Effetti speciali, boomerang e colpi bassi in Consiglio

Il Consiglio Comunale sulle due indagini che hanno toccato il voto 2019. Il Pd annuncia che si costituirà parte civile "Siamo i danneggiati". La frase sibillina di Fontana: o complici o fessacchiotti. Ma anche Salera: "Una regia che vede coinvolte le stesse persone che già hanno tentato di mettere sotto scacco questa amministrazione?”

Alberto Simone

Il quarto potere logora chi lo ha dato per morto

Un copione già scritto. Pieno di colpi bassi: da ambe le parti. Con un po’ di effetto boomerang per chi aveva convocato il Consiglio comunale in cui discutere dell’ipotesi che ci siano anche firme false a sostegno della lista Pd presentata alle Comunali di Cassino del 2019 e ci siano state promesse illecite fatte da uno dei candidati poi eletti in Consiglio. Ma anche qualche buon colpo ad effetto, da ambe le parti. Il tutto è andato in scena nell’assise straordinaria che si è celebrata oggi in sala Di Biasio. (Leggi qui la presentazione: Sospetti sul voto: i consiglieri affilano le armi).

La denuncia è di Fontana. E le firme sono inutili

Il Consiglio straordinario è stato anzitutto l’occasione per svelare quello che tutti immaginavano, ma ad oggi quasi nessuno sapeva con certezza. Ovvero: a presentare l’esposto in Procura che ha fatto poi partire l’indagine sull’ipotesi che ci siano anche firme false a sostegno della lista Pd è stato il consigliere comunale di opposizione Salvatore Fontana. Lo ha detto lui oggi pomeriggio nel corso del Consiglio comunale.

Edilio Terranova

Ma quelle 47 firme disconosciute nel corso delle indagini degli inquirenti, alla cosiddetta “prova di forza”, sarebbero ininfluenti. Cioè? Non erano indispensabili per la presentazione della lista, erano in eccesso al numero minimo necessario. Perché Il Pd nel 2019 ha presentato in ogni caso il numero minimo di firme previste dalla normativa. Lo ha detto il capogruppo della lista “Salera sindacoEdilio Terranova nel suo intervento.

Il primo cittadino ha chiuso con i fuochi di artificio: Sarà interessante vedere cosa emergerà prossimamente, se dietro tutto questo c’è una regia, qualcuno che ha tentato di mettere sotto scacco l’amministrazione”. Parole che non tutti gli esponenti dell’opposizione hanno ascoltato. In particolar modo i consiglieri Benedetto Leone e Salvatore Fontana pretendevano di avere un dibattito con il sindaco, e non cedergli l’ultima parola senza poter replicare. Il presidente del Consiglio comunale Barbara Di Rollo gli ha fatto notare come il regolamento preveda che le conclusioni siano affidate al sindaco. Ma non c’è stato nulla da fare: i più bellicosi hanno sbattuto la porta. E si sono persi la conclusione del sindaco.

“Frutto di un percorso non trasparente”

L’intervento di Leone

Al netto dei colpi di scena, come dicevamo, resta il copione già scritto: la seduta si è aperta con la relazione del consigliere di opposizione Giuseppe Golini Petrarcone. Ha illustrato i motivi per i quali lui ed altri 4 dei 9 della minoranza hanno richiesto la seduta. A lui è stata affidata la parte tecnica, a Benedetto Leone quella politica.

Benedetto Leone ha ripetutamente messo l’accento sulla questione morale. Poi ha sottolineato: “Il dato politico, è che questa Amministrazione è frutto di un percorso non trasparente, un percorso che ha condizionato il voto libero degli elettori. Un dato politico così come quello dei legami politici che sono dietro la vostra amministrazione”. E ancora, rivolto al primo cittadino: “Lei è un giustizialista, un moralista a fasi alterne. Ma la Politica, quella con la P maiuscola è un’altra cosa. C’è una grandissima questione morale nel suo Sindacato e c’è una grandissima questione di legittimità del suo mandato. Abbia la correttezza e la trasparenza nell’affrontarla. Noi porteremo all’attenzione di tutte le istituzioni la questione delle 47 firme, almeno, false, per ridare presto la voce ai cittadini di Cassino”.

