Elezioni all’orizzonte, antenne dritte

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di CARLO ALBERTO GUDERIAN
già corrispondente da Mosca
United Press International

 

La vulgata più accreditata nei Palazzi romani è che Matteo Renzi non abbia alcun interesse politico a rafforzare il Governo Gentiloni perché il suo vero obiettivo è quello di andare a votare il prima possibile. Probabilmente a giugno.

Quando sarà chiaro l’assetto dei sottosegretari e dei viceministri ne sapremo di più. Ma intanto sono tutti in preallerta per l’ipotesi di elezioni anticipate, anche dalle nostre parti.

Il Pd tiene acceso sotto la cenere il fuoco chiamato Nicola Zingaretti. Un ruolo politico nel Partito o da candidato: la decisione è ancora in via di definizione. Ma è chiaro che tra le macerie in cui è ridotto il Nazareno, uno dei pochi appigli solidi è il governatore del Lazio. La conferenza stampa con cui ha tracciato le linee del bilancio regionale, due settimane fa, è un biglietto da visita con cui presentarsi in alto: riaperti gli ospedali che il Centrodestra aveva chiuso, risanata la voragine nei conti della Sanità che hanno messo in ginocchio la Regione, arrestata l’emorragia dai conti a causa degli interessi, avviata una campagna di opere, ritorno del segno più alla voce Economia e Impresa. Zingaretti sarà uno dei protagonisti della prossima tornata. L’unico rischio è la deriva cannibalista del Pd che ha mangiato più figli lui che il Saturno disegnato da Francisco Goya.

Si tiene pronta a partire anche la folta schiera dei parlamentari in carica: i senatori Francesco Scalia e Maria Spilabotte (Pd), i deputati Nazzareno Pilozzi (Pd) e Luca Frusone (Movimento Cinque Stelle).

Hanno acceso le antenne pure Mario Abbruzzese e Silvio Ferraguti (Forza Italia), Gianfranco Schietroma (Partito Socialista Italiano), Alfredo Pallone (Area Popolare), Francesco De Angelis e Antonio Pompeo (Pd).

In attesa di sapere con quale sistema elettorale si andrà al voto, nessuno vuole farsi cogliere impreparato.

Ma chi deciderà le candidature? I capi, indipendentemente dal sistema di voto. Cioè Matteo Renzi, Beppe Grillo, Silvio Berlusconi, Angelino Alfano, Denis Verdini, Matteo Salvini, Giorgia Meloni.

Ma le elezioni politiche potrebbero andare a sovrapporsi a quelle comunali di Frosinone. Il sindaco Nicola Ottaviani non fa salti di gioia perché ritiene che un’impostazione politica della campagna elettorale potrebbe nuocergli. Mentre Pd e Cinque Stelle confidano nell’accoppiata politiche-comunali.

Comunque vada a finire, la campagna elettorale non si ferma mai: referendum, provinciali, comunali, politiche, regionali.

La nausea da comizio è dietro l’angolo.

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