E le Regionali del Lazio diventano un caso nazionale

Zingaretti getta acqua sul fuoco delle polemiche innescate da Franceschini. Ma è poco più di un secchiello. Base Riformista con Area Dem. Sullo sfondo anche la candidatura nel Lazio per la successione a Zingaretti

Getta acqua sul fuoco. Prova ad evitare che l’incendio si allarghi. Ma sa benissimo che la temperatura è ormai al punto di fusione ed il fronte delle fiamme si è esteso a tutto il Partito Democratico. Nicola Zingaretti interviene in mattinata sulle parole pronunciate ieri da Dario Franceschini al termine della tre giorni di Area Dem a Cortona. (Leggi qui: Da Conte alle Regionali del Lazio: i segnali di Franceschini da Cortona).

Nessuna polemica con Dario. L’analisi sulla situazione politica italiana fatta ieri da Franceschini la condivido. Sul Partito invece abbiamo sempre avuto idee diverse ma nessuna polemica, non è un dramma. In questi anni abbiamo lavorato benissimo insieme. E ora con Letta guardiamo avanti il più uniti possibile“. Zingaretti lo dice ai cronisti mentre entra nella sede della Regione Lazio in via Cristoforo Colombo. Ma è poco più di un secchiello d’acqua lanciato contro le fiamme.

Il vero obiettivo è la Regione

Daniele Leodori, Bruno Astorre e Alessio D’Amato

Il ministro della Cultura ieri ha dato fuoco alle polveri con una serie di passaggi. Con i quali ha rivendicato il ruolo ed il peso della sua componente. «AreaDem ha sempre garantito l’unità del Partito attorno al Segretario. Basta con la retorica delle correntiMa se le correnti sono i luoghi in cui si pensa e discute, ci si aggrega intorno alle idee ed alle leadership, allora sono il bene del Partito. E mi dispiace che un segretario nazionale se ne sia andato denunciando il mal delle correnti, ma capita di sbagliare». Non lo ha nominato ma il profilo di Zingaretti è stato nitido.

Sullo sfondo c’è anche lo scontro per la designazione del candidato progressista che dovrà raccogliere l’eredità di Nicola Zingaretti in Regione Lazio nel 2023. Le truppe di Claudio Mancini (che hanno piazzato il loro sindaco Roberto Gualtieri al Comune di Roma) stanno facendo asse con gli ex dalemiani di Goffredo Bettini e dello stesso Zingaretti per mantenere un loro candidato in Regione Lazio. Puntano sull’ex presidente della Provincia di Roma Enrico Gasbarra.

È anche quell’asse Mancini – Bettini ad avere portato Franceschini ha mettere in chiaro le cose. La vulgata vuole che ci fosse un patto: a Mancini il Campidoglio e ad AreaDem la Pisana ma con un candidato che fosse il più condiviso possibile; anche per questo la scelta è caduta sul vicepresidente Daniele Leodori: proviene da Area Dem ma su di lui si è costituito un consenso largo.

La difesa di Guerini

Andrea Marcucci e Nicola Zingaretti Foto © Imagoeconomica / Stefano Carofei

Non è un caso che a difesa di Dario Franceschini sia sceso in campo anche il ministro Lorenzo Guerini. È il leader di Base Riformista, gli ex renziani rimasti nel Pd. Per lui ha parlato il senatore Andrea Marcucci. Ha detto di condividere in pieno: “Sono d’accordo con quello che ha detto ieri Dario Franceschini. È ovvio che il Partito architrave del governo non può essere alleato con chi si disimpegna dal Governo”. Il passaggio è quello relativo all’avvertimento mandato al Movimento 5 stelle: se esce dal governo, salta l’alleanza elettorale per il 2023. Ma è un appoggio valido anche per le Regionali del Lazio.

Nemmeno è un caso che gli uomini di Base Riformista nel Lazio siano quelli che stanno dialogando con più convinzione sul nome di Daniele Leodori. Soprattutto da quando si sono spostati i voti di Pensare Democratico, la componente bettiniana di Francesco De Angelis in un primo momento su Leodori e poi migrata su Gasbarra quando è arrivato l’input dal centro.

La mossa di Dario Franceschini ha tolto le Regionali del Lazio dalla loro dimensione territoriale e l’ha trasformata in un file nazionale. Sul quale il Segretario Enrico Letta a questo punto non potrà evitare di esprimersi.

Oggi alle 17 il senatore Bruno Astorre riunisce la Direzione Pd del Lazio. Farà l’analisi del voto alle Comunali. E riaprirà il fascicolo delle elezioni Regionali. C’è un documento politico che dice di trovare prima l’alleanza e poi il candidato capace di tenerla unita; senza specificare se individuarlo attraverso una sintesi politica o le Primarie. Fosse per Astorre, parla lo Statuto: se ci sono più candidati in campo si va alle Primarie. Esattamente quello che gli altri preferirebbero evitare.

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