È arrivata l’ora della grande sete: e non passerà

Senza ricevuta di Ritorno. La raccomandata del direttore su un fatto del giorno. La grande sete è arrivata. Rischiamo il razionamento dell'acqua. Il Melfa è scomparso, il Sacco si è ridimensionato, il Tevere è ai minimi. E non torneremo indietro

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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Pensate al vostro mattino: alla colazione fatta in casa a mano a mano che la famiglia si sveglia e poi esce di corsa per i suoi impegni. Se nessuno sparecchia – perché tutti vanno di fretta – tazze, tazzine, fette biscottate, latte, restano sul tavolo fino a sera. Poi qualcuno sparecchierà, qualcun altro si accomoderà trovando tutto pulito senza porsi troppi problemi.

Il fatto è che ad un certo punto il meccanismo si inceppa: perché non può andare avanti per sempre così. È inutile cercare di spiegare che se ognuno si lavasse la sua tazzina e mettesse a posto i suoi biscotti ciascuno farebbe la sua parte, senza lasciare tutto sulle spalle agli altri. Niente da fare: perché è più comodo lasciare tutto così com’è.

Poi un mattino ti svegli e scopri che il meccanismo è saltato ed è troppo tardi per tornare indietro.

Il Po in secca (Foto © Anbi)

Ecco, quel momento da noi è già arrivato. Al Nord il Po è in secca, una parte dei ghiacciai sulle Alpi non esiste più; dalle parti nostre il Melfa è scomparso e del Liri non è rimasto poi tantissimo. Il Tevere, nel suo tratto iniziale, è ridotto ad appena 35 centimetri: è il livello più basso dal 1996. L’Aniene si è ridotto ad una portata di circa 3.000 litri al secondo contro una media di oltre 8.000 litri/secondo. È crollata anche la portata del Sacco, così come in calo sono i livelli dei laghi romani: Nemi scende a 47 centimetri contro 1,66 metri del giugno 2021; Bracciano ha un livello inferiore di 25 centimetri all’anno scorso.

Ci sono zone in Italia che non vedono una goccia di pioggia da almeno quattro mesi. Al Nord compaiono le prima autobotti per la distribuzione dell’acqua potabile, l’emergenza si sta rapidamente estendendo al Centro Italia.

Per essere pratici, come lo siamo stati un anno fa quando abbiamo parlato dell’imminente arrivo della crisi del gas, andiamo verso il razionamento dell’acqua; richiamo di avere le bottigliette contate. Stiamo diventando come l’Africa: si chiama riscaldamento globale. Ed è già troppo tardi per fermarlo.

Se saremo bravissimi, nei prossimi dodici anni crescerà soltanto di un altro grado e mezzo: spariranno molte delle attuali località di mare, dovremo rivedere molte delle nostre attuali abitudini. Ma siccome nessuno sparecchia, allora non prendete impegni a lungo termine: la prospettiva d qui a cinquant’anni è quella di un pianeta inospitale per la vita umana.

Una domanda: ne avete mai sentito parlare nei programmi dei politici che sono venuti a chiedervi il voto? Ricordatevene quando le bottigliette dell’acqua verranno razionate.

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