totale, in cui non si sa chi comanda, e neppure se un Pd c’è ancora in città. Nulla da parte del gruppo di Anagni cambia Anagni, al di là di qualche stato su Facebook. Nulla da parte di Casapound (anche perché resta ancora in ballo la questione di cosa ne sarà di Daniele Tasca, viste le voci sempre più pressanti di un suo abbandono).

 

Sui 5 Stelle il discorso è, almeno un po’, diverso, perché qualche segnale di vita in più Fioramonti lo ha dato. Ma, di fatto, la sua attività risulta, come si era detto a suo tempo, irrilevante per l’isolamento a cui i grillini si autocondannano per statuto.

 

Un silenzio totale. Che renderà più facile al sindaco smussare le voci critiche. Che, comunque, in maggioranza ci sono. Ma che rimarranno inevitabilmente sullo sfondo. Consentendo, in mancanza di novità, un tranquillo quinquennio di lavoro all’avvocato Daniele Natalia.