Giachetti lancia Calenda. Morassut lancia i temi

Il dibattito sul candidato del Centrosinistra alle elezioni di Roma. Giachetti lancia Carlo Calenda "È l'uomo giusto”. Roberto Morassut traccia il percorso per governare bene la Capitale. E farle recuperare gli anni perduti da Virginia Raggi

Io credo che Carlo Calenda sarebbe perfetto: capacità ed esperienza di governo, sensibilità istituzionale, proveniente dal mondo delle imprese. Lui sarebbe il perfetto sindaco di Roma. Attenzione: il prossimo sindaco dovra’ gestire il Giubileo del 2025”. Parole di Roberto Giachetti, deputato di Italia Viva, vicepresidente della Camera dei Deputati e candidato sindaco contro Virginia Raggi nel 2016. Lo ha detto in una lunga intervista rilasciata a Fernando Magliaro e pubblicata oggi sul quotidiano Il Tempo. Alla quale fa da contraltare un’altra intervista, quella rilasciata da Roberto Morassut all’Agenzia Dire.

È quello che serve a Roma

Roberto Giachetti

Calenda ha un carattere forte, ma è quello che serve a Roma”, sostiene Giachetti. Per il deputato “due messaggi devono essere estremamente chiari. Il primo: a Roma il problema non è Virginia Raggi ma i 5Stelle e chi propone accordi strutturali con loro per le Comunali non potrà ricevere il nostro sostegno”.

E “il secondo è questo: se il Pd pensa per Roma di adottare il metodo del confronto come in Toscana, noi ci siamo. Ma se pensa di usare quello della Puglia, con Emiliano da prendere o lasciare, o, peggio ancora, quello Liguria con la scelta di Ferruccio Sansa insieme ai 5Stelle, allora Italia Viva andrà per conto suo. E a Roma non siamo di certo irrilevanti”.

A sinistra c’è la fuga da Roma? “E non da oggi. Non è che nel 2016 fosse diverso. E l’alleanza con i 5Stelle non è certo delle ultime giornate“, prosegue l’esponente di Italia Viva.

Zingaretti prende in giro gli elettori

Carlo Calenda. Foto © Benvegnu’ Guaitoli / Imagoeconomica

Io ero candidato sindaco e correvo contro la Raggi e intanto D’Alema raccoglieva i curricula per la composizione della Giunta grillina. Qui il problema non è Virginia Raggi in se’. In questi cinque anni mica ha governato da Marte. Lei è il frutto di un blocco di potere. Chi oggi dice ‘Si’ ai 5Stelle ma no alla Raggi‘ sta prendendo in giro gli elettori“.

Quanto ai nomi circolati di Enrico Letta e David Sassoli, entrambi non interessati a correre per il Campidoglio, Giachetti replica: “Forse qualcuno nel Pd pensava e pensa che dopo il disastro dei 5Stelle a Palazzo Senatorio il prossimo sindaco ci venisse portato su un vassoio d’argento. Ma se non stanno attenti e non si muovono per tempo rischiano di passare la mano di nuovo al centrodestra”.

Problemi mai affrontati

VIRGINIA RAGGI. FOTO © CARLO LANNUTTI / IMAGOECONOMICA

Sarebbe spettato alla Raggi avviare i lavori per il Giubileo. Noi iniziammo nel 1993 a lavorare per quello del 2000, aprendo i cantieri fra il 1996 e il 1997“, incalza l’esponente renziano.

Che aggiunge: “A Roma ci sono quanto meno problemi pratici quotidiani che da un decennio i Sindaci non hanno saputo affrontare: trasporti e mobilità, la manutenzione ordinaria dalle strade al verde alle scuole e, infine, i rifiuti. E non ho neanche preso ancora in considerazione gli investimenti. La Raggi e i 5Stelle sono quelli che in nome della ordinarieta’ delle cose hanno detto no alle Olimpiadi, hanno distrutto il progetto Stadio della Roma e affossato praticamente tutte per grandi opere. Di fatto, abbiamo perduto un quinquennio pieno: nel 2021 è come se Roma fosse ancora al 2016 avendo perduto, però, tantissime occasioni”.

