L’animo da eterno fanciullo di Vincenzino (di F. Dumano)

Foto: © Archivio Piero Albery

Vincenzino e le sue leggendarie partite a carte, la banda musicale accompagnata a tempo di musica con la bocca. Rimasto sempre un fanciullo, tra verità e leggenda

Fausta Dumano

Scrittrice e insegnante detta "Insognata"

Ricordi in bianco e nero… La location è la piazza ed il momento è quello della sfida a carte, partite che diventano leggendarie… Al tavolo c’è un ragazzo un po’ stempiato: Vincenzino è di diritto nella galleria dei personaggi  che lasciano l’impronta nel ricordo.

Vincenzino è sempre rimasto Vincenzino, sia per la sua statura e sia per aver mantenuto un animo di fanciullo. Ricordi in bianco e nero… per quel suo animo di bambino non cresciuto è stato a volte deriso, preso in giro… Un personaggio umile, ma carico di pathos; una filosofia di vita un po’ goliardica e un po’ folkloristica, un vero artista del circo di strada della vita.

Amante per eccellenza delle bande musicali, le accompagnava suonando a ritmo con la sua bocca. Sicuramente lo ricordi bambino perché da subito ha iniziato a lavorare: vendeva i lupini, le noccioline durante le feste. Passava con il suo carrettino.

A scuola a quei tempi c’erano le classi speciali, le cosiddette classi differenziali: l’integrazione scolastica non esisteva e nei piccoli centri chi finiva in quelle classi era oggetto dello scherno figlio dell’ignoranza. Chissà quante battute si è lasciato scivolare dentro Vincenzino.

Crescendo, ricordi in bianco e nero, ai miei occhi è diventato un personaggio uscito dalle pagine di Gozzano: un eroe crepuscolare che si contrappone all’eroe decadente Andrea Sperelli di D’Annunzio. Un Totò  Merumeni che poteva aspirare solo ”a cose mediocri, inferiori”. Invece non era così. E c’è voluto tempo perché tutti lo comprendessero.

Con grande soddisfazione riuscì a prendere la patente, usciva alla conquista del mondo… un po’ dandy nel vestire, con giacchette spesso a due bottoni e talvolta anche il gilet.

Realtà e leggenda si confondono… Dicono che fosse sempre al primo posto per guardare la cantante sul palco (Leggi qui Il palco in piazza e le mutandine). E che una volta, furbi in cerca di risate l’abbiano indirizzato da una Bocca di rosa con una scatola di cioccolatini: la signora però non esercitava ma si trattava di una tranquilla casalinga e tutta l’avventura divenne tra il comico e il grottesco. Ma forse è solo leggenda e goliardia

Tempi moderni quelli di oggi. Nei quali la morte viene annunciata sui social e come un tam tam si diffonde, si comincia a scrivere post con aneddoti, si tratteggia la positività e tutti sono dispiaciuti. Qualcuno non ci sta e scrive ”quanta ipocrisia, in tanti l’avete preso in giro“.

Chissà… Solo crescendo ho provato ad entrare nel mondo di Vincenzino, un mondo tutto da scoprire. E sicuramente se Marco Lodoli l’avesse incontrato  sarebbe finito nel suo ”Diario di un millennio che fugge” dove la cuccia si fa stretta, la catena troppo corta,viene voglia di farsi lupi ed amare.

Così, Vincenzino resta un personaggio sospeso tra sogno e realtà, tra ironia e lirismo. Di certo in quel circo di strada che è la vita ha lasciato il segno del suo passaggio. E già questo non è da tutti.

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