E adesso ci perderemo pure il caffè

Senza ricevuta di Ritorno. La raccomandata del direttore su un fatto del giorno. E se ora vi dicessimo che sta per sparire il caffè?

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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Più volte, da questa tribuna, abbiamo cercato di sollecitare l’attenzione su temi che a molti apparivano distanti. È accaduto con il costo dell’energia: poi sono cominciate le chiusure delle fabbriche e sono iniziate ad arrivare le bollette nelle case. Poi è accaduto anche con Stellantis e le evidenti criticità di prospettiva nell’impianto di Cassino: poi sono arrivati i fermi produttivi e le proposte di dimissioni incentivate. Nel passato abbiamo sollevato spesso anche la questione del clima che cambia: molti hanno pensato ‘chi se ne importa, io alzo il ventilatore’. 

Il fatto è che ci sono posti, dietro il nostro giardino, nei quali fa veramente caldo. Tanto che buona parte di quelli che scappano attraversando il deserto, finendo in centri di attesa nei quali vengono spogliati di ogni bene, torturati e violentati, non lo fanno perché si sono stancati di stare a pancia all’aria davanti al bar del loro paese in Africa.

Foto: Carlo Lannutti / Imagoeconomica

Si chiamano ‘migranti ambientali’: il clima cambia, loro non possono più né coltivare, né allevare, né produrre alcunché. Possono solo scappare.

Qui però la risposta è stata: aiutiamoli a casa loro. Ormai una casa nella quale farsi aiutare non c’è più.

Per farvi capire cosa sta accadendo: le cronache di oggi riferiscono che Fa troppo caldo, la produzione di caffè rischia di dimezzarsi. (Leggi qui).

Ecco, forse adesso che non avremo più niente da mettere nella tazzina, inizieremo a capirlo, che dietro al nostro giardino c’è un mondo che rischiamo di non fare in tempo a salvare. E non ne abbiamo un altro. È pure il nostro mondo. Solo questione di tempo, poco tempo.

Senza Ricevuta di Ritorno.

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