Dacci oggi la nostra elezione quotidiana…

Le 24 ore di silenzio elettorale. Finalmente è finita. Ma degnamente. Con il comizio finale che è stato l'esaltazione riassuntiva di un delirio collettivo. Che però ha riempito le piazze, i bar, i ristoranti. Ecco... ci vorrebbe un'elezione al mese. Così le piazze tornerebbero piene e tutti tornerebbero a parlarsi...

La Cassino delle grandi piazze, la Cassino delle platee e dei palchi. Quella dei bar e dei ristoranti pieni per il via vai di gente. Basterebbe una campagna elettorale perenne per  rilanciare l’economia di una intera città.

Foto di piazze gremite, palchi (non più quelli di un tempo)  dai quali si odono voci di candidati, promesse, promesse e ancora promesse. Sono tutti talmente emozionati che quasi quasi sono convinti.

E poi quelle canzoni, quella musica, la movida elettorale che a Cassino sembra essere l’unica ben accetta. Bandiere, bandierine, maglie, Apecar con manifesti. Addirittura minicortei di biciclette che trainano carrellini con casse dalle quali si odono slogan e inviti.

La sera della conclusione della campagna elettorale sembra la sagra dell’asparago bianco. Non si sentono più quei toni di tre anni, fa quando insulti e veleni colpivano al di là di palazzi e portici, chi era nemico allora va a braccetto oggi e chi si amava finge di non conoscersi.

E la città sguazza in questa confusione politica adolescenziale in cui sembra sempre la prima volta la sera prima delle elezioni, quella in cui ti carichi e ti senti pronto a segnare la tacca sulla cintura con la donna della tua vita, che si rivela come una storia inventata solo nella tua testa.

Quella ragazza ti dirà che avevi capito male, che non erano quelle le sue intenzioni e che non è mai voluta venire al letto con te, ma certo ti considerato un amico. Insomma, come dice il detto vai per trombare e resti trombato.

Ma in queste 24 ore, in cui vige il silenzio, la lusinga serpeggia e si infilerà sotto porte, dietro finestre, nelle auto e tra i tavolini dei bar, uno stato di agitazione da tempesta ormonale degno di un gruppo di sedicenni degli anni ’80 con l’ultima edizione di Postalmarket.

Intanto Facebook si riempie di post d’amore per una città devastata, per la quale tutti litigano ma che nessuno rispetta. Ma che ce ne frega, ci sono le piazze piene, le bandiere, i sorrisi e le pacche sulle spalle.  E non ha neanche piovuto!

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