È sicuro, il virus ce lo prendiamo a casa

Il post sulla bacheca del primario di Medicina d'Urgenza. La fretta di commentare: soprattutto in chi non conosce i fatti. Ed ignora il suo proverbiale senso dell'ironia. Così si innesca un equivoco. Che ancora dopo ore fatica ad essere chiarito

Lo sfogo arriva dopo una giornata di lavoro che non è una giornata: è un lungo attraversamento d’un girone dantesco che attende di diventare infernale. Tra pazienti da curare, altri da mandare a casa anche se li si vorrebbe trattenere ancora per un po’. Ma bisogna fare spazio perché l’emergenza è dietro l’angolo ed il picco sta per arrivare. Fabrizio Cristofari è responsabile della Medicina d’Urgenza nell’ospedale di Frosinone e guida l’Ordine dei Medici in provincia. Il peso del coronavirus in arrivo lo sente. Perché Frosinone è finita sulla linea a del fronte nel Lazio, sarà uno dei capisaldi quando ci sarà l’ondata tanto temuta. Bisogna organizzare, curare, prevenire, commissionare, trasferire… Aspettando il nemico silenzioso… Sono settimane che sta in trincea. Poi ieri sera torna a casa, controlla al volo la posta sul computer, legge un po’ di aggiornamenti. E posta il suo sfogo: È sicuro: ce lo prendiamo a casa, non per il coraggio o la carenza di protezione”. Poi va a dormire.

Il nuovo Covid alla Columbus di Roma

Chi è dell’ambiente ha capito. Chi conosce il suo senso dell’ironia, altrettanto. Ma chi invece ne conosce solo il nome si allarma. E pensa che il responsabile della medicina d’Urgenza allo Spaziani abbia rivelato che il Covid-19 lo si prende anche stando a casa. Con certezza, perché ha scritto “È sicuro”.

Ha scritto tutt’alto Fabrizio Cristofari. Ce l’ha con alcuni dei tuttologi che stanno commentando in questi giorni. Perché l’Italia non è solo un Paese di allenatori della Nazionale e di Presidenti del Consiglio dei Ministri. Ora ha scoperto di essere anche una nazione di illustri epidemiologi. I quali – ha letto ieri Cristofari – “hanno avanzato l’ipotesi che i sanitari siano contagiati non a causa del proprio lavoro ma per i comportamenti nella vita privata“.

Il colpo di grazia, quello che ha determinato lo sfogo, sono state le dichiarazioni fatte dal professor Paolo D’Ancona, epidemiologo dell’Istituto Superiore di Sanità. In conferenza stampa gli domandano se sia preoccupato per il numero di contagi riscontrato tra gli operatori della sanità. Lui risponde che bisogna vedere bene se si siano infettati sul lavoro o nella vita privata. Paolo D’Ancona non è impazzito: si riferisce alla polemica scoppiata a Oncologia B nell’Umberto I di Roma. Lì un’indagine epidemiologica ha ipotizzato che una decina tra medici ed infermieri sia rimasta infettata dal Covid-19 perché ha partecipato ad un rinfresco d’addio dato da una specializzanda che aveva appena finito il tirocinio e si trasferiva. Il responsabile della struttura in seguito ha contestato quella ricostruzione ed evidenziato che il divieto di stare a meno d’un metro fosse scattato solo il giorno dopo il rinfresco. Insomma, resta da vedere se si siano infettati perché erano in prima linea o perché imprudenti.

Ma quella è solo la punta dell’iceberg. Cristofari liquida tutti con la sua frase: ha le idee ben chiare. Un medico che sta in prima linea contro un’infezione sa benissimo che stando a contatto con i malati il rischio di contagio per loro è altissimo.

Coronavirus, medico con mascherina Foto © Imagoeconomica / Stefano Cavicchi

Non tutti però comprendono la sua amara ironia. Sotto al post di Fabbrizio Cristofari accade di tutto. C’è chi non legge le spiegazioni che il primario accompagna alla sua frase. Ed iniziano a fare domande allarmate: c’è chi si lamenta per la troppa gente nei supermercati di Frosinone, chi manifesta il proprio sconcerto per quella rivelazione, chi coglie al volo l’occasione e dice “Come a casa? Allora esco!“, chi non capisce né il post né l’equivoco e si lancia in un’invettiva sulla carenza di mascherine. In mezzo tra l’uno e l’altro ci sono quelli che hanno capito e provano a spiegare.

Non è un caso se l’Italia sta ai primi posti nella classifica dell’analfabetismo funzionale: la graduatoria con quelli che leggono ma non capiscono.

La risposta più simpatica arriva da un collega del Primario: “Fabrizio…mettiti il camice a casa e il pigiama in ospedale! Così confondi il coronavirus e ti lascia in pace!