Silenzio, parla il candidato (di F. Ducato)

Foto: copyright Rossella Rossi

La prima tribuna elettorale a cielo aperto in vista delle elezioni comunali di Anagni. Il pagellone semiserio di quanto è stato possibile apprezzare l'altro giorno nell'aula del Consiglio

Franco Ducato

Conte del Piglio (ma non) in Purezza

Più che un dibattito, quello organizzato giovedì ad Anagni, nella Sala della Ragione è stato un incontro con i cittadini. Nel quale i candidati a sindaco, in vista delle prossime Comunali, hanno cercato di esporre i punti del proprio programma nel modo più accattivante possibile. Attenti a mostrare la propria parte migliore.

Se ci siano riusciti o no, lo giudicheranno i cittadini, con il voto.

In questa sede si vorrebbe invece, fornire, ad uso e consumo degli stessi cittadini, un pagellone semiserio. Un elenco delle performance dei candidati, in rigoroso ordine alfabetico. Che tenga conto soprattutto della loro capacità mediatica. E, magari, di qualche piccola contraddizione.

1- Viviana Cacciatori (Sinistra Anagni).

La candidata della sinistra dura e pura ha giocato la sua partita con onestà. Consapevole di essere minoritaria, ha cercato il voto identitario ricordando che ad Anagni è l’unica, in queste elezioni, a poter usare la parola Sinistra senza che appaia fuori luogo. Il problema è la concretezza. Quando si esce fuori dal recinto delle dichiarazioni di principio, e si cercano proposte concrete, qualche limite emerge. 6+ (di stima)

2- Nello Di Giulio ( Anagni cambia Anagni – Anagni cambia Ambiente e territorio).

L’altra faccia di sinistra in città. Diversa da quella barricadera della Cacciatori. Più radical (qualcuno direbbe chic). L’elemento chiave è “bisogna far risorgere la città, volare più alto”.

Il rischio è salire troppo in alto, dove non ti vede nessuno. Un rischio che va legato anche alla tendenza, irredimibile nel candidato sindaco, alla prolissità, a volte fine a sé stessa. 6,5 (rivedibile)

 

3- Fernando Fioramonti (5 Stelle).

Un esempio da manuale di voto per esaurimento. Nel senso che il messaggio più o meno (in effetti, meno) recondito del veterinario prestato alla politica è stato “Anagni è stata strangolata dalle stesse persone per 20 anni. È ora di cambiare”. Non fa una piega.

Come pure non sorprende il fatto che durante il confronto le parole più tese siano volate sulla questione dell’ex ospedale. Il tema su cui Fioramonti si è acceso di più. A dimostrazione che, almeno in zona, il Movimento sembra essere ancora più “contro” che “per”. 6+ (proposte per favore!)

 

4- Maria La Pastina ( Crescita comune).

La pasionaria di San Bartolomeo sembrava, almeno all’inizio, una novella Cenerentola. Un’imbucata alla festa con il vestito buono fatto in fretta all’ultimo momento.

Lei, intelligentemente, sull’immagine della neofita senza esperienza, ma con tanta buona volontà, ci ha giocato. Con alcune battute azzeccate, come sulla sanità. Ma rimane troppo esile per essere credibile. 6 (per la volontà)

5- Daniele Natalia (Un patto con la città).

Un voto a due facce. Sul piano prettamente mediatico l’avvocato è quello che se l’è cavata meglio. Verve, capacità dialettica, chiarezza nelle proposte e nei progetti per la rinascita della città. Del resto, la sua frequentazione del palazzo da circa 17 anni, e la sua abitudine a parlare in pubblico, nelle decine di consigli-convegni-riunioni-assemblee-incontri-serate-conferenze-dibattiti-conciliaboli-vertici (proseguire ad libitum) a cui ha partecipato praticamente fin da quando era bambino, è emersa chiaramente.

Resta l’obiezione che più di qualcuno gli ha fatto e gli farà: visto che conosce il palazzo fin dalla prima guerra punica, quei progetti, soprattutto quando era in maggioranza, assessore e vicesindaco, perché non li ha mai realizzati? 6,5 (7,5+5)

 

6- Sandra Tagliaboschi (Noi per la città).

Il commento più calzante è quello di un cittadino presente al dibattito quando, parlando di sanità, la rappresentante del Pd + civiche ha detto “ ho scritto una lettera a Zingaretti”. Qualcuno giura di aver sentito nettamente “ancora??” 6- (ripetitiva)

7- Daniele Tasca ( Anagni terra nostra).

Anche qui un’immagine che vale più di tante parole: quando il candidato, rispondendo ad una domanda sull’immigrazione, ha detto che gli immigrati (regolari) vanno accolti, più di qualcuno ha visto Valeriano Tasca uscire dalla sala. Forse i bambini reclamavano, chissà. O forse focolarini e sostenitori di Casapound non si sono ancora spiegati bene i rispettivi programmi.

Ma era una trappola troppo facile per basare solo su quel tema la valutazione complessiva. Tanto quanto sarebbe ingeneroso basare il giudizio solo sull’esposizione: Tasca non è un arringatore alla Natalia ma è uomo di burocrazia e organizzazione amministrativa. Il tema è proprio questo: di cosa ha bisogno Anagni? Voto: 6 +/- (in fondo a destra).