Effetto Ucraina, il sindacato: «Rischio ecatombe per le nostre fabbriche»

L'allarme dei sindacati. Il gas torna ad aumentare. «Rischio ecatombe per il manifatturiero della provincia di Frosinone». Chiesto un piano energetico immediato. Il caso del biodigestore. Chiarlitti: «Sarebbe la salvezza»

Emiliano Papillo

Ipsa sua melior fama

«Se vogliamo salvare l’industria del nostro territorio dobbiamo autorizzare al più presto le realizzazione di almeno un biodigestore ed ogni altro tipo di impianto capace di produrre energia elettrica nel rispetto dell’ambiente e della salute. Senza energia, le nostre fabbriche stanno chiudendo: il costo del gas è passato da 0,030 a 2 euro a kwh. Qui si rischia un’ecatombe”. A parlare è Sandro Chiarlitti, segretario provinciale Filctem Cgil, il sindacato che si occupa di manifatturiero, chimico, farmaceutico, gomma, plastica.

La pasta Paone

Nella giornata di giovedì lo storico Pastificio Paone di Formia ha annunciato quattro mesi di cassa integrazione: come altre aziende del settore non riesce a fronteggiare l’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime; gli essiccatoi nei quali asciugare la pasta reclamano una quantità enorme di energia. (Leggi qui Ucraina, la guerra nel granaio d’Europa lascia Paone senza pasta).

L’anno si è aperto con lo stop delle aziende energivore nel polo della ceramica green in provincia di Frosinone. Saxa Gres ad Anagni e Grestone a Roccasecca hanno fermato i forni. La prima ha avviato la riaccensione ma ora la guerra in Ucraina sta spingendo di nuovo sull’orlo del baratro nonostante gli ordini in costante crescita ed i fatturati da capogiro (gli ordini del gruppo per il 2022 ammontano a 85 milioni, pari praticamente al doppio del fatturato del 2021).

Il Ceo Stellantis carlos Tavares l’altro giorno è stato chiaro: la ripresa dipende dagli ordini: con questi chiari di luna, in Europa non si pensa ad ordinareun’auto nuova.

Allarme Ucraina

Il piazzale Saxa di Anagni (Foto Igor Todisco)

L’allarme lo lancia Sandro Charilitti con i suoi collaboratori Marco Riggi e Vincenzo Farina: sono a rischio l’occupazione e l’economia dell’intera ciociaria

«La guerra tra Russia ed Ucraina in Ciociaria ha già dato segnali negativi. Da lunedì e per due settimane il gruppo Saxa Gress manderà tutti i dipendenti in cassa integrazione nei 4 stabilimenti italiani di cui due in ciociaria». Per il sindacato il caso del gruppo Saxa è lo specchio di un collasso che può investire tutto il manifatturiero. Perché? «Parliamo di un gruppo leader nel settore della ceramica green. Ha commesse per almeno 85 milioni di euro che però rischiano di essere vanificate da un aumento del gas assurdo, siamo arrivati a 2 euro a kwh. Non sostenibile».

L’Ucraina è uno dei maggiori produttori di gas al mondo. Saxa Gress in Italia ha otto forni che si alimentano con il gas arrivato a costi esorbitanti. «È vero che il Governo ha stanziato 8 miliardi per aiutare il settore – tuona Chiarlitti – ma se tutto va bene potranno essere utilizzati tra 5-6 mesi mentre l’emergenza vera è adesso. Gli strumenti non sono sufficienti e soprattutto sono tardivi. Rischiamo un effetto a catena».

Senza un piano per l’Energia

Foto Tama66 / Peter H / Pixabay

La soluzione poteva essere l’impianto con il quale ricavare ad Anagni il gas dagli avanzi di cucina anziché mandarli a Padova. La Regione non conclude l’iter delle autorizzazioni da circa 5 anni nonostante le norme prevedessero 180 giorni.

«Si parla di economia circolare – denuncia il sindacato – poi si blocca la realizzazione del biodigestore che a questo punto è evidente quanto fosse necessario. Produce energia sia per l’azienda ma anche per il territorio».

Molti giustificano la contrarietà con un aumento esponenziale dei camion che transiterebbero per portare gli avanzi delle cucine e gli sfalci delle erbe con cui alimentare il biodigestore. Quindi inquinamento, traffico, viabilità. «Ma prendo come esempio Anagni. Con la Videocolor e la Marangoni aperte, il traffico era almeno 15 volte superiore. Quindi non regge. Purtroppo soffriamo delle scelte del territorio».

«L’economia circolare– incalzano dalla Cgil di Frosinone- può dare ossigeno al manifatturiero, invece i costi di gas ed energia fanno emergere una crisi industriale che può essere devastante».

La crisi passa da Stellantis

Il rischio è il manifatturiero. Perché per il Farmaceutico (asse portante dell’economia nel distretto nord della Ciociaria) il costo di gas ed energia «può essere compensato dall’aumento di fatturato, non è così per il manifatturiero. Se pensiamo a Stellantis ad esempio dobbiamo aggiungere la mancanza dei chip. Una multinazionale sta cercando di realizzare tre siti di produzione, uno dei quali in Italia. Potrebbe essere la salvezza, ma i tempi si annunciano lunghi. Poi gli annunci di Tavares per Stellantis Cassino generano incertezza». (Leggi qui Gran Casin(ò) Stellantis: una partita a poker su più tavoli).

L’indotto sta soffrendo, il gruppo Prima ha dovuto richiedere la cassa integrazione.

Eppure stava andando meglio

Uno dei reparti dello stabilimento chimico farmaceutico Catalent di Anagni

Il paradosso della guerra in atto tra Russa ed Ucraina è che molte produzioni che sono state dislocate ad Est dovranno tornare in Europa, in Italia soprattutto. «Bisogna che le aziende si preparino ma a questi costi sarà durissima» evidenzia Chiarlitti.

Siamo entrati al terzo mese del 2022: abbastanza per iniziare a tracciare un bilancio. «A livello occupazionale c’è stabilità come numero di occupati. Quello che preoccupa – spiega Chiarlitti- è l’aumento esponenziale della precarietà soprattutto nel manifatturiero. Stanno crescendo a dismisura i contratti per stage, tirocini formativi. Il decreto Dignità che sposta da 12 a 36 mesi la precarietà non aiuta. Biosgna ridisegnare questa norma e stabilizzare i lavoratori».

Ci sono gli incentivi per le assunzioni a tempo indeterminato. «Ma le aziende non li usano in quanto valgono per un anno, poi rischierebbero di nuovo la crisi».

Reggono bene le farmaceutiche tipo Thermo Fisher che nel 2023 terminerà il suo piano di 250 assunzioni, la Biomedica Foscama. Nel chimico bene la Henkel che con la chiusura del sito in Lombardia fa nuove produzioni a Ferentino ed entro il 2022 assumerà 30 addetti. Bene anche la Marangoni di Ferentino che malgrado i contratti di solidarietà in scadenza a giugno-luglio ha buon mercato. «Ma ripeto – conclude Chiarlitti – è necessaria la produzione di energie alternative ed un biodigestore a servizio delle industrie è indispensabile in Ciociaria».