Essere onesti costa

Il bene non può prevedere guadagno, altrimenti non è bene: è affare, business, convenienza. Per questo, essere onesti costa. Ma non c’è bisogno di eroismi eccezionali è sufficiente l’eroismo della vita quotidiana, senza gesti eccezionali.

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

Se, facendo il bene, sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio. A questo infatti siete stati chiamati

1Pt 2,20

Le parole della prima lettera di Pietro dovrebbero essere per tutti noi una consolazione notevole. Spesso infatti ci lamentiamo che quando ci comportiamo bene non ne ricaviamo un beneficio, anzi frequentemente ci sembra che ci rimettiamo. Appartiene anche alla sapienza popolare: “quando non c’è guadagno la remissione è certa”.

Ma il bene non può prevedere guadagno, altrimenti non è bene: è affare, business, convenienza. Il bene deve essere gratuito e appunto prevede la remissione.

La logica dell’avere

Foto © Carlo Carino / Imagoeconomica

Ma questo funziona secondo la logica dell’avere in cui siamo immersi: facciamo qualcosa perché ci conviene, piatto ricco mi ci ficco, non perché sia giusto farlo.

In questi giorni è venuto a mancare un caro amico, più anziano di me, un socialista della prima ora, mai disposto a cambiare casacca pur di mantenere una poltrona. Invece attorno a noi vediamo un turbinìo di voltagabbana, pronti a salire sul carro del vincitore. Disposti a cambiare idea ad ogni pie’ sospinto, pur di non perdere una posizione di potere, un privilegio, un affitto favorevole, una pensione magari illegittima.

Quel mio amico, pur nella differenza di idee e di convinzioni politiche mi ha insegnato che si può mantenere fedeltà ai propri ideali, purché non si sia disposti a venire a patti con chi ti offre denaro e potenza in cambio della tua coscienza.

Fare il bene significa innanzitutto  essere onesti nel proprio lavoro, nelle relazioni con gli altri, nella famiglia. È la prima essenziale dimensione del bene, quella quotidiana, che tutti possono abitare. Non c’è bisogno di eroismi eccezionali ma dall’eroismo della vita quotidiana, senza gesti eccezionali, che potremmo non essere mai chiamati a fare, ma disposti ad esercitare quotidianamente quel discernimento che ci consente di distinguere il bene dal male.

Essere onesti costa

Ma questa onestà costa. Il bene costa. L’essere onesti costa. Non tradire la propria coscienza costa. Non prostituire la propria intelligenza costa, molto più della prostituzione del proprio corpo. Ci sono quelle povere criste che sono costrette sulla strada e ci sono funzionari, tecnici, magistrati, poliziotti, impiegati che vendono la loro coscienza senza alcuna costrizione se non la fame di soldi. Fare il bene è una sorta di resistenza al male, simboleggiata nelle armi di due raffigurazioni dell’iconologia sacra: San Michele arcangelo e S. Giorgio che lottano entrambi contro il drago delle nostre tentazioni, dei nostri vizi.

Quegli elmi, quegli scudi, quelle spade sono gli strumenti per lottare contro il male: la nostra intelligenza, l’educazione che riceviamo, il confronto che abbiamo con i nostri amici e con i familiari e poi l’arma fondamentale, definitiva, quella parola, che è lampada per i nostri passi.

(Leggi qui tutte le meditazioni di Pietro Alviti). 

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