Trappole, strategie e rinunce: tattiche politiche per il nuovo vertice degli Ingegneri

Il sorano Mauro Annarelli è il nuovo Presidente dell’Ordine degli ingegneri di Frosinone.

La strada che ha portato alla sua elezione è disseminata di strategie, trappole, alleanze e ripensamenti degli della migliore tradizione politica.

 

IL RINNOVO

Il rinnovo dell’Ordine avviene ogni quattro anni. Possono candidarsi alla carica di Consigliere dell’Ordine tutti i singoli ingegneri iscritti all’Albo: è sufficiente presentare la propria candidatura presso la segreteria. Poi gli iscritti si presentano al seggio e votano, scegliendo così i 15 eletti. Al suo interno il nuovo Consiglio individua il presidente, il segretario, il tesoriere e tutti gli altri organi direttivi.

A rendere il tutto più entusiasmante e meno noioso della politica tradizionale c’è un elemento. Non è obbligatorio votare i candidati di una sola lista: è possibile votare, nello stesso turno, più candidati anche se si sono schierati in liste diverse.

 

I CANDIDATI

A puntare al Consiglio dell’Ordine degli Ingegneri quest’anno sono stati quasi quaranta. Trenta candidati si sono schierati su due liste, uniti (e divisi, altrimenti non si sarebbero candidati in contrapposizione) da un programma elettorale. In 15 hanno dato vita alla lista Ordine per Tutti, altri quindici hanno formato la lista Restart. Gli altri si sono candidati singolarmente: non c’è obbligo di formare una lista e né di presentare un programma definito.

Ma se non c’è una lista e se si può votare contemporaneamente i candidati dell’uno e dell’altro schieramento, come si determinano i 15 eletti? In maniera molto elementare: i quindici che prendono più voti diventano Consiglieri dell’Ordine.

Una volta eletti i primi 15 con le maggiori preferenze si sarebbe dovuto procedere, già nel mese di luglio (il 27 precisamente) alla proclamazione dei Consiglieri. E subito dopo si sarebbe dovuti passare alla votazione delle cariche istituzionali.

Tutto regolare fino a quel 27 luglio. Il caos politico si scatena proprio quel giorno.

 

L’ACCORDO SALTATO

Il 27 luglio si ritrovano intorno allo stesso tavolo 8 consiglieri che si erano uniti nella lista Ordine per Tutti, 7 consiglieri che erano nella lista Restart. Gli accordi prima del voto, al momento di comporre la lista, prevedevano che il candidato presidente di Ordine per Tutti sarebbe stata Federica Quattrucci. Invece, Restart puntava su Mauro Annarelli.

Sulla carta è Ordine per Tutti ad avere la maggioranza: 8 – 7. E quindi ad avere tutte le condizioni per eleggere presidente l’ingegner Quattrucci. Già alla prima seduta, chiudendo la pratica nello stesso giorno dell’insediamento.

Invece tutto salta.

Nelle ore che precedono la seduta di insediamento e proclamazione del rinnovato Consiglio dell’Ordine, in uno studio professionale di Frosinone si tiene una riunione. Ci sono gli otto consiglieri di Ordine per Tutti. C’è un confronto acceso, uno scambio di opinioni intenso e serrato. Al culmine del quale l’ingegner Alessandro Minotti (già direttore della società Aeroporti di Frosinone e già candidato sindaco di Fiuggi) si alza, prende cappello e va via. Prima di abbandonare la riunione dice a tutti che non avrebbe sostenuto in Consiglio l’elezione a presidente della collega Federica Quattrucci. Il motivo lo spiega con chiarezza ai suoi colleghi, fino ad un attimo prima della rottura: argomentando in maniera ampia le sue perplessità e le sue convinzioni.

 

LO STALLO

La decisione getta nel caos l’intero consiglio. Perché l’ingener Alessandro Minotti non decide di appoggiare il collega dell’altra lista, il candidato presidente Mauro Annarelli. Ma annuncia «voterò come riterrò più opportuno, deciderò al termine della discussione in Consiglio».

Si arriva ad una situazione di stallo: 7 – 7. Ed un ottavo voto in libertà.

A distanza di poche ore da quella concitata discussione si riunisce per la prima volta il rinnovato Consiglio dell’Ordine degli Ingegneri. Nell’imbarazzo totale. Perché nessuno ha idea di come andrà a finire. Si apre il dibattito. I toni si fanno presto molto accesi: vola qualche parola di troppo, al punto che uno degli ingegneri sarebbe arrivato ad invitare un collega ad abbassare i toni informandolo che altrimenti rischiava una querela.

