Le elezioni comunali di primavera 2021 rischiano di saltare. L'epidemia è in rapido peggioramento: bisogna eitare assembramenti. Coinvolte anche Roma, Sora e Alatri. In tutto 1000 Comuni
Il contagio da Covid 19 torna a salire prepotentemente e tra le conseguenze che rischia di portare con sé c’é un film già visto. In programma c’è lo slittamento delle elezioni Comunali: a Roma, a Sora, Alaltri. E negli altri centri chiamati al voto in primavera per rinnovare il sindaco ed il consiglio comunale. Lo slittamento del voto delle amministrative nelle grandi città verrebbe determinato dalla necessità di evitare assembramenti. Esattamente come è successo un mese fa col referendum sul taglio dei Parlamentari, che prima della pandemia era previsto per la fine delle primavera.
In Parlamento, secondo quanto risulta all’agenzia Dire, prende sempre più corpo l’ipotesi che le elezioni in programma in oltre 1.000 comuni non si svolgeranno tra la metà di aprile e la metà di giugno. Questo come solitamente accade. Ma a metà luglio o, nel caso peggiore ma meno probabile, a metà settembre.
I numeri del giorno
I numeri del giorno nel Lazio continuano ad essere drammatici. Su oltre 22mila tamponi fatti durante le utlime 24 ore si sono registrati 1.389 casi positivi, 11 i decessi e 88 i guariti. Nelle province del Lazio si registrano 491 casi e tre i decessi nelle ultime 24 ore.
Nella Asl di Frosinone si registrano 144 nuovi casi: la notizia buona è che nessuno si trova in condizioni così gravi da dover essere ricoverato in ospedale; si tratta di casi isolati a domicilio, 4 di loro si riferiscono ad uno stesso link presso la Comunità In Dialogo di Trivigliano.
Nella Asl di Latina sono 126 i nuovi casi, solo 28 avevano già un parente contagiato o un contatto con casi già accertati. (Leggi qui Covid, Crisanti senza pietà: “Siamo al punto di rottura”).
Elezioni, a Roma sono due
L’Italia si appresta a fare i conti con provvedimenti restrittivi simili (se non identici) a quelli vissuti da marzo a metà maggio. E il fatto che si potrà agire con largo anticipo rispetto a sette mesi fa lascia presumere che lo slittamento della consultazione possa essere di un solo mese.
Questa probabile novità ne comporta un’altra a cascata: la data delle primarie del centrosinistra per individuare i candidati sindaco. Che in particolare a Roma è un tema tutt’altro che secondario. Questo visto che nella coalizione non tutti (a partire da Carlo Calenda, ultimo finora ad essere sceso in campo) sono convinti dell’opportunità di farle.
Il Pd resta fermo sulla posizione dettata dal suo statuto: le primarie si fanno. I militanti del centrosinistra saranno verosimilmente chiamati al voto tra la seconda metà di marzo e la prima di aprile. Ma non solo ai gazebo. L’idea che si irrobustisce sempre di più col passare delle ore prevede una doppia modalità in contemporanea. Quella del voto classico in presenza e quella on line. Nei giorni scorsi è stato conferito l’incarico a una start up di elaborare un progetto. Progetto per una piattaforma con il sistema blockchain, che consentirà l’unicità del voto. Questo per evitare che una stessa persona possa votare sia a distanza che al gazebo. Inoltre la segretezza dello stesso.
Corsa a 5 e due modi per votare
Il costo (intorno ai 60mila euro) non sarà irrisorio per le casse non esattamente floride del partito romano. D’altra parte, è anche vero che i 100 gazebo che di solito venivano allestiti avevano un costo che si aggirava sui 90mila euro. In più la piattaforma resterà ‘patrimonio’ del partito, che potrà utilizzarla tutte le volte che lo riterrà opportuno. Un mese prima delle primarie (questo il cronoprogramma di massima) scadrà il termine per presentare le candidature.
Quindi, tra la fine di febbraio e la prima metà di marzo si saprà se in corsa resteranno Carlo Calenda, Monica Cirinnà, Giovanni Caudo, Paolo Ciani e Tobia Zevi. Oppure se ci saranno novità in entrata o in uscita. In più di quattro mesi puo’ succedere di tutto.