Elisabetta ed Italia settant’anni e non sentirli

La Regina Elisabetta e la Repubblica italiana festeggiano l'anniversario nello stesso giorno. Chi delle due sta meglio? Guardando la parata ai Fori viene il dubbio che in questi anno non abbiamo imparato niente dal nostro passato

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

Quest’anno la regina  Elisabetta d’Inghilterra ha compiuto settant’anni di regno. La più longeva sovrana della storia. Se li gusta dall’alto dei suoi splendidi 96 anni di età avendo attraversato quasi tutto il secolo scorso testimone di momenti incredibili di storia. A celebrarla in questi giorni tutti gli inglesi, meglio dire britannici e gran parte della popolazione mondiale convinta ormai che la sovrana sarà più longeva di Highlander.

Ne sa qualcosa il povero principe Carlo che a 73 anni non entra ancora in carica ed è contemporaneamente già prossimo alla pensione.

Splendida settantaseienne è anche la nostra Repubblica Italiana, la nostra amata Italia che il due di giugno ha compiuto il suo settantaseiesimo anno celebrandolo con la consueta parata militare. Sempre bella, soprattutto dopo due anni di stop per la pandemia. Infatti protagonisti ne sono stati anche medici e paramedici impegnati contro la guerra al covid che insieme alle forze armate hanno reso un grande servizio all’Italia.

Sta meglio la regina

I sanitari alla parata del 2 giugno – Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica

Non so quale delle due sia più in forma ma visto i trascorsi io due lire le scommetterei più sulla regina Elisabetta che per i propri sudditi è e resta un importante esempio e soprattutto una vera guida. La nostra Repubblica seppur da tutti amata zoppica un po’ di più, presa dalle progressioni matematiche di prima seconda e terza repubblica che finora sono sembrate più slogan che veri cambiamenti.

E poi giudizio personalissimo, la prima non si scorda mai. È come la prima fidanzatina. Non molti ricordano che la data del due giugno 1946 è considerata la nascita della Repubblica perché lo decretò il popolo italiano attraverso il referendum che vide il ballottaggio contro la monarchia.

Vinto di misura dai repubblicani nonostante sostenuto da praticamente tutti i Partiti dell’epoca e fonte epocale di numerose polemiche e contestazioni. Ci fu un momento subito dopo il referendum che si temette la guerra civile, non fosse bastata quella mondiale, scongiurata solo grazie alla fermezza e condivisione dei neonati Partiti.

Elisabetta l’arzilla

Emanuele Filiberto Savoia (Foto: Alvaro Padilla © Imagoeconomica)

Eppure il dubbio a molti è rimasto ed anche noi come la Gran Bretagna avremmo potuto oggi festeggiare insieme a qualche sovrano regnante come accade in molte monarchie costituzionali europee.

Una ipotesi sempre affascinante tranne quando ti ricordi che gli eredi Savoia, comunque bistrattati dal governo repubblicano, non hanno di certo aiutato loro stessi infognandosi in scandali vari tra casinò e affari finiti male o più puerilmente finendo per fare i ballerini in tv o i giudici nei talent televisivi beatamente seduti a fianco di Maria De Filippi che a tratti sembrava più regina di loro, almeno televisivamente.

Però diciamocelo ad aver avuto una bella regina tosta e arzilla come Elisabetta un pensierino ce lo avremmo fatto più volentieri. Ma si sa di uomini e donne di ferro ne escono pochi in ogni secolo.

Per questo i padri costituenti crearono una Costituzione che avrebbe dovuto resistere anche al rischio di future inettitudini di eventuali classi dirigenti più mediocri di quella che la creò. Ma oggi tanti dettami costituzionali rimangono caduti nel vuoto: lavoro, uguaglianza, giustizia sociale, sanità, solidarietà. Per non parlare poi dell’Italia che in costituzione ripudia la guerra poi manda armi a tonnellate dove capita, da ultimo in Ucraina.

Generale, dietro la collina…

Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica

È con i cannoni a lunga gittata italiani e norvegesi infatti che da ieri l’esercito ucraino bombarda la “sua” Mariupol distruggendo a caso quello che capita. Esattamente come avevano fatto prima di loro i russi.

Eppure sembra che oltre agli americani siamo gli unici intransigenti tra armi e sanzioni. È di ieri la notizia che la Germania nonostante abbia più volte annunciato l’invio di armi e le abbia già censite ed individuate ancora non invia realmente nessuna fornitura bellica da settimane con uno strano tergiversare che sembra più un pattinare in attesa di qualcosa.

E che dire della Francia, Macron si preoccupa ogni giorno di dire che in ogni caso non bisogna umiliare Putin, che se lo dicesse Salvini lo lapiderebbero subitaneamente in piazza del Parlamento. Provocando anche la reazione stizzita di Zelensky e dei suoi ministri che ormai sembrano i supremi giudici mondiali di qualsiasi cosa dalla guerra ai concorsi canori.

Ed allora tra feste di monarchi e di repubbliche ti ricordi che è in corso ancora una guerra dura e sanguinosa, crucca e assassina direbbe il generale di De Gregori

Lo sbarco in Normandia

E ti torna in mente che proprio oggi 6 giugno nel 1944 le forze alleate sbarcavano in Normandia determinando una svolta alle storti della guerra.

Anche l’anniversario dello sbarco è oggi uno splendido settantottenne. Che se potesse parlare chiederebbe agli attuali guerreggianti se non hanno davvero imparato niente dalla Storia. Dal sangue che rosso bagnava le rive normanne ed oggi i campi ucraini. Delle vite spezzate premature. Della sofferenza di migliaia di famiglie.

Mi chiedo come mi succede spesso quale sia il senso delle celebrazioni se degli avvenimenti non ne capiamo il vero valore storico e i reali messaggi e sentimenti.

Me lo ha ricordato l’intervista ad una signora ucraina di una certa età. Guardando fisso il giornalista ha detto: “Ma è possibile che ci sia veramente una guerra nel 2022?”. E poi con gli occhi lucidi ha aggiunto “e parliamo anche la stessa lingua.” Che voleva dire veramente che delle esperienze nefaste della guerra non abbiamo imparato niente.

Chissà cosa diranno tra settant’anni i nostri posteri celebrando il ricordo di una guerra tanto assurda. Sul palco basterebbe prendere il microfono e dire: “fu una guerra combattuta solo per interessi da deficienti che non hanno imparato e non impareranno nulla dalla storia”.

La regina Elisabetta anche novantaseienne se mi sentisse sarebbe d’accordo con me, ci potrei scommettere. Perché chi una guerra l’ha vissuta non vuole mai viverne un’altra. Per nessun motivo al mondo.

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