Un ciociaro al timone di Bankitalia: Panetta è DG

Foto: Copyright Imagoeconomica, Valerio Portelli

Fabio Panetta, figlio dello storico sindaco di Pescosolido, è stato nominato Direttore Generale della Banca d'Italia. Torna il sereno con il Governo.

La decisione arriva quando molti si sono già alzati da tavola dopo cena: Fabio Panetta è il nuovo direttore generale della Banca d’Italia. Figlio dello storico sindaco di Pescosolido Paolino Panetta, Fabio è vice direttore generale di Bankitalia e membro supplente del Governatore nel Consiglio Direttivo della Banca Centrale Europea. Il Consiglio Superiore dell’istituto centrale italiano lo ha nominato su proposta del Governatore e ai sensi dello Statuto, in seduta straordinaria.

La nomina avrà decorrenza dal 10 maggio 2019. In conseguenza di questa nomina, al fine di integrare il Direttorio, il Consiglio Superiore ha nominato quali vice direttori generali Daniele Franco (che così ritorna dalla Ragioneria dello Stato) e Alessandra Perrazzelli(avvocato e a capo di Barcalys Italia) anche per loro ila nomina sarà operativa da maggio.

Il Risiko interno

A seguire con attenzione l’operazione c’era, come sempre nella più totale discrezione, direttamente il Quirinale. Che chiedeva una rapina definizione della questione nomine nell’istituto centrale dopo il confronto con l’esecutivo. Che aveva di fatto ‘congelato’ il rinnovo di Federico Signorini.

Ora la parola passa proprio al Governo. Ma su Panetta si è registrato il consenso delle forze di maggioranza che avevano apprezzato il passo indietro di Rossi e il rinnovo nel direttorio. In questo modo la scelta dei nomi è rimasta totale prerogativa della banca, senza intromissioni dell’esecutivo. La nomina è infatti arrivata dal Consiglio Superiore della banca su proposta del governatore.

La procedura prevede l’approvazione della nomina con decreto del Presidente della Repubblica promosso dal Presidente del Consiglio dei Ministri di concerto col Ministro dell’economia e delle finanze, sentito il Consiglio dei Ministri.

L’attenzione del Quirinale

Nella mattinata di ieri il governatore Ignazio Visco aveva fatto visita al presidente della Repubblica. Già nei giorni scorsi il passo indietro di Rossi aveva stemperato il contrasto con l’esecutivo gialloverde, specie nella sua componente a Cinque Stelle che aveva esplicitamente chiesto «discontinuità» a Via Nazionale.

Da lì ne era seguita una serie di scambi di accuse e risposte, con il governatore Ignazio Visco che aveva tenuto il punto mantenendo aperto l’iter per il vice dg e difendendo più volte l’operato della Banca in questi anni di crisi.

Quindi, dopo le dichiarazioni più ruvide, erano arrivati i primi ramoscelli d’ulivo. La svolta c’era stata lo scorso 5 marzo quando il presidente del Consiglio Giuseppe Conte si era incontrato con il governatore, a Palazzo Chigi. Ufficialmente dovevano partecipare ad una colazione di lavoro con al centro i conti pubblici, l’economia e un’azione comune in Europa per rivedere le regole del bail in (è la procedura di risoluzione di un’eventuale crisi bancaria che prevede l’esclusivo e diretto coinvolgimento di azionisti, obbligazionisti, correntisti della banca stessa).

La linea del Colle è sempre stata chiara: Bankitalia deve essere al riparo da ogni governo e la sua indipendenza deve essere tutelata.

Non è stato un caso che ieri mattina al Quirinale si siano alternati il presidente della Camera Roberto Fico, il presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati e poi il governatore di Bankitalia Ignazio Visco: è a loro che il capo dello Stato ha recapitato la sua moral suasion.

L’assemblea per il bilancio

L’istituto centrale terrà domani l’assemblea dei partecipanti al capitale per l’approvazione del bilancio.

Dopo la riforma del 2014 l’azionariato è più frammentato, ora annovera non solo banche (Intesa e Unicredit detengono comunque ancora quote consistenti) ma anche fondi pensione, casse di previdenza (con il 15% del capitale) e assicurazioni per un valore totale del capitale di 7,5 miliardi.

In sostanza votano il bilancio e non possono entrare nel merito di uno dei compiti dell’istituto centrale come la politica monetaria o la vigilanza. Nonostante ciò e nonostante sia un istituto di diritto pubblico e faccia parte dell’Eurosistema Bce (la cui autonomia è stabilita dai trattati Ue e da diverse norme europee), spesso negli ultimi anni il tema della proprietà è stato sollevato da diverse forze politiche che chiedono di ‘rinazionalizzarè la banca.