Effetto Sara sul congresso Pd

di CARLO ALBERTO GUDERIAN

La regola deriva dalle elezioni Vaticane. Quelle in cui addirittura si mobilita lo Spirito Santo. Nei secoli, i fatti hanno dimostrato che chi nel conclave entra Papa ne esce cardinale.

Le previsioni della vigilia ben difficilmente trovano conferma nei fatti. Colpa dei veti incrociati, del sottile gioco degli equilibri, delle strategie del compromesso.

La stessa cosa potrebbe accadere durante il prossimo congresso provinciale del Partito Democratico in provincia di Frosinone. Quello che – sordida beffa del destino – si terrà nel giorno di San Valentino: giornata nella quale si vedrà se è vero amore (politico) quello sbocciato dopo anni di conflitto, tra i due leader Francesco De Angelis e Francesco Scalia.

I due candidati che si fronteggeranno saranno il segretario provinciale uscente Simone Costanzo ed il consigliere provinciale nonché sindaco del Comune di Paliano Domenico Alfieri. Che il direttore di questo sito, molto intelligentemente chiama ‘il candidato a sua insaputa in quanto nega di esserlo’.

Continuare a sostenere di non essere candidato è una strategia che molto difficilmente otterrà il risultato sperato dal sindaco Alfieri, personaggio davvero interessante ed innovativo nel l’asfittico panorama politico della provincia di Frosinone. Continuare a sostenere di non essere candidato alla segreteria provinciale del Pd, nella speranza di non essere catalogato come il candidato della componente Scalia, poteva funzionare all’inizio. Continuare a giocare adesso questo ruolo è come calzare a 10 anni il costume di carnevale di tre anni prima: le caviglie clamorosamente scoperte mettono a nudo la verità.

Per tutti i delegati al Congresso, se scenderà in campo, Alfieri sarà inevitabilmente il candidato di una parte. Non perché la sua condotta ne abbia irrimediabilmente compromesso l’immagine. Tuttaltro. Ma che sia un prodotto riconducibile al fertile e stimolante pensatoio politico del senatore Scalia è un’evidenza.

Francesco Scalia ha già posto il suo veto all’inizio della campagna congressuale, due mesi fa: “Costanzo non può essere il segretario provinciale perché è stato, giustamente, il segretario di una parte ed ora serve una figura unitaria (leggi qui il precedente)”. Francesco De Angelis non potrà essere da meno. Anche se non avesse in pagella i lusinghieri voti registrati quando frequentò la scuola politica del Partito Comunista Italiano a Le Frattocchie, avrebbe comunque ben chiaro nella mente che se accettasse Domenico Alfieri come candidato unitario passerebbe per quello che si è calato le braghe davanti al senatore Scalia.

Occorre allora la figura di convergenza. Nei giorni scorsi c’era chi aveva prospettato proprio Francesco De Angelis come segretario provinciale (leggi qui il precedente). Ma non è un’ipotesi praticabile. Mortificherebbe le aspettative delle giovani generazioni, accrediterebbe l’idea che tutti i posti chiave andrebbero solo e sempre agli stessi.

Soprattutto, Francesco De Angelis non ha nessuna intenzione di lasciarsi imbrigliare. Fare il segretario significherebbe precludersi le strade per le candidature alle quali realmente aspira: la Camera dei Deputati o il Senato della Repubblica cui rinuncerà solo per non rischiare di bloccare il suo pupillo Mauro Buschini.

Il combinato disposto dei veti incrociati spianerà la strada ad un outsider. Che outsider non sarà. L’analisi dei profili attualmente in campo autorizza ad ipotizzare che con ragionevole approssimazione, il nome che potrebbe uscire dal cilindro mercoledì prossimo sarà quello di Sara Battisti.

Il presidente uscente del Partito non appartiene né alla componente di De Angelis né a quella di Scalia, ha attaccato entrambi quando non ne ha condiviso la condotta, ha un pedegree politico di tutto rispetto, possiede il profilo e la caratura che non la farebbero minimamente sfigurare alla guida dell’attuale Pd provinciale.

A dire il vero, una cosa le manca: una taglia di reggiseno. Nel Pd di matrice renziana è un dettaglio diventato importante a discapito del cervello e della tempra. Che a Sara Battisti non mancano.