Raggi, nuovo No di Zingaretti. Bugani: “Non capisce una mazza”

Foto © Livio Anticoli / Imagoeconomica

Nicola Zingaretti chiude ancora una volta la porta alla candidatura di Virginia Raggi a Roma. Tiene aperto uno spiraglio per l'alleanza. Le dure reazioni di Crimi e Bugani. Verso la rottura definitiva.

Un ramoscello d’ulivo in una mano, un fucile da combattente nell’altra: come Yasser Arafat nel suo celebre discorso all’Assemblea Onu nel ’74. Nicola Zingaretti ha mandato un messaggio altrettanto chiaro al Movimento 5 Stelle: via Virginia Raggi se vogliono il ramoscello d’ulivo ed aprire un dialogo con il Pd per le Comunali di Roma. Se insistono con la candidatura della sindaca, il suo Partito è pronto a scendere in campo con tutta la forza organizzativa e di mobilitazione delle quali è capace.

Serve una grande alleanza

Il primo messaggio parte in mattinata dalla Casa della Salute di Torrenova, territorio della Asl Roma 2. Nicola Zingaretti partecipa all’inaugurazione della campagna “Test scuola sicura” .

«Il mio pensiero è conosciuto – ribadisce il Segretario nazionale del Pd – e credo sia opinione di tutto il Pd. Roma ha bisogno di un cambiamento, di voltare pagina. Serve una grande alleanza che ridia alla Capitale quello che merita e questo non coincide con l’attuale sindacatura che credo che sia stata il principale problema di Roma in questi ultimi anni».

C’è poco da spiegare. È un nuovo ed inequivocabile no dopo quelli pronunciati nei giorni scorsi da Nicola Zingaretti con altrettanta chiarezza. È una nuova apertura al Movimento fattosi Partito, confermando la linea annunciata l’altra settimana dal suo vice in Regione Lazio Daniele Leodori. (leggi qui Il no di Leodori a Raggi. Ma non al M5S). Il segnale nuovo è verso i diversamente renziani di Base Riformista: nei giorni scorsi avevano sbarrato le strade anche ad un possibile dialogo con i grillini a prescindere da Virginia Raggi in campo o a casa. Ora è il Segretario nazionale a ribadire che la linea invece è quella. (leggi qui Pd, Base Riformista in rivolta contro le aperture di Leodori al M5S).

Perché questa linea? Perché nessuno più di Nicola Zingaretti sa che i grillini non sono tutti uguali. Perché lui in regione ha all’opposizione Roberta Lombardi che non è disposta a spostare d’un millimetro la sua trincea: ma sui progetti che erano sia nel programma elettorale a 5 Stelle e sia su quello del Pd non ha mai fatto mancare l’appoggio. Altri grillini invece avrebbero rinunciato a mantenere l’impegno con i propri elettori pur di creare difficoltà ad un presidente Dem.

Troppi No a Raggi, pochi motivi

Il Movimento 5 Stelle non sembra disposto a mettere in discussione la posizione di Virginia Raggi e la sua candidatura ter. (Leggi qui Il ‘Daje’ di Beppe Grillo benedice il terzo giro di Virginia Raggi).

«Vedo troppi no secchi e poche motivazioni. Possiamo fare tutte le critiche che vogliamo, ma Roma non è peggio di prima, anzi è migliorata. Si comincia a vedere il frutto del lavoro di Virginia». A dirlo è stato Vito Crimi, capo politico del M5s, in un’intervista al ‘Corriere della Sera‘, nella quale ha confermato la ricandidatura di Virginia Raggi nella capitale.

Più appuntito Max Bugani, capo staff di Virginia Raggi. Sulla sua pagina facebook ha commentato «Se Zingaretti pensa di costruire una solida alleanza continuando a insultare Virginia senza alcuna logica, non ci ha capito molto. Parole del genere le può dire solo chi non conosce Roma, chi non conosce Virginia e chi non capisce una mazza di politica. Datti una registrata, fenomeno, e fatti un bel bagno di umiltà».

Verso il no definitivo

L’uscita di Crimi e l’intervento da statista di Bugani non hanno accorciato le distanze, né hanno impressionato il Segretario del Pd. Anzi. Lo fa con il pretesto di confermare la posizione assunta dal sindaco di Milano Beppe Sala.

Volando un po’ più alto dei suoi interlocutori grillini, Nicola Zingaretti ha ricordato che «Nei sistemi maggioritari a turno unico credo sia logico far prevalere il sostegno all’unica candidatura che può vincere. E le uniche candidature che possono fermare le destre sono quelle delle alleanze plurali, civiche e aperte di centrosinistra che sostiene il Pd. Poi decidono i territori».

In pieno appoggio a sala ha aggiunto: «Le alleanze da sempre vanno decise comune per comune e regione per regione. Da sempre, e anche in questo caso, abbiamo costruito candidature che trovano una forza nei territori».

Poi la frase che potrebbe essere interpretata come l’ultimatum: «Mancano pochi giorni, ora mobilitazione generale».

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