Fabio Di Fabio, l’unico superstite dell’era Morini

Eletto consigliere comunale per la sesta volta dopo essere stato candidato a sindaco del centrosinistra e del Pd, rappresenterà dai banchi della minoranza l'uscente maggioranza sonoramente sconfitta dalle urne

Massimiliano Pistilli

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I maligni affermano, anche qualcuno del suo Partito, che Fabio Di Fabio è entrato in Consiglio Comunale soltanto perché nell’ultima tornata elettorale è stato candidato a sindaco. Altrimenti, visto il tracollo, avrebbe anche lui fatto le valigie dall’assise civica. Ma intanto lui c’è, ancora una volta. Tra i banchi del Consiglio siede dal lontano 1998 quando si candidò nell’allora nella lista del Partito Popolare a sostegno del sindaco Patrizio Cittadini (Programma Alatri) riconfermato in quell’anno a furor di popolo con quasi il 64%. 

I numeri e carriera

Fabio Di Fabio

Poi Di Fabio venne rieletto nelle fila della Margherita nel 2002-2005 (primo governo Giuseppe Morini) diventando vice sindaco. Nel 2006 si aprì il primo ciclo all’opposizione con l’elezione di Costantino Magliocca (Forza Italia 2006-2011) e in quei cinque anni ci fu la fusione tra Margherita e Ds per il nascente Partito Democratico (era il 2008).

Nel 2011 fu rieletto in maggioranza nelle fila del Pd così come nel 2016, sempre a sostegno di Morini riconfermato quest’ultimo per la terza volta. Anche in quell’occasione Fabio Di Fabio è tornato a ricoprire la carica di vice-sindaco e assessore ai servizi sociali. Fino a poche settimane fa.

Nei fatti e nei numeri è l’uomo forte dei democrat ad Alatri e rappresenta nella terza città della Provincia l’ala Pompeiana, quella cioè che fa riferimento all’attuale presidente della Provincia Antonio Pompeo.

Lunedì mattina si ripresenterà in Consiglio comunale ma seduto nei banchi della minoranza e insieme a lui per il Pd, che alle scorse elezioni ha ottenuto uno scarso 7,64%, ci sarà l’unico eletto dei Dem e la sua coalizione. E cioè il giovane Matteo Recchia che alle comunali di ottobre è stato sostenuto da gran parte del Partito. In primis il consigliere regionale Mauro Buschini e dal Segretario provinciale Luca Fantini.

Due consiglieri Pd e equamente rappresentativi delle due anime democrat: Di Fabio pompeiano di ferro e Recchia buschiniano doc.  E quindi in sintesi conoscendo le dinamiche dem due voti diversi alle prossime elezioni Provinciali e due candidati Pd da sostenere alle prossime Regionali. Insomma come nelle migliori tradizioni unitarie del Pd. (Leggi qui Il Pd scarica Morini: «È evidente il malcontento». Nemmeno un grazie).

Una corsa solitaria

Roberto Gizzi

Che sarebbe stata una battaglia difficile quella della candidatura a sindaco Fabio Di Fabio lo sapeva e per motivi che conosceva bene. Il primo motivo, da navigato politico, è che sentiva l’aria che si respirava in città per il post Morini. Dove, comunque, dopo dieci anni di una qualsiasi amministrazione c’è desiderio di voltare pagina.

A questo aggiungete i tanti problemi nell’ultima consiliatura: il predissesto e svariate crisi interne. Ed ecco che il quadro era già indicativo. Poi aggiungiamo il fatto che il Partito Democratico non è stato entusiasta di questa scelta: vertici provinciali e regionali in primis che tifavano per un’altra strada, quella che amavano definire della “discontinuità” con Morini. A cui sommare la non unanimità del Direttivo nel voto per l’indicazione a candidato a sindaco di Fabio Di Fabio. Ecco che il gioco sembrava, come è stato, scritto.

Ma Di Fabio ha avuto un merito. Ha lottato fino alla fine, ha messo da parte tutte le divisioni e le incertezze, e si è caricato sulle spalle l’intera coalizione con tutte le sue fragilità. Del quadro esterno e esterno ne era consapevole. Basti vedere ad esempio le tante assenze democrat agli appuntamenti elettorali.

Non solo. Basta vedere pure e soprattutto una lista Pd, degnissima per carità, ma con tanti big che non sono scesi in campo. Senza calcolare chi aveva scelto altre strade in rottura come Roberto Gizzi, il più votato nel Pd nel 2016 candidato a sindaco del Psi e civiche. Oltre Maurizio Maggi, emigrato nel Polo Civico di Enrico Pavia. Il risultato non poteva che essere una sconfitta che comunque nessuno si aspettava di queste proporzioni. 

La continuità di Fabio

Si è avuta così la sperata discontinuità auspicata da qualcuno. Con il centrosinistra però che ha perso la terza città della Provincia mentre il buon Fabio Di Fabio, nel segno della continuità, continuerà a sedere in consiglio comunale. Forse non per la gioia di tutti. 

E per i prossimi anni sarà lui, piaccia o no, il punto di riferimento del Pd ad Alatri seppur dalla minoranza. E per il sesto mandato consiliare consecutivo….

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