Alla fine ho deciso per chi voterò (di A. Porcu)

Foto: copyright Gianna Reale

Alla fine ho deciso per chi andare a votare. Non è stato semplice. Ma seguendo il filo dei ragionamenti mi sono trovato di fronte ad una risposta. Che mai avrei immaginato.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Alla fine ho deciso per chi andare a votare. Non è stato facile. Ho impiegato più tempo che in tutte le altre elezioni. Sono rimasto sbalordito di fronte alla scelta: non l’avrei mai pensato.

 

Raggiunto un certo numero di capelli bianchi si comincia a perdere la rabbia che spinge ad andare alle urne armati dalla voglia di vendetta. Per anni sono andato ai seggi tenendo al centro del mirino “il candidato”: una croce per metterti di fronte a tutte le illusioni che mi hai dato e non hai realizzato, una croce per farti pagare d’essere sparito cinque anni dalle nostre vite dopo averci ammorbato per settimane di campagna elettorale, una croce per tutte le chiacchiere inutili e piene di nulla con cui ci hai preso in giro.

 

Questa volta no. Stavolta c’è stato un gusto quasi sadico nell’assistere a questa campagna elettorale breve ed al rallentatore. È stato come mettersi comodi sulla sponda del fiume e divertirsi ad assistere per un mese allo spettacolo macabro di tutti i candidati (con un paio di eccezioni, va riconosciuto) che annaspavano per non affogare nel nulla in cui erano immersi.

Annaspavano per tenersi a galla, non finire a fondo nell’abisso del niente politico. Muovevano con disperazione le braccia urlando dai palchi dei ristoranti: due fette di salame ed un po’ di mortadella sono il modo infallibile per riempire una sala. Altrimenti perché dovrebbero stare un’ora in una stanza a sentire parole fondate sul niente? Se poi ci aggiungi l’illusione che sarai capace di creare un posto di lavoro per i figli/nipoti è fatta.

 

Nessun progetto. Nessuna idea. Nessuna prospettiva. L’agenda sul futuro di questo territorio è rimasta disperatamente in bianco. Sulla mappa che indica vari scenari futuri, nessuno ha disegnato una rotta.

Cosa volete fare? Dove ci volete portare? Non sanno rispondere. Più gridano e meno sanno rispondere.

Ho provato una sensazione quasi di soddisfazione intima nel vederli annaspare di fronte a domande sulle quali palesemente sapevano meno di nulla.

 

Maurizio Stirpe da un anno invoca il recupero del tempo perduto verso il 4.0, Marchionne a Piedimonte ha consegnato da un anno i Samsung Frontier ai lavoratori sulla linea affinché dal polso guardino che ora è e comunichino con i robot per dirgli cosa fare.

Gli imprenditori, stanchi di ascoltare il niente dei candidati, gli hanno mandato un volume pieno di strategie e soluzioni possibili: lo hanno fatto a colori e con i disegni: sperano che almeno così ci diano un’occhiata. Sanno benissimo che non avverrà. Perché molti dei candidati in questa tornata, il massimo che hanno saputo dire quando si sono trovati di fronte ad un industriale è stato: “Aò, non m’ sì dat’ manc’ cient’euro per la campagna“.

 

Proprio sulla base di questo ho deciso.

 

Andrò a votare. Lo farò perché in casa ho avuto gente che si è fatta le montagne per consentirmi d’avere il diritto di esprimere la mia opinione.

 

Ho deciso in maniera sofferta: tenendo conto di tutto questo. E sono arrivato ad una conclusione. Non lo avrei mai immaginato.