L’esodo da Roma che impoverisce tutto il Lazio

L'esodo che sta interessando Roma sta impoverendo tutto il Lazio. I centri decisionali, ad uno ad uno, si stanno trasferendo a Milano: più attraente, più funzionale, meno burocratica. L'allarme degli industriali. la risposta data in queste ore da Virginia Raggi. Ecco perché sarà inutile.

In pochi anni hanno fatto le valigie SkyTg24, Mediaset e Il Giornale nel settore dell’informazione. Esso e Total Erg hanno seguito la stessa strada nel settore dei petroli. Via anche i marchi Citroen, Opel e Peugeot con tutto il gruppo Psa, nel ramo automotive. Prima di loro aveva salutato Pagine Gialle (oggi Consodata). Il pezzo forte però è stato l’addio di Almaviva contact: un colpo da 1.666 dipendenti. Al confronto è robetta la partenza di Baxalta, il gruppo farmaceutico nel quale c’era Takeda con il suo strategico Communication Corporate, diventato ormai inutile. Stesso ragionamento fatto da Mylan una delle aziende leader nella produzione di farmaci equivalenti e di specialità medicinali nel mondose. L’ultima in ordine di tempo a sbaraccare è Wind-Tre.

I centri decisionali delle grandi aziende hanno lasciato Roma. Altri si preparano a farlo. Lasciando sul terreno migliaia di posti, cancellando lavoratori di tutto il Lazio; concedendogli la sola prospettiva di accettare il trasferimento a Milano.

La sollecitazione partita lunedì dagli industriali del Lazio aderenti a Unindustria, FederlazioAcer, Coldiretti RomaConfcommercio RomaCna RomaConfesercenti Roma (leggi qui La politica incapace e la scialuppa di quelli che lavorano) ha avuto il merito di mettere sotto i riflettori una migrazione di massa avvenuta finora nel più totale silenzio.

La risposta della sindaca di Roma Virginia Raggi è arrivata solo nel pomeriggio. Dopo una ulteriore puntura di spillo data dal presidente di Unindustria Filippo Tortoriello a margine dell’evento sulle elezioni europee organizzato da Confindustria. «Una città deve essere attrattiva, deve saper competere a livello internazionale. È proprio quello che abbiamo detto ieri, vogliamo che Roma sia percepita come una realtà internazionale». E Roma vuol dire Lazio. Se non altro per i posti di lavoro che crea, per l’indotto nel campo alberghiero, alimentare, dei servizi, delle costruzioni…

Il si al confronto è arrivato intorno alle 16.30. Ma sarà un ulteriore inutile tavolo. Che non produrrà niente. Perché Roma ormai la sua battaglia l’ha persa. Milano attrae e lo farà per i prossimi anni. Perché a governarla ci sono sindaci che perseguono la stessa strategia, a prescindere dal colore politico della bandiera sotto la quale sono stati eletti. Nella Capitale ormai siamo in presenza di quella che Nicola Zingaretti ha definito «Una crisi di sistema». Occorreranno anni e miliardi di euro per invertire la rotta. Non basteranno se non ci sarà la volontà di cancellare gli ultimi anni e ripartire.

Roma non è città d’Europa

Un dato su tutti. Lo fornisce Assimpredil, l’Associazione delle imprese edili e complementari di Milano, Lodi e Brianza. Ha commissionato uno studio al Cresme, il Centro ricerche economiche sociali di mercato per l’edilizia e il territorio. Risulta che sia in atto la fuga dalle grandi città: troppo inquinate, caotiche, costose. Con una sola eccezione: Milano. È l’unica città italiana ad attrarre nuovi abitanti. Almeno 150mila all’anno: che spendono, consumano, prendono i mezzi, insomma creano economia.

Roma rifiuta le olimpiadi. Milano con l’Expo si è posta sotto i riflettori di tutto il mondo. A chi domandava a cosa servisse tutta quella spesa, la risposta è arrivata l’anno successivo all’Esposizione Universale. Dopo Expo sono arrivati a Milano più di 5,5 milioni di visitatori, superando il record registrato in occasione dell’esposizione.

Le analisi dicono che i turisti hanno trovato a Milano bus più puntuali di quelli che circolano a Roma. E che non si incendiano.

In percentuale, è un aumento del 2,07%, e riguarda soprattutto americani, tedeschi, francesi e cinesi.

Finestra sull’Europa

A Milano arrivano studenti da tutta l’Italia. I giovani milanesi invece se ne andranno all’estero. Punteranno su Berlino, gli Usa. Ma non su Roma. «Il confronto – spiega Alfredo Pallone, componente del board di Enac, l’ente per l’aviazione civile – ormai è con Berlino, Amburgo, Barcellona, la Catalogna. Roma è in abbandono. Milano ha avviato una politica di conversione urbanistica che punta a riqualificare, modernizzare, umanizzare. Fa di tutto per essere attraente: l’efficienza della burocrazia milanese è prussiana, soprattutto l’attenzione per le imprese e le startup innovative è massima».

Milano condivide i suoi progetti con gli imprenditori privati, si appoggia alla loro rete, interagisce con le altre capitali dell’innovazione come Amsterdam. Il rapporto con le università ed i loro poli di ricerca è continuo, alla ricerca di nuove idee per il rilancio economico. Non in una sola direzione. Ma a raggio molto ampio: agricoltura, industria, turismo, food.

A Roma il silenzio

«Le forze produttive italiane sono preoccupate perché nessuno le ascolta. La preoccupazione degli imprenditori romani è assolutamente fondata. La capitale è in una condizione molto difficile e forse ora si avverte di meno perché coincide con quello che avviene in Italia. Ha anticipato una catastrofe che poi è diventata italiana» ha detto il segretario del Pd Nicola Zingaretti

I primi ad accorgersene sono stati gli industriali. Per questo hanno chiesto di mettere in piedi una progettualità a medio lungo termine, partendo dai problemi immediati: le metropolitane, il decoro, i rifiuti. Per le associazioni che rappresentano il 70% delle imprese, l’80% del Pil di Roma Città Metropolitana «se ci fosse la volontà dell’amministrazione di mettere a punto un master plan da presentare in un forum internazionale e fare di Roma un think tank di tutte le problematiche metropolitane questo cambierebbe la percezione della città».

Lo cambierebbe per Roma. Lo cambierebbe per il Lazio. Sarebbe l’inizio del ritorno ad un’inversione di tendenza.