Correzioni inutili, Giangrande: «Così Fca Cassino rischia molto»

Il provvedimento sull'Ecobonus e l'Ecotassa per le auto nuove, nemmeno con le modifiche adottate nella notte, aiuterà le produzioni Fca Cassino Plant. La preoccupazione di Giangrande (Uilm). E di Federauto.

Il provvedimento che introduce l’Ecotassa porterà solo danni allo stabilimento di Fca Cassino, nonostante gli aggiustamenti decisi nelle ultime ore con il vertice a Palazzo Chigi. Francesco Giangrande è un sindacalista di lungo corso, segretario generale dei Metalmeccanici Uil in provincia di Frosinone, è stato tra i pochi che scommettevano sul piano di Sergio Marchionne. Ora non scommette un solo centesimo.

Disastro al Governo 

L’Ecotassa è quel provvedimento voluto dal Movimento 5 Stelle che introdurrà una tassa sui veicoli nuovi e con i soldi raccolti finanzierà i bonus fino a 6mila euro per le auto elettriche. La reazione di Fiat Chrysler Automobiles è stata il congelamento immediato dei 5 miliardi di investimenti programmati in Italia. (leggi qui Fca rimette in discussione gli investimenti in Italia: colpa dell’ecotassa) Perché li aveva pianificati tenendo conto di uno scenario del tutto diverso.

«È chiaro – spiega Giangrande – che Fca ha tenuto conto del quadro nazionale del momento: pochissime colonnine di ricarica per le auto elettriche, un piano di realizzazione dei distributori appena sviluppato da Enel X; quindi ha avviato la transizione verso i motori elettrici e le versioni plug-in in parallelo allo sviluppo di questa rete» 

L’Ecotassa fa saltare tutti i piani e tutta la programmazione. Perché l’elettrificazione di Giulia e Stelvio è pianificata per il 2019, i modelli saranno nelle concessionarie alla fine dell’anno entrante. Il boom è atteso per il 2020. «Ma i bonus partono adesso: quando le vetture elettriche prodotte a Cassino saranno su strada il mercato si sarà già saziato. Chi deve comprare un’auto approfitterà dei bonus adesso». 

Le correzioni inutili

Nella giornata di domenica Matteo Salvini aveva promesso l’annullamento dell’Ecotassa, i grillini hanno puntato i piedi. La mediazione del premier Giuseppe Conte ha prodotto una serie di modifiche: che salveranno la Panda prodotta a Pomigliano d’Arco (cioè il collegio di Luigi Di Maio) e non i suv, lasciando in bilico lo Stelvio prodotto a Cassino Plant. (leggi qui Depotenziata l’Ecotassa. Panda è salva, Stelvio non si sa).

E in ogni caso il problema non è se ci sarà o no la tassa. Il problema è quello degli incentivi lanciati ora che i modelli Fca plug-in sono limitati. E nessuno esce dallo stabilimenti di Cassino.

La realtà scomoda

Questo provvedimento «rischia di far saltare migliaia di posti di lavoro nel comparto Automotive e indebolisce Cassino Plant» spiega Francesco Giangrande.

Le sue cifre e le sue analisi coincidono con quelle di Federauto, l’associazione dei concessionari d’auto in Italia. Entrambi dicono che l’opzione delle auto elettriche è limitata dalla mancanza di infrastrutture e dalla scarsa offerta di prodotti. «Si stima che almeno 150mila consumatori ora modificheranno le proprie scelte: alcuni rimanderanno l’acquisto, alcuni punteranno su una macchina non Fca sfruttando gli incentivi. Si stima una perdita di circa 15mila posti di lavoro nella sola distribuzione. Che non ci sarebbe stata se si fosse avuta una transizione più ordinata e concordata tra Governo e Fca».

 A rendere caotica la situazione è anche un altro elemento. Nel 2019 proseguirà il passaggio alle nuove norme per l’omologazione dei veicoli: si passerà dall’attuale protocollo NEDC al WLTP. È il protocollo che sta già determinando le serie difficoltà nelle vendite, registrate da Alfa Romeo nei mesi di ottobre e soprattutto novembre 2018. L’esperienza fa prevedere una grande confusione nella rilevazione dell’esatto livello di emissioni di CO2, tanto che al Governo era stato chiesto di considerare la possibilità di far scivolare al 2020 il provvedimento.

Troppo in anticipo

Che il provvedimento sul quale il M5S sta puntando i piedi stia arrivando troppo in anticipo è convinzione anche di Confindustria. Secondo la quale non stimolerà affatto il ricambio del parco auto in circolazione nel Lazio come nel resto d’Italia. Gli industriali ritengono che questo colpo di acceleratore verso i modelli elettrici sia fuori tempo: perché non è adeguata l’offerta dei costruttori (i modelli plug-in disponibili sono solo una decina) e non ci sono abbastanza colonnine di ricarica.

Non solo. Le esperienze fatte all’estero dicono che tassare le immatricolazioni di auto Euro 6d senza un piano per la rottamazione sarebbe completamente inefficace per l’ambiente. E potrebbe determinare un calo sensibile delle vendite stimato intorno ai 2,5 miliardi di euro (con 400 milioni di Iva di meno in entrata per lo Stato). Il numero dele colonnine poi per Confindustria è inadeguato ne servono almeno 35mila all’anno per i prossimi tre anni.

Ecco perché a Cassino Plant c’è poco da sorridere.

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