Piero Albery, le vite in uno scatto: eravamo felici e non lo sapevamo (di F. Dumano)

Foto: copyright Archivio Piero Albery

Nato a Trapani, arrivò in Ciociaria dopo avere vissuto a Milano. Stragista di cuori, amò davvero solo la sua macchina fotografica. Con la quale Piero Albery ha immortalato una generazione. Permettendoci di dire: 'Eravamo felici e non lo sapevamo'

Fausta Dumano

Scrittrice e insegnante detta "Insognata"

Quanta bella gioventù  nei ricordi in bianco e nero… Elencarli tutti  non è possibile, ma nell’archivio di  Piero ci sono tante foto  che narrano quest’angolo del salotto principale di Arpino: i tre gradini della chiesa.

Che trattasi  di una foto della nostra generazione appare evidente subito. Non le pettinature, neanche il vestire. Manca  Lui, l’oggetto simbolo della nostra epoca: sì manca lui, il cellulare. Nessuno è distratto dalla chat, dai social, dai messaggi. Era un mondo tutto reale, ci incontravamo in piazza, la nostra vita non era in diretta, selfie e tags.

Possiamo raccontare la nostra epoca con le immagini perché ad Arpino un giorno arrivò lui, l’Albery, con un misto tra il milanese e il siciliano. Un artista, non solo della fotografia, un artista complesso a 360 gradi.

Raccontare Piero non è semplice. Nella foto è il primo ragazzo partendo da destra. Nato a Trapani, dopo aver vissuto nella metropoli milanese per diversi anni, sbarca ad Arpino. Chissà che impatto. Ma in fondo si è ambientato così bene che ancora vive ad Arpino.

Accademia di Belle Arti, si dedica alla grafica e alla fotografia dagli anni Settanta. Da qualche anno ha riscoperto anche la pittura ed ha organizzato proprio ad Arpino una mostra. Digitando il suo nome in rete esce la vasta produzione di libri a cui ha contribuito con i suoi scatti.

Oggi  il suo archivio fotografico è immenso, ha raccolto volti, episodi, panorami  che permettono di ricostruire la storia del quotidiano. La macchina fotografica è stata per lui come la coperta di  Linus, sempre dietro a catturare qualcosa con il suo obiettivo .

Ogni tanto sul suo profilo facebook squaderna immagini, scaraventandoci in un film in bianco e nero, ogni tanto fazzoletti in mano. Scatti a volte ”indiscreti”che narrano amori consumati nel tempo, sigarette clandestine. Spesso qualcuno citofona sulla sua bacheca: ‘Avresti una foto del mio nonno, di mia madre piccola?’. Anche io spero che prima o poi dal suo archivio esca fuori una foto del mio papà…

Ricordi in bianco e nero ,mi sembra giusto accedere i riflettori sul fotografo Piero, in quando questa serie, nata da un’ idea geniale del mio direttore, il Porcu, si nutre delle immagini del  Piero.

Narrare  Piero  è narrare l’arrivo di un ragazzo che non passò inosservato. E allora un po’ di ”sano gossip”… Anche  Piero è stato uno stragista di cuori, tanto stragista che agli archivi dell’anagrafe il sistema è andato in tilt per registrare i suoi matrimoni.

Oggi, pace dei sensi, fa il marito ed il papà. Sicuramente state ricordando il suo arrivo quasi misterioso e con il suo arrivo cominciarono le mostre, la sua raccolta sui portali. In tanti eravamo consapevoli  che scattasse foto, ma solo ora che sta rendendo noti i suoi scatti  scopriamo ”che ci ha sorpreso” in ogni dove: sui balconi, sulle terrazze, nelle feste pubbliche e private… Ha ”scovato” coppie abbracciate nei cortei…

Ricordi in bianco e nero, grazie a lui abbiamo l’ immagine di quel film ”come eravamo, quando eravamo felici e non lo sapevamo”-

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