Il candidato di Tajani: “Come Bertolaso o un militare”

FOTO © MARCO CREMONESI

Antonio Tajani traccia l'identikit del prossimo candidato sindaco di Roma per il centrodestra. Chiede una figura "modello Berolaso" o un militare. Un non politico ma capace di amministrare.

Dell’amministrazione Raggi non salvo nulla. Quando si tornerà a votare per il Comune di Roma noi dovremo mettere in campo un candidato che non sia un politico, anche se ovviamente legato alla cultura di centrodestra”. Antonio Tajani, europarlamentare e vicepresidente di Forza Italia, in una intervista a Il Tempo indica la strada da seguire per battere Pd e M5s alle elezioni del prossimo anno.

Chi sceglie il candidato

Antonio Tajani. Foto © Marco Cremonesi

Il primo tema è quello della leadership. In pratica, chi darà le carte nel tavolo del centrodestra: chi sarà ad indicare il candidato sindaco di Roma tra Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega.

Antonio Tajani risponde cambiando lo schema: “Non credo si debba ragionare secondo una logica di lottizzazione. Non dovrà essere un dirigente di Partito, magari qualcuno che va a fare il sindaco pensando in seguito di diventare ministro. Serve qualcuno che si dedichi anima e corpo a Roma. Qualcuno che abbia capacità manageriale, che sia abituato a gestire realtà complesse e a guidare molte persone“.

L’identikit è preciso, i nomi che rispondono al profilo tracciato dal numero 2 di Forza Italia non sono tantissimi.

Tajani e gli errori del passato

Sergio Pirozzi

Nel 2016, il centrodestra si presentò diviso alle urne. Antonio Tajani tronca subito ogni possibile polemica legata ad un’epoca che oggi appare più lontana di un’era geologica. “Oggi è inutile rivangare le polemiche del passato. Dobbiamo guardare al futuro. E ci presenteremo uniti“.

Un’altra divisione si rivelò strategica alle Regionali. In quel caso fu Sergio Pirozzi a dividere il centrodestra. Un episodio sul quale Antonio Tajani non ha dubbi: “Fu Pirozzi a scegliere di presentare la sua candidatura alternativa. Se non ci fosse stato probabilmente avremmo vinto. Anzi, sicuramente“.

In fuga dalla candidatura

Roberto Gualtieri e David Sassoli

Il ruolo di sindaco di Roma viene considerato pesante quanto tre ministeri. Eppure in queste settimane si assiste alla fuga dalla candidatura. tanto nel centrosinistra quanto nel centrodestra e nel mondo civico. Hanno dichiarato la loro indisponibilità figure di spessore come gli ex premier Paolo Gentiloni ed Enrico Letta, il presidente del Parlamento Ue David Sassoli. Ha detto no l’ex ministro Carlo Calenda spiegando che il suo non è un nome che aggrega e “piuttosto il Pd si getterebbe nel Tevere”. (leggi qui Giachetti lancia Calenda. Morassut lancia i temi).

Ma anche nel centrodestra ci sono defezioni eccellenti. Giorgia Meloni ha fatto sapere che non è interessata. Antonio Tajani non critica la fondatrice di Fratelli d’Italia: anzi condivide la sua indisponibilità. Dice “Chi fa il leader politico a livello nazionale deve restare a fare quello. Ci vuole qualcuno che si dedichi a fare il sindaco per i prossimi cinque anni e non abbia altre distrazioni“. (leggi qui Zingaretti: il nome del sindaco c’è).

Le Comunali sono elezioni che Antonio Tajani ha affrontato direttamente; nel 2001 venne messo in campo lui per fronteggiare Walter Veltroni. Nell’intervista al Tempo gli chiedono perché non scenda in campo direttamente lui . La risposta assomiglia ad un ‘abbiamo già dato’.

Dice Tajani “È vero, io sono stato quello che ha preso più voti di tutti a Roma, anche di Alemanno quando ha vinto nel 2008. Oggi però faccio l’europarlamentare e il vicepresidente di Forza Italia. Non posso abbandonare questi incarichi. Non sarebbe giusto. Ma sicuramente darò una mano nella battaglia per il Campidoglio“.

Abbiamo già dato: appunto.

Tajani, fuori i nomi

Guido Bertolaso

Metà del profilo è tracciata, resta l’altra metà da delineare: un uomo capace di mettere d’accordo Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni, Matteo Salvini. Una figura capace di unire il centrodestra e allo stesso tempo che non faccia ombra.

Antonio Tajani non cade nella trappola. “Non è il momento di fare nomi. Ma penso che debba essere qualcuno sul modello Bertolaso”.

Il nome ‘Bertolaso’ evoca il 2016 quando l’ex direttore della Protezione Civile venne bruciato sull’altare della politica. Troppo autonomo, troppo estraneo alle sagrestie dei Partiti, impossibile mettergli le briglie: a destra hanno capito all’epoca ciò che non avevano compreso a sinistra. E cioè che non puoi far diventare sindaco un Ignazio Marino se poi pensi di muoverne i fili come una marionetta.

Sul nome di Bertolaso nel 2016 si è consumata una profonda frattura nel centrodestra.

Antonio Tajani mette in chiaro: “Non dico che debba essere Bertolaso, ma qualcuno che abbia un profilo come il suo. Una persona che abbia dato prova di saper amministrare. Ad esempio, può essere un militare, oppure un manager. Qualcuno che provenga da una branchia dello Stato o da una grande azienda privata“.

Come nel Gioco dell’Oca si torna alla casella del Via iniziale. Si deve capire chi sarà a fare il nome ed a scegliere il candidato. Il Partito della coalizione che ha piu’ voti? “Non è questione di chi ha piu’ voti a livello nazionale. Deve essere qualcuno svincolato dalle logiche di Partito. Naturalmente dovra’ provenire dalla cultura di centrodestra“.

Cinque anni di Virginia

Virginia Raggi © Imagoeconomica, Alessia Mastropietro

Cinque anni di Raggi hanno lasciato il segno. Per Antonio Tajani la sindaca “non ha risolto nulla. Basta guardare la città per rendersene conto. Roma è abbandonata a se stessa. Non è solo mal governata. È peggio, e’ immobile“. Non salva nulla. “Non riesco a trovare un elemento positivo. I trasporti non funzionano. La pulizia della città non esiste. E poi c’è il problema dello smaltimento dei rifiuti“.

In questi anni la Capitale è stata sommersa dai rifiuti. Antonio Tajani ricorda che a Roma serve tutto il ciclo moderno deirifiuti “Non è possibile che la Capitale non abbia termovalorizzatori. Ricordo che quello di Acerra lo abbiamo inaugurato noi. A Roma serve una rivoluzione. Certo, con la Raggi in Comune e Zingaretti in Regione che si rimpallano il problema non si andra’ mai da nessuna parte”.

Per Tajani Roma deve avere poteri speciali: la legge c’è già, basta usufruirne. “Zingaretti deve rinunciare a un po’ dei suoi poteri e la Raggi deve chiederne di più. E non serve un sottosegretario, la città non deve finire sotto tutela. Poi c’è la questione dell’autonomia, che non puo’ riguardare solo le regioni del Nord. Roma non può essere trattata come le altre città, per il semplice motivo che è una realtà estremamente più complessa“.