A breve Italia Viva organizzera’ una ‘Leopolda romana’: “Sarà proprio il momento del confronto. Prima di trovare i nomi, che comunque mancano, dobbiamo identificare la visione della Roma del futuro. E questo sarà il momento“. 

Riecco Morassut

Roberto Morassut. Foto © Imagoeconomica / Stefano Carofei

In queste ore non è quella di Roberto Giachetti l’unica voce a parlare di Roma. È tornata a farsi sentire quella di Roberto Morassut, già assessore all’Urbanistica ai tempi di Walter Veltroni. E più recentemente, nel 2016, candidato sindaco alle primarie del Pd. (Leggi qui Fuga dalla candidatura. Anche Morassut dice no. Perché nessuno vuole correre da sindaco di Roma).

Al prossimo giro, nel 2021, ha giurato che non partecipera’ alle comunali. Ma poi, durante un’intervista con l’agenzia Dire, la sua passione per i temi della Capitale ha preso il sopravvento. E non sono mancate proposte, a partire da quella relativa ad un miliardo di euro da mettere sul tavolo per le periferie.

Un’intervista nella quale Morassut dice di non essere disponibile alla candidatura. Ma nella quale parla dei problemi di Roma con la competenza tipica del sindaco.

Il riformismo civico

Il Campidoglio

I candidati? “Non vorrei parlare della situazione di Roma… Mi sono dato una consegna: di non parlare più di Roma. Anzi di candidature. Non sia mai, per carità di Dio”. –

I problemi della Capitale? “Purtroppo riguardo a Roma si continuano a fare molte chiacchiere inutili. Politicismi, schemi a tavolino, lotterie di nomi di ogni campo politico (anche rispettabili) ma dei quali alla gente, senza un rapporto con la durezza dei problemi, importa meno di zero”.

Roberto Morassut è un politico navigato. Le miglia percorse nei mari dell’amministrazione gli consentono di lanciare un avvertimento. Invita a stare attenti, Partiti e Civici perché c’è il rischio di sconfinare in una “rivendicazione generica di rinnovamento”. Cioè dire in maniera vuota che occorre rinnovare, scadendo “nel ‘comitatismo’, cioè nella voglia di sostituire i Partiti con i comitati. Una sostituzione di strutture e non di politiche. È una deriva gia’ vista con la Raggi e i risultati eccoli qui. Semmai bisogna unire riformismo e civismo. Serve un ‘riformismo civico’ in cui le due dimensioni si arricchiscono reciprocamente».

Le proposte di Morassut

L’Aula Giulio Cesare

Sul fronte delle proposte. “In cinque anni ci vorrebbe un miliardo per la periferia. Duecento milioni all’anno per manutenzione stradale, spazi pubblici, recupero del patrimonio abitativo pubblico, delle scuole e rinnovo del parco mezzi del trasporto pubblico, per programmi di mitigazione ambientale nelle zone a rischio che a Roma sono tante. Non è un obbiettivo stratosferico, anzi, assolutamente ordinario”.

Nei giorni scorsi Il Messaggero ha affossato Virginia Raggi con una contestazione: spaccia per capolavori le banali riparazioni delle buche e le manutenzioni ordinarie.

Questa amministrazione non sa nemmeno spendere quel che ha e in questi anni ha inoculato la paura del fare tra i quadri dell’amministrazione. Ha radicato il terrore della firma. E in più Roma ha perso risorse. Bene, riportare il livello degli investimenti ad almeno un terzo del volume di dodici anni fa sarebbe già una conquista”.

I lavori di oggi vengono giudicati “Lavoretti da pane e pezzetti. Tappetini stradali di pochi millimetri per fare da specchio per le allodole. Serve un serio piano poliennale per i servizi in periferia: nei quartieri popolari e nelle borgate. Acqua, strade, scuole, ristrutturazione delle case popolari, decoro urbano, depurazione e approvvigionamento idrico. Solo questo vale un miliardo, un miliardo e mezzo in cinque anni. Ecco, un nuovo sindaco concreto e operoso dovrebbe porsi questo obiettivo minimo di partenza che non ha colore politico“.