Elezioni, vertice allo Stato Maggiore: nel mirino Castelnuovo e San Biagio

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

La mappa è srotolata e affissa in evidenza su una parete dello Stato Maggiore Difesa a Roma. I generali la fissano perplessi, studiando l’area sud della provincia di Frosinone.

A rompere per primo il silenzio, deve essere stato il generale Claudio Graziano: Capo di Stato Maggiore della Difesa, arruolato negli Alpini nel 1974, già comandante della compagnia ‘mortai’ al battaglione Trento, decine di missioni all’estero tra Mozambico, Stati Uniti, Afghanistan. Dall’alto delle sue quattro stellette bianche incastonate su una greca, l’ufficiale che coordina le forze armate italiane deve avere detto «C’è qualcosa che non mi convince in provincia di Frosinone».

A fargli eco è stato il generale di corpo d’armata Danilo Errico, che comanda l’Esercito Italiano, ha partecipato alle missioni “Vespri Siciliani” e “Riace”, espertissimo in Mobilità Tattica. «I sospetti stanno tutti qui: Castelnuovo Parano e San Biagio Saracinisco».

Alle loro spalle, con altre carte messe su un tavolo ed illuminate dalla rada luce di una lampada, un ufficiale di Stato Maggiore inizia ad esporre le prime teorie. «Deve essere stato il Comando Forze Difesa Interregionale Sud: sono stati loro i primi a muoversi. Con azione rapida e repentina, hanno raggiunto San Biagio Saracinisco ed in meno di venti minuti hanno consegnato la lista. Conteneva tutto: firme autenticate, copie dei documenti d’identità, accettazione delle candidature. Ineccepibile. Sono tutti militari di origine napoletana».

Scambiandosi uno sguardo di approvazione, il Capo di Stato Maggiore della Difesa ed il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, convengono: «Un esempio di efficienza, capacità organizzativa, tipico delle alte virtù militari di quei Reparti».

L’analisi continua, con una voce che giunge da un altro tavolo: è il generale di Squadra Aerea Enzo Vecciarelli, Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica. «Stiamo ancora studiando i dettagli: ma pare che in maniera simultanea, sia scattata la reazione degli artiglieri. Meno di mezzora dopo la fanteria, hanno raggiunto pure loro San Biagio Saracinisco e si sono attestati. Hanno preso posizione in tutti i punti strategici, con una loro lista. Sono ancora in corso verifiche ma pare che molti dei candidati siano in servizio al Comando Artiglieria Contraerea di Sabaudia».

Le perplessità iniziano a maturare quando il Direttore dell’Aisi, l’agenzia che ha assorbito l’eroico servizio segreto militare Sismi, ammette: «In effetti c’è anche una terza lista di candidati. Pare che pure loro siano tutti appartenenti alle forze dell’ordine, ma ancora non abbiamo raccolto sufficienti informazioni. I nostri sensori ci faranno sapere nelle prossime ore».  Il direttore Franco Gabrielli è il più sospettoso: «non bisogna sottovalutare, ricordatevi cosa accadde con la Guardia Forestale negli anni Settanta». Il riferimento, con ogni probabilità, è ai reparti che armati di zappa e piccozza si sarebbero preparati a compiere il Colpo di Stato previsto nel Piano Solo, organizzato dall’eroe della II Guerra Mondiale Junio Valerio Borghese.

C’è tensione nella Sala Operazioni. «A San Biagio Saracinisco abbiamo 345 abitanti e ben cinque liste di candidati al Consiglio Comunale… Abbiamo anche l’altro fronte, vero?» domanda il generale Graziano.

«Si signor generale, è il fronte di Castelnuovo Parano: lì ci sono 902 abitanti e 6 liste» gli rispondono.

«Di cosa si tratta?» chiede il responsabile degli Eserciti. «Ci sono essenzialmente Carabinieri, poliziotti, finanzieri. Sono quasi tutti residenti a Napoli, Caserta, in Sicilia, ma anche a Latina, Roma, Rieti. Nessuno è di lì: né di Castelnuovo né di San Biagio».

Il gabinetto di Crisi è seriamente preoccupato. Manca la Marina. Bisogna capire se non ha le mani in pasta nell’operazione perché  ne è estranea, oppure perché le difficoltà logistiche hanno rallentato la  mobilitazione. Dopotutto, arrivare con motovedette e siluranti fino a San Biagio e Castelnuovo non è agevole.

«Bisogna indagare, accertare chi sta da una  parte e chi dall’altra. Soprattutto bisogna capire cosa c’è sotto. Perché decine di persone, prevenienti da Corpi armati diversi, si siano unite nello stesso momento, nello stesso posto, per una stessa operazione!».

Nessuno di loro ha voluto prestare fede all’autorevolissimo Il Messaggero. Che nella pagina di Frosinone lo spiega.

Per legge, hanno diritto ad un mese di aspettativa per l’attività politica. Nelle precedenti elezioni hanno collezionato tutti zero voti.

 

Viva l’Italia.

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