Senza ricevuta di ritorno. La raccomandata del direttore su un fatto del giorno. La riforma Delrio ha cambiato le regole del gioco. Legittimando l'inciucio. Perché senza accordi trasversali è impossibile eleggere il presidente
Bisogna avere il coraggio di guardare le cose per come sono. In questi giorni è entrata nel vivo la fase delle candidature per eleggere il nuovo presidente della Provincia di Frosinone.
A vederla con gli occhi del passato è quanto di più indecente possa esistere: accordi indicibili, sinistra e destra divise, pezzi di sinistra e pezzi di destra alleati. Tutti contro tutti.
Non è cosi. È l’esatto contrario. Per comprenderlo bisogna prendere atto di una riforma: voluta da Matteo Renzi che poi sul referendum per confermare quella riforma è stato mandato a casa. Ma la riforma ci è rimasta sul groppone. E con lei il suo folle sistema elettorale: dove non votano i cittadini ma i sindaci ed i consiglieri. Con un voto che pesa in maniera diversa a seconda della popolazione rappresentata.
In queste condizioni, nessuno ha la forza per eleggere da solo il nuovo presidente. Infatti, tutte le volte che il Pd Antonio Pompeo è stato eletto questo è avvenuto grazie ad un accordo con Forza Italia (le prime due volte), con Fratelli d’Italia in quella successiva e con la Lega in quest’ultimo segmento.
Accadrà anche questa volta. Ci sono segmenti del centrosinistra che hanno già dichiarato che sosterranno il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli, chiaramente di centrodestra; parti autorevoli del centrodestra sono pronte a convergere sul sindaco di Roccasecca Giuseppe Sacco insieme al centrosinistra.
La realtà è che nessuno ha i numeri per vincere ed ancora una volta la vittoria passa per un accordo trasversale. Si chiama democrazia. Ed è la cosa più bella che abbiamo.