La pizza bianca, la Peroni e la telefonata del Cav: «Nicola, come si fa a vincere?»

 

Giulia ABBRUZZESE
Ciociaria Oggi

 

 

Il banchetto della birra Peroni, la pizza bianca e rossa, le panche di legno e il palco con lo schermo. Le scuole appena finite e un’estate entrata senza bussare.

Se fosse uno studente, di Nicola Ottaviani si sarebbe potuto dire che ieri sera ha scelto piazza VI Dicembre per festeggiare la maturità. La seconda e, per usare la celebre frase di Carlo Verdone, “la mejo”. Perché con gli avversari praticamente asfaltati e un Pd ridotto a brandelli, la sua è stata una vittoria sul campo con tutti gli onori. E senza “aiutini nazionali”.

Se da una parte gli esperti della politica locale commentavano e analizzavano exploit e flop da rotocalco, dall’altra le famiglie, con cagnolini e passeggini al seguito, avevano tutta l’ aria di essere a una festa di paese. Verace, vera, sentita.

Sono le 20.50: tra dieci minuti il sindaco uscente ed entrante è atteso su quel palchetto che guarda in faccia il palazzo del Comune. Racconterà le sue emozioni e qualcuno lo farà pure emozionare. Tutti si affrettano a prendere posto per non perdere neanche un minuto dello spettacolo: del resto sanno che l’ avvocato ha doti da grande oratore e si aspettano parole dense, concrete.

Dal gigantesco mixer riecheggiano le note di Ben Harper. In un angolo della piazza sbucano gli assessori e arriva anche la presentatrice, Mary Segneri: primi segnali che lo spettacolo sta per partire. L’ applauso scatta spontaneo, quasi a dire ci siamo.

La festa inizia con la musica di “ Flaco and flowers band” , un gruppo del Conservatorio che rivisita grandi successi italiani: sullo schermo Nicola Ottaviani che, per uno strano gioco di suoni e immagini, sembra cantare. Magari più tardi lo farà pure. Di motivi ne ha 15.038. Pari ai suoi voti.

Nell’aria le parole di “ Un tempo piccolo” dei Tiromancino, subito dopo c’ è “ Il mio canto libero” di Lucio Battisti: entrano Gianpiero Fabrizi e Riccardo Mastrangeli. In piazza anche Andrea Amata e Silvio Ferraguti. Più tardi li raggiunge Danilo Magliocchetti, finalmente rilassato e senza cravatta. La platea politica inizia a comporsi come un puzzle.

Ottaviani è già in ritardo di cinquanta minuti sulla tabella di marcia ma il tempo s’ inganna addentando un trancio di pizza innaffiato da corroboranti boccali di bionda. La sera è scesa tiepida, le luci ormai illuminano la piazza. Qualcuno chiede: “ Quando inizia?” ma più per l’ emozione che per la fretta. Stasera non ce n’ è.

Una chiacchiera, un brindisi, altre due canzoni. Poi, finalmente, ci siamo. Completo blu scuro e camicia bianca. Con lui la moglie Deborah e la figlia.

Conferma che ha ricevuto la telefonata di Silvio Berlusconi: il Cav si è congratulato con lui. E Nicola, di rimando, gli ha fatto una proposta: esportare il progetto “ Solidiamo” a livello nazionale. La risposta è stata: «Sì, ci sto». Una vittoria nella vittoria.

Poi, mentre cerca di salire sul palco, dispensa strette di mano, baci e carezze ai fratelli lontani di Dudù. La moglie Deborah si posiziona sotto il palco, la musica va con “ Messico e nuvole” . Poi smette. Valanga di applausi. E adesso tocca a lui.

 

Il discorso

«Oggi siamo un modello per il nostro Paese: il modello Frosinone. Che cosa c’ è dietro la vittoria del 56%? Un progetto unico in Italia, “ Solidiamo” , che nei prossimi ballottaggi sarà preso ad esempio. Abbiamo fatto scuola ed è per questo che siamo orgogliosi della nostra ciociarità. Le opere che abbiamo realizzato erano quelle che servivano, come i due teatri, che sono soltanto una parte di ciò che vogliamo mettere in campo per la cultura. Anche quest’anno, nonostante la campagna elettorale, a luglio avremo 40 città italiane ospiti per il festival dei conservatori. Ed ecco che la nostra identità sarà studiata e approfondita dai ragazzi. Alla Regione diciamo che abbiamo impiegato i soldi per i cittadini: vorremmo che venissero redistribuiti per nuove borse di studio e magari qualche vacanza in più per i nostri anziani».

Ha parlato a lungo, Ottaviani, dei contributi per le famiglie, annunciato un accordo con le associazioni di categoria per il sito dell’ex Permaflex con possibilità occupazionali per 550 persone.

«Questa sera, andando via, fate una foto a quei piloni perché non vi ricorderete più come erano» ha detto alla platea gremita.

Poi i saluti finali: i ringraziamenti alla sua famiglia («avere un padre come Nicola Ottaviani è ingombrante. Li ringrazio per avermi supportato e sopportato »); ai compagni politici, ai dipendenti del Comune e al suo staff. A chi ha votato, esercitando il dovere civico, ma anche a chi non lo ha fatto.

L’ ultimo pensiero, sono le 22.37, è per il fratello Ireneo, morto il 15 gennaio 1995: «Per lui – ha chiosato con il nodo in gola – il buon Dio decise di aprire un’ altra strada». E Nicola, ieri sera, ha aperto il cuore.

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