Due o tre cose che non vi hanno detto su Luigi Russo

Venerdì verranno celebrati i funerali di Luigi Russo. Pochi sanno cosa ci fosse dietro l'aspetto ruvido e l'umorismo tagliente.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Dicono che fosse ruvido e che il suo umorismo fosse troppo tagliente. In parte era così. Ma non poteva essere altrimenti Luigi Russo: perché lui era un sopravvissuto. E la sindrome di esserci ancora poggia su centinaia di cicatrici, politiche ed umane: che uno abile come lui non dava a vedere. Ma solo fino ad un certo punto riusciva ad occultare.

Socialdemocratico ed eretico

Innanzitutto era un socialdemocratico. Che ai suoi tempi aveva diverse implicazioni. Su tutte, il fatto di essere un eretico per definizione. Così eretico da non essere Socialista e così coerente da non essere però Democristiano, certamente anti Comunista: il che significava essere contemporaneamente contro tutti e tre i santuari politici del tempo.

Luigi Russo con la famiglia

E poi significava stare nel Partito di Saragat, uno che in parte era sordo ed in parte fingeva di esserlo: un po’ come fanno da queste parti Antonio Pompeo o Francesco Scalia; solo che Saragat era Saragat e frequentare quelle sagrestie politiche significava avere a che fare con gente che doveva essere pronta a parare gli attacchi dei socialisti (odiavano i socialdemocratici perché fondamentalmente li riconoscevano come una parte di loro che però aveva avuto il coraggio di andare al Governo); dei democristiani (li odiavano perché dicevano ciò che nello scudocrociato si poteva solo pensare ma in silenzio); dei comunisti (che li volevano fagocitare come qualunque altra forza avesse qualche gene di sinistra al suo interno).

Nasce da qui la profonda preparazione di Luigi Russo. Che aveva il limite di non ostentarla. Ma fartela ritrovare sul piatto nel momento in cui occorreva farti capire chi fosse.

I patti con la Dc

Come fece quella volta che apparecchiò l’accordo con la Democrazia Cristiana. Gente che a Cassino aveva la maggioranza assoluta. Ed il controllo capillare di ogni cosa vitale per l’economia e l’amministrazione. A gestirla c’era gente che da Cassino dava del tu a Giulio Andreotti e del lei ad Aldo Moro (il tu con Moro era impensabile).

Luigi Russo si infilò con abilità in una delle crepe intestine che attraversavano la Balena bianca. E fece capire che i socialdemocratici potevano essere elemento di equilibrio. Nasce così, sul finire degli anni Ottanta la prima giunta Dc – Psdi. nella quale luigi Russo è vicesindaco. Al tempo è già esperto e navigato: in Consiglio comunale c’è entrato nel 1978 e non ne è mai uscito.

C’è rimasto fino al 2001. Poi il nuovo modo di fare politica ha smesso di interessarlo. Non era più il suo mondo. Ma quel patrimonio di esperienza non poteva restare inutilizzato. Così il presidente della Provincia Francesco Scalia decide di portarlo a palazzo Iacobucci con il ruolo di Direttore Generale: che non è il Segretario generale cioè quello che esamina gli atti, li istruisce, li firma; Luigi Russo era quel necessario tasso politico che serviva nei momenti di tensione e quando occorreva ammortizzare. Non è un caso che quel governo Scalia sia passato alla storia come tra i più solidi visti in Amministrazione provinciale.

Il lavoro sconosciuto

Amava Cassino, Luigi Russo. Lo dimostrò non solo da Direttore generale dell’Apt, l’Azienda di Promozione Turistica. Lo mise in luce quando fu presidente dell’Idisu, l’Istituto per il Diritto all’Istruzione Universitaria.

Pochi sanno che c’era la mano di Luigi Russo dietro alla prima Casa dello Studente con 60 posti letto per gli universitari che arrivavano da fuori Cassino: dove tutti vedevano un ateneo di territorio lui già immaginava gli studenti in trasferta da altre regioni ed altri Paesi e sapeva che per attrarli occorrevano anche le sistemazioni ed i servizi.

Allo stesso modo c’era lui dietro alla mensa universitaria ed agli incontri culturali in un’Aula Pacisi che in breve diventò il cuore pulsante della cultura in città.

Il ricordo dell’addetto

L’Aula Magna dell’Unicas

Il ricordo che ne traccia l’affresco è quello dipinto da Giampiero Casoni che fu suo addetto stampa all’Adisu. “Entrava lento in ufficio a via De Nicola con le braccia sempre rigorosamente attaccate al corpo e mi diceva esattamente mentre entrava, mai dopo essere entrato e in soluzione unica: “GiampièlhaifattoilcomunicatoperRoma?”. “Si presidè”.

E lui, falso arcigno mentre letteralmente scorreva verso la scrivania e in piedi prendeva a leggere mentalmente le minute a capo chino: “Vabbuò, grassetto in oggetto e cinque spazi vuoti prima di ogni capoverso, sennò è tempo perso e non ci ascolta nessuno”.

Poi, dopo quel “ci” tattico che mi faceva sentire il Dg dell’Adisu, alzava la testa, sorrideva sotto i baffoni e se ne usciva sempre con la stessa frase a compensazione: “Tu sei bravo, tu scrivi bene”. Poi, naturalmente dopo avermi detto come andava fatto, leggeva il comunicato che avevo preparato, firmava e navigava fuori dall’ufficio diretto al piano superiore a parlare con il direttore Cioffi.

Luigi Russo stava tutto in quella manciata esatta di secondi: quella in cui uno che può dare ordini decide di dare spunti e ti fa fesso due volte, perché quello che devi fare te lo fa fare meglio e quello che non avresti voluto fare te lo fa sembrare un’occasione sprecata.

Venerdì i funerali

Intorno a lui, ad uno ad uno, aveva visto i giganti della politica nazionale e locale, spegnere la loro stella e sparire dalla vita. Il che lo aveva reso ancora più silenzioso, riservato ed affilato.

Nelle settimane scorse un malore lo ha colpito. Imponendo un ricovero a Roma. Le condizioni erano severe. Diventate, poco alla volta, un lento congedarsi da una vita alla quale aveva detto tutto ciò che poteva. Fino al battito finale.

La salma rientrerà domani da Roma. I funerali verranno celebrati venerdì nella chiesa di Sant’Antonio a Cassino.

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