Durigon affronta gli incendi di Frosinone già martedì

Martedì il chiarimento riservato tra Ottaviani, Ciacciarelli, Gerardi e Zicchieri. Il caso Sora. E quello di Alatri. Dove un assessore di Ottaviani ha sostenuto il candidato avversario della Lega

Claudio Durigon è tornato. È in sella più forte e stabile di prima. Nessuno cercherà di disarcionarlo dalla guida Lega nel Lazio: Matteo Salvini lo ha detto in modo chiaro a tutti quelli che volevano presentare al Coordinatore regionale il conto delle elezioni romane e dei pessimi risultati ottenuti. Nessun processo, nessun assedio: il Capitano ha detto in modo chiaro che servirebbe solo ad indebolire la Lega. Soprattutto nessuna imboscata ai suoi fedelissimi. Il controllo del Partito lo ha ancora lui.

I nodi nelle province

Ha avuto la fiducia rinnovata dal leader. ma ha avuto anche il compito di pacificare le province del Lazio. A Matteo Salvini preoccupano i focolai che si sono accesi nel Lazio. A Frosinone per i risultati di Sora e di Alatri; poi a Latina per l’incredibile sconfitta di Vincenzo Zaccheo al ballottaggio dopo avere sfiorato l’elezione al primo turno; così come a Viterbo è finito nel mirino il senatore Umberto Fusco, altro fedelissimo del Capitano.

Claudio Durigon e Matteo Salvini (Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica)

Claudio Durigon ha segnato in agenda una fitta serie di appuntamenti. Ha fretta di pacificare e ripartire: perché in Ciociaria ci sono le elezioni Comunali che tra otto mesi chiameranno alle urne Frosinone e proprio lì c’è l’unico sindaco leghista alla guida di un capoluogo del Lazio. E poi ci saranno le Regionali: in cuor suo Claudio Durigon ancora spera di poter entrare nella partita per essere candidato come governatore.

Il primo fronte è quello più delicato. Il coordinatore regionale incontrerà martedì i vertici di Frosinone: il coordinatore provinciale Nicola Ottaviani, il responsabile Organizzazione Pasquale Ciacciarelli, i deputati uscenti Francesco Zicchieri e Francesca Gerardi. E non sarà una semplice declinazione dei numeri. Perché Nicola Ottaviani ha già tracciato la sua linea invalicabile: sotto al sua gestione sono aumentati i sindaci del centrodestra, sono aumentati i consiglieri leghisti nei Comuni ciociari.

Il caso Sora

Non la leggono così né i due deputati né una parte dei quadri provinciali. Su Sora è stato eletto sindaco Luca Di Stefano che fino ad un anno fa era il capogruppo della Lega. Il neo sindaco ha dichiarato pubblicamente che il Partito lo ha messo nelle condizioni di andare via. E ora lui indossa la fascia tricolore mentre il Carroccio nemmeno è arrivato al ballottaggio.

Il sindaco di Sora Luca Di Stefano

Eppure aveva tutte le carte in regola per riuscirci. Anche con il candidato intorno al quale aveva costruito la nuova coalizione elettorale: il dottor Giuseppe Ruggeri. Ma è stata proprio la Lega ad incendiare i pozzi ad un mese dalla presentazione della candidature: innescando un processo culminato con il ritiro del dentista Ruggeri e la sostituzione con l’avvocato Federico Altobelli a ventiquattrore dallo scadere dei termini.

Nicola Ottaviani si difenderà dicendo che lui ha commissariato il Partito a Sora. E che ancora oggi lì c’è un commissario. Nessuno se n’è accorto. Men che meno Lino Caschera, l’uomo di Pasquale Ciacciarelli che ha incendiato i pozzi: ha preso oltre 700 voti, un’ottantina gli sono stati annullati e nonostante questo è stato il più votato in città.

La questione Alatri

Più spinosa la questione Alatri. Lì la Lega ha sostenuto in maniera unitaria il candidato Maurizio Cianfrocca ed a suo sostegno ha messo una lista. È andata benissimo grazie al rullo compressore Roberto Addesse che ha preso da solo oltre 800 voti.

Il tema che verrà portato martedì non è il fatto che senza Adesse la Lega avrebbe rimediato una figura meno consistente. C’è una circostanza ben più grave. E cioè che a sostenere la campagna elettorale del candidato avversario Enrico Pavia c’era uno degli assessori comunali di Nicola Ottaviani. Max Tagliaferri è l’influentissimo assessore all’Ambiente ed ai Servizi Sociali di Frosinone: uomo a diretto contatto con il sindaco Ottaviani del quale gode la fiducia incondizionata, tanto che alcuni lo indicano tra i papabili per la successione.

Maurizio Cianfrocca

La questione verrà posta martedì. E poi sarà Fratelli d’Italia a sollevarla. Ma in un’altra sede: il tavolo regionale del centrodestra. Le dicerie sostengono che Ottaviani abbia telefonato ai suoi contatti su Alatri per sollecitare il voto per Pavia: veleni senza alcun fondamento, non ce n’è alcuna evidenza, soprattutto Ottaviani non è uno sprovveduto. Ma la presenza di Max Tagliaferri al fianco di Enrico Pavia è avvenuta alla luce del sole. Dopotutto è un civico, per quanto proveniente dalla lista del sindaco.

Ma il quesito è: possibile che sia avvenuto all’insaputa di Nicola Ottaviani? E perché non ha tentato di impedirglielo?

E’ proprio su questo che Claudio Durigon dovrà lavorare: su questi ed altri focolai. La linea non è negoziabile: Nicola Ottaviani ha la totale e piena fiducia della Lega e di Matteo Salvini; gli altri dirigenti provinciali di ogni ordine e grado – dirà Durigon – hanno il dovere di sostenerlo.

Francesca Gerardi e Francesco Zicchieri sono pronti a farlo. Ma anche loro vogliono una cosa poco negoziabile: Salvini l’altro giorno ha detto in maniera sibillina ai parlamentari “Ricordatevi che dopo il referendum non c’è più il posto per tutti”. Loro lo reclamano. Il che ridurrebbe gli spazi proprio per Nicola Ottaviani.