Elezioni, quello che hanno già detto i palchi

Lo stop alla campagna elettorale e le 24 ore di silenzio per la propaganda. Ma intanto i palchi hanno già fornito una serie di indicazioni molto precise. Ecco quali

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Ci ha pensato la pioggia ad impedire l’ultima conta: quella che si fa al comizio di chiusura della campagna elettorale. Quando si tenta di pesare chi dei candidati sindaco sta ottenendo più consenso a poche ore dal voto. L’acqua caduta venerdì sera ha sparigliato il pallottoliere. Poco male. È dai tempi di Pietro Nenni che quel conto ha smesso di avere senso tra gli addetti ai lavori: fu lui a coniare il termine “Piazze piene, urne vuote”; era il 1948 e l’alleanza di Socialisti e Comunisti registrò una sconfitta storica nonostante ai comizi assistesse una marea di persone.

I palchi però, in questa tornata elettorale hanno detto tanto. A Sora come ad Alatri, a Formia come a Latina e Roma.

Le elezioni della disillusione

Foto: Saverio De Giglio / Imagoeconomica

La prima evidenza è il ritorno della Politica. Cinque anni fa il vento soffiava contro i Partiti ed il loro sistema. A Roma quel vento aveva spianato la rotta della vittoria a Virginia Raggi ed al Movimento 5 Stelle aprendo la stagione del grillismo in Italia; a Latina aveva portato alla vittoria un sindaco civico, né di destra né di sinistra e nemmeno grillino: Damiano Coletta aveva battuto un centrodestra litigioso fino all’autolesionismo ed un centrosinistra in piena crisi di identità; allo stesso modo a Formia c’era stata la replica di quello spartito ed in municipio era stata eletta la professoressa Paola Villa. A Sora cinque anni fa è stata la stagione della Piattaforma Civica: messa in mare dall’architetto Roberto De Donatis diventato sindaco dopo avere imposto ai Partiti di ammainare i loro simboli per unirsi intorno al suo nome ed al suo progetto.

A distanza di cinque anni il grillismo ha cambiato totalmente volto: è nemmeno l’ombra dell’illusione che aveva generato; le dichiarazioni di Beppe Grillo dal palco di Roma hanno i toni della smobilitazione. (Leggi qui Top e Flop, i protagonisti del giorno: venerdì 1 ottobre 2021). A Formia la totale presa di distanza dalla politica ha fatto naufragare in appena 2 anni e mezzo il governo Villa. A Sora la Piattaforma Civica ha resistito per una consiliatura: ora il progetto è andato in soffitta e la politica ha ripreso il suo ruolo. La stessa cosa è accaduta a Latina. Ora Damiano Coletta ha il Pd ad appoggiarlo; il centrodestra, seppure tra mille discussioni, è riuscito a fare una sintesi unitaria sul nome di Vincenzo Zaccheo.

Il peso dei leader

Il leader nelle piazze

Le piazze hanno detto che il fascino dei leader resiste ancora. A Sora, come ad Alatri, Latina e dovunque siano andati, leader di Partito hanno registrato il pienone. Ma solo loro: Giuseppe Conte, Matteo Salvini e Giorgia Meloni sono oramai i frontman dei rispettivi Partiti, veri e propri influencer della politica.

Il leader del Movimento 5 Stelle ed il Capitano della Lega, nelle loro tappe in provincia di Frosinone hanno recitato il copione che viene declinato in ogni piazza. Nessun riferimento ai temi locali, nessun impegno per la crescita del territorio, nessun progetto da declinare per l’area in cui sono venuti a parlare.

Ma in entrambi i casi, i comizi di Matteo Salvini e Giuseppe Conte sono stati delle mosse azzeccate. Perché riempiendo le piazze hanno realizzato una impagabile vetrina nella quale esporre i rispettivi candidati. Recuperando così il deficit di visibilità con il quale si erano presentati ai nastri di partenza.

Identità precise

I candidati a Sora

Non c’è stato il cosiddetto ‘appiattimento al centro‘. È il fenomeno in base al quale i candidati alle elezioni tendono ad appiattirsi su un programma generico, che promette un po’ di tutto senza impegnarsi su nulla ed affidando poi il consenso alla loro capacità dialettica e di tenere il palco. Non è stato il caso di queste elezioni. I candidati hanno assunto una fisionomia elettorle precisa, marcando in maniera nitida le differenze di approccio al voto.

A Sora l’ingegner Eugenia Tersigni ha puntato la campagna elettorale sulla sua competenza tecnica e sulla sua conoscenza del territorio (è stata per alcuni anni alla guida dell’Ufficio Tecnico Comunale); Valeria Di Folco ha puntato su un Movimento 5 Stelle delle origini, quello dei vaffa e dell’antisistema, marcando le distanze dal sistema dei Partiti; Roberto De Donatis si è giocato la carta della sua maggiore consuetudine con i palchi e dell’azione amministrativa portata avanti per cinque anni, delle opere realizzate e di quelle programmate; Luca Di Stefano ha puntato la campagna elettorale sui buoni sentimenti, sulla soranità da riscoprire, introducendo sul finale anche una nota di simpatia riproponendo in chiave locale lo spot che è stato la fortuna del sindaco di Bari Antonio Decaro. Federico Altobelli è stato un mix di sentimenti e progettualità europea, riuscendo in poche settimane a far dimenticare le difficoltà con le quali si era arrivati alla sintesi sul suo nome.

È una costante alla quale si è assistito, con sfumature diverse, anche ad Alatri, a Sora e Latina. Non c’è stata la fuga verso l’inconsistente. A differenza del passato, i candidati si sono presentati con linee precise e differenti.

Ci si vede al secondo turno di elezioni

Quale sia stata la strategia più efficace lo diranno domenica e lunedì gli elettori. Le previsioni dicono che salvo colpi di scena si andrà al ballottaggio: a Latina come a Formia, a Sora come ad Alatri. È la conseguenza di schieramenti forti, che si divideranno il voto.

A quel punto sarà un match diverso. A Sora cinque anni fa Roberto De Donatis era arrivato secondo ma nel confronto con Ernesto Tersigni aveva catalizzato il voto di tutti gli avversari del sindaco uscente. Rende più l’idea il dato registrato nelle elezioni del 2012 dal sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani: 12.706 voti al primo turno scesi a 12.577 al ballottaggio; Michele Marini gli arrivò con il fiato sul collo passando dai 6.921 voti del primo turno ad 11.099 del ballottaggio; gli sarebbe bastato spostare appena altri 700 voti.