«Nicò, i bambini che sabato vanno sulla ruota panoramica so’ gli stessi che lunedì ci piove in classe»

La sottile ribellione di Fabio Tagliaferri. Critica di fronte a tutti, in giunta, Nicola Ottaviani. Accusandolo di essere come un faraone: che inalza le piramidi e dimentica gli ultimi.

«Nicola, posso chiedere una cosa?»

«Certo Fabio, dimmi…»

Nel palazzo comunale di Frosinone è in corso la riunione della giunta di Nicola Ottaviani. Si stanno definendo gli ultimi dettagli delle prossime operazioni amministrative. Su tutto è stata individuata la strategia migliore. Prima che il sindaco pronunci il ‘rompete le righe’, il suo assessore ai Lavori Pubblici Fabio Tagliaferri alza la mano ed in tono quasi sommesso chiede se può avanzare una domanda.

Ottaviani diffida di tutti quelli che vengono con il cappello in mano: la vecchia scuola Dc insegnava che sono proprio quelli con le intenzioni meno accondiscendenti. Ha ragione anche questa volta.

«Nicola, domani si inaugura il Parco del Matusa?»

«Certo Fabio, perché me lo domandi?»

«Perché i ragazzini che abbiamo invitato all’inaugurazione sono gli stessi che stanno a lezione nelle scuole sulle quali noi abbiamo la responsabilità. E stanno seduti con un secchio accanto al banco per raccogliere l’acqua che si infiltra nelle aule».

 

Chi c’era dice che sia successo un putiferio. E che il sindaco abbia risposto con il coltello tra i denti al suo assessore. Rimproverandogli – ad esempio – che è competenza sua affrontare il problema delle scuole. Ed impedire che i ragazzini stiano in classe con il secchio accanto al banco.

«Io ci provo Nicola, ma se ogni volta che entra qualche soldo poi lo dirottiamo per finire i lavori al Parco del Matusa io non so come fare».

Dicono che la discussione sia salita di tono. E che alla fine, sia il sindaco che l’assessore avrebbero sbottato. Con Tagliaferri che dice: «Nicò, i ragazzini che sabato vanno sulla ruota panoramica sono gli stessi che