O complici o fessacchiotti

Ancor più sferzante Salvatore Fontana. Dopo aver spiegato che è stato lui a presentare l’esposto, tra il serio e il faceto si è preso gioco dei consiglieri del Pd e più in generale del sindaco e di tutta la maggioranza. “Nella migliore delle ipotesi, se cioè nessuno di voi sapeva di queste firme false, e quindi vi siete fatti rubare i moduli che poi altre persone hanno fatto firmare, siete dei “fessacchiotti”, non vi siete accorti che vi stavano fregando. Se è così è pericoloso che siate voi a guidare la macchina amministrativa. Altrimenti significa che lo sapevate”. Il clima si surriscalda.

Il capogruppo del Pd chiede la parola. Salvatore Fontana piazza un altro colpo ad effetto: “Consigliere Ranaldi, so che lei stava preparando un dossier contro di me”. Attimi di silenzio.

Fontana va a rafforzare quanto appena dichiarato: “Me lo ha detto il consigliere Petrarcone”. Il capogruppo del Pd smentisce, del presunto dossier si continuerà a parlare a microfoni spenti.

La risposta nel merito delle firme arriva dal consigliere Sergio Marandola: “Dubito che uno stimato imprenditore come Fontana e un avvocato del calibro di Petrarcone in campagna elettorale siano stati impegnati nella raccolta firme. Ci metto la mano sul fuoco: neanche voi sapete chi ha firmato le vostre liste, questi sono compiti che vengono delegati ad altre persone. La magistratura accerterà se nel caso del Pd qualcuno abbia commesso delle irregolarità: in qualità presidente del circolo dem di Cassino annuncio che se così fosse il Pd si costituirà parte civile, perché in questa vicenda è parte lesa”.

No alla stagione dei veleni

Franco Evangelista

Intanto Fontana prova a spaccare il fronte della maggioranza: “Immagino l’imbarazzo dell’assessore Maccaro che nel 2019 si era candidato per combattere questo modo di fare, chissà se si candiderà nuovamente con queste persone”.

Da Demos, la forza politica che esprime in giunta Luigi Maccaro, risponde Alessandra Umbaldo: “Inopportuno portare questo argomento in Consiglio, c’è come l’impressione che si voglia aprire una stagione di veleni fino alle elezioni del 2024”.

Intanto sale in cattedra Renato De Sanctis, voce da combattente e il chiaro segno che il divorzio dalla maggioranza provoca in lui ancora tanto malessere. “Il sindaco detta i tempi e voi alzate la manina, non c’è contraddittorio” dice con tono sprezzante ai consiglieri di maggioranza, oggi al governo della Città grazie anche ai suoi voti.

Nel copione già scritto c’è anche l’intervento di Franco Evangelista: l’ex capogruppo della Lega ha preso la parola per palesare il suo imbarazzo. “Noi dobbiamo dare risposte alle esigenze concrete dei cittadini. Nell’indotto Stellantis vanno persi centinaia di posti di lavoro, il Covid non dà tregua e ancora non permette la piena ripresa economica, la manutenzione in città in alcuni punti è all’anno zero. Questi sono argomenti a cui cercare risposte. Per questo io non ho firmato la richiesta di questo Consiglio comunale”.

Le risposte del sindaco

Enzo Salera

Un copione già scritto anche l’effetto boomerang. Era previsto nelle conclusioni del sindaco, e così è stato. Prima stoccata: “Per quale motivo avrei dovuto ricevere solidarietà come dice Leone? La solidarietà si dà agli imputati, agli indagati. Io non sono né imputato, nè indagato, a differenza del consigliere Leone”.

Nuovo mirino, nuova indagine: “Se dovessimo fare i consigli comunali ogni volta che ci sono notizie di stampa riguardanti indagini saremmo dovuti venire in Aula anche nel mese di dicembre del 2019 quando il consigliere Renato De Sanctis da notizie di stampa risultava coinvolto in un’indagine”.

Poi l’interrogativo finale. Come a dire: non finisce qui. Anzi, da qui, potrebbero emergere nuove indagini: “Bisogna vedere se dietro tutto questo c’è una regia che vede coinvolte le stesse persone che già hanno tentato di mettere sotto scacco questa amministrazione”.