Considerata la piega presa dalla discussione si decide di procedere per tappe. Prima: la proclamazione. Seconda: l’insediamento formale dei 15 consiglieri. Terza: rinvio ad altra data della votazione degli organismi dirigenti (presidente, segretario, tesoriere…).

Una rapida telefonata al Nazionale informa che quello di Frosinone è finora l’unico caso in Italia dove – in prima convocazione – non si effettuano le nomine e non si decidono le cariche. La seconda seduta di Consiglio viene fissata al 31 agosto.

 

ALLA RICERCA DI UN COMPROMESSO

I quindici sperano che i circa trenta giorni che separano le due sedute possano servire a ricompattare la maggioranza. Oppure a costruirne un’altra.

Le riunioni procedono ma le cose si ingarbugliano. Si trasformano in un labirinto politico quando viene prospettata l’ipotesi di cambiare candidato alla presidenza: sostituire l’ingegner Quattrucci con un nome di compromesso che aggregasse quanti più colleghi possibile e non si fermasse ai 7 della sua maggioranza. La professionista prende atto che si deve tentare un superamento degli steccati e per senso di responsabilità lascia che si parta alla ricerca di un compromesso.

Invece accade l’inimmaginabile. La sola idea di cambiare candidato spalanca la porta alle aspirazioni di altri. Così nelle riunioni successive si notano Consiglieri che diventavano evasivi, ci sono fitti scambi di telefonate per capire chi poteva contare sul sostegno di chi. Qualcuno sostiene che nel corso di uno di questi incontri – tre giorni prima della votazione – ci sarebbe stato un acceso confronto tra il resto di ‘Ordine per Tutti‘ con gli ingegneri Bianchi e Quadrini (fratello del ben più noto presidente della Comunità Montana di Arce e capogruppo di Forza Italia in Provincia). Uno scambio di battute culminato con una lacerazione: «Scordatevi che qualcuno del nostro gruppo possa votare uno di voi due come presidente».

Saltati tutti gli schemi e preso atto dello ‘stallo’ si è provato ad allargare le riunioni informali, in vista del fatidico 31 agosto. Anche perché c’è stato chi prospetta l’ipotesi del commissariamento.

 

LA SECONDA SEDUTA

Ci si ritrova dopo un mese. Tutti sono stati in ferie: volti abbronzati, disintossicati dalle fatiche di un intero anno. Ma nessuno ha portato una soluzione con cui chiudere il cerchio. La seconda seduta del Consiglio dell’Ordine degli Ingegneri si apre con una sola certezza: si deve scendere a compromessi.

I lavori partono dallo stesso punto in cui erano finiti il 27 luglio precedente. E cioè 7 consiglieri da una parte (Ordine per Tutti), sette consiglieri dall’altra parte (Restart), il consigliere Alessandro Minotti né con l’uno né con l’altro.

Come prevede la prassi viene domandato: c’è qualcuno che intende candidarsi alla presidenza? Alzano la mano in tre. Tra loro non c’è l’ingegner Quattrucci. Si candidano gli ingegneri Alessandro Minotti, Umberto Bernola che è in forza all’Amministrazione Provinciale di Frosinone dove ricopre la funzione di responsabile del Servizio Difesa del Suolo e Sviluppo Sostenibile. Sopravvissuto dalla prima seduta, resiste l’ingegner Mauro Annarelli.

La discussione riparte. I toni si fanno ancora una volta appassionati. Ma si rimane al muro contro muro. Nessuno ha gli otto voti necessari per essere eletto.

 

IL VOTO TRA LE POLEMICHE

«Per senso di responsabilità e per denuncia» ritira la candidatura Alessandro Minotti. Con un nuovo colpo di scena. Perché lo fa poco prima che si proceda al voto per alzata di mano. Cosa vuole dire Minotti con quel passo indietro? «Intendo denunciare il metodo utilizzato per giungere a questa votazione: è stata portata la politica all’interno dell’ordine. E’ stato utilizzato un metodo basato sulla campagna acquisti, sulla spartizione degli incarichi».

I sette di Restart votano compatti il loro candidato Annarelli. A loro si aggiungono i due che “Scordatevi che vi votiamo“: Bianchi e Quadrini. A chi li accusa d’avere saltato la barricata rispondono che l’hanno fatto solo per evitare un ipotetico commissariamento. E non perché puntavano ad una delle cariche da assegnare.

Anche per questo e per stemperare gli animi, viene rinviata la nomina delle cariche della Fondazione. A data da destinarsi.

Roba da far apparire dilettanti anche i politici più navigati.

 

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