Provinciali, ultimo giro di orologio. Il mondo di Pompeo e di Ciccone

Entrambi sindaci al secondo mandato, a Ferentino e a Pofi. Il primo viene dalla tradizione democristiana e popolare ed è “cresciuto” con Fiorletta e Scalia. Il secondo è da sempre in Forza Italia. È uomo di Abbruzzese, ma ha ottimi rapporti anche con Piacentini e Ottaviani. Si affronteranno a colpi di voto ponderato.

Tra meno di ventiquattro ore (alle 8 di mercoledì mattina) alla Provincia i grandi elettori inizieranno a votare per l’elezione del presidente. I seggi si chiuderanno alle 20 e subito dopo comincerà lo spoglio… ponderato.

Come il voto, che è diverso secondo i Comuni di appartenenza. Pesa di più dove ci sono più abitanti. E’ il meccanismo previsto dopo la riforma incompiuta della Legge Delrio, che però è ancora in vigore nonostante il referendum costituzionale sia stato bocciato da quasi due anni. Ma l’Italia va così, l’unica certezza è che non ci sono certezze.

Intanto però la sfida è tra il presidente in carica Antonio Pompeo e Tommaso Ciccone. Sono tutti e due sindaci al secondo mandato. Il primo di Ferentino, il secondo di Pofi. 

 

Antonio Pompeo è un esponente di spicco del Partito Democratico, proviene dalla Democrazia Cristiana e dalla tradizione dei Popolari Italiani. E’ stato il delfino di Piergianni Fiorletta prima e di Francesco Scalia dopo, del quale ora ha preso il posto nel gotha locale del partito. In questi quattro anni si è rimboccato le maniche e ha riportato la Provincia al centro della scena politica che conta. Curando moltissimo i rapporti con i sindaci e con i consiglieri, non soltanto quelli della sua parte politica. Quando ha avuto la possibilità di una candidatura parlamentare, ha risposto “no grazie”. Perché è convinto, a ragione, che in questa fase di bassa marea per la politica, è meglio restare sul territorio. Per consolidare il radicamento in attesa di tempi migliori.
Punta al bis del mandato come presidente.

 

Tommaso Ciccone ha fatto della coerenza il suo credo. Ha iniziato a fare politica da giovanissimo. Nel 1994 è entrato nel movimento giovani del CDU di Rocco Buttiglione arrivando a ricoprire la carica di vicesegretario provinciale giovanile e delegato Enti Locali. Quando Cdu si è scissa in Ccd (Pierferdinando Casini) e UDR (Rocco Buttiglione con Francesco Cossiga) Ciccone ha seguito l’ala del professore. Poi, con la fine dell’usr è transitato in Forza Italia.

Ha accettato la candidatura alla presidenza della Provincia con coraggio ed umiltà. Si è messo al servizio della coalizione, interagendo con tutti gli alleati: Lega, Fratelli d’Italia, Noi con l’Italia, liste civiche. Ha battuto il territorio in lungo e in largo, incontrando sia gli amministratori che i cittadini. Nonostante l’elezione sia di secondo livello. Ha compiuto quell’operazione di ricucitura che da tempo mancava, svolgendo il ruolo di denominatore comune tra le varie sensibilità presenti all’interno di Forza Italia e nel centrodestra. Nel Partito fa riferimento da sempre a Mario Abbruzzese, ma ha un rapporto molto forte anche con Adriano Piacentini e Nicola Ottaviani. Sogna il ribaltone.

Domani sera la conta finale tra i due.