E ‘Lillo gazzosa ‘rischia di restare senza bere

E' finita l'anidride carbonica, sparirà la gazzosa. Ode ad una passione in via d'estinzione. E che sul territorio aveva dei produttori rimasti mitici

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

Assobibe, che rappresenta i produttori di bevande analcoliche in Italia, lancia l’allarme: sul mercato delle materie prime l’anidride carbonica ad uso alimentare comincia a scarseggiare. Fonte Sole24Ore

Mi chiamavano Lillo gazzosa, ero un bimbo timido dei tanti di via Felice Cavallotti (oggi via Guglielmo Marconi) a Sezze. Tutti nipoti, pochi figli, ma tanti.

Via Cavallotti non era una strada era una casa. Ciascuno sapeva di ogni altro e la mia passione per la gazzosa era nota. Era per me un piacere unico aprire quelle bottiglie, sentire il tappo che saltava e il gas che usciva, pareva un vulcano che si annunciava con una uscita frizzante poi… lapilli e lava.

Una bottiglia della mitica gazzosa Conte di Sora

Nonna mi portava le cassette da 12 bottiglie. Finivano rapide che non passava la settimana. Vetro a rendere, bottiglie da svuotare e riempire. La gazzosa è acqua trasparente, poi aroma di limone, zucchero e anidride carbonica. Basta, non serve altro.

Mi istruì alla gazzosa mio nonno in osteria, lui la usava come “addolcimento” al vino del piano setino. O per fare più dissetante e meno impegnativa la birra. Ma a me la servirono assoluta, fu amore senza vista ma con gusto. Amore di una volta per e per sempre.

La gazzosa di Sora e quella di Veroli

La bottiglia era trasparente e inciso nel vetro l’origine: Sora. Era gazzosa fatta a Sora, sorana. All’epoca spopolavano la mitica gassosa Conte di Sora e la altrettanto mitica Mazzoleni di Veroli. (Leggi anche La Gassosa Mazzoleni di Veroli).

Mi ha accompagnato per 60 anni la gazzosa, anche se si è fatta rara, sostituita da Coca Cola, Pepsi, aranciate varie. Un amore così intenso e profondo da far apparire volgari imitazioni anche bibite con una loro personalità come la Sprite. Che per noi che veniamo dall’epoca in cui la Sprite non esisteva, la Sprite sta alla gazzosa come una Chevrolet ad un’Alfa Romeo.

La crisi delle bollicine

Il bio digestore Mad di Roccasecca

Sessant’anni e ora apprendo che non si potrà fare più la gazzosa, che non c’è più anidride carbonica. Il direttore Alessio Porcu prova a spiegarmi che con l’impennata del costo dell’energia è diventato troppo costoso produrla; e che potremmo averla però a due soldi come fanno in tante parti del mondo: l’anidride carbonica è uno dei prodotti che si ottengono quando si prende il biogas e vuoi trasformarlo in biometano per far camminare i motori o scaldare i termosifoni. Mi assicura che prima o poi i biodigestori dovremo farli perché sarà impossibile spendere le cifre di oggi per mandare in giro i nostri avanzi di cucina. E allora avremo biometano, concime naturale ed anidride carbnica per tutte le gazzose che vogliamo.

Ma ci vorranno un paio d’anni prima di avere gli impianti sui nostri territori. E niente… la storia finisce qui. Mi hanno ucciso la gazzosa, mi hanno tolto la vita. 

In un mondo dove il vino è il suo retrogusto ma nessuno se ne ricorda il gusto, dove tutti sconsigliano le bibite gassate come fossero veleno per poi bersi infusi di esotici veleni per “morire sani“, io mi sento mancare per la fine della gazzosa. Bevo una delle ultime bottigline piangendo.

Il pianto di Brera

Gianni Brera e Lilli Carati

Un grande giornalista, anzi il più grande di noi giornalisti, Gianni Brera finiva la sua vena con una scaglia di Lodigiano, il formaggio della sua terra e piangeva. Era morto l’ultimo casaro che lo sapeva fare e finita quella forma non ce ne sarebbe stato più. Piangeva la fine di un sapore.

Così piango nel mio piccolo, il mondo senza gazzosa non sarà più come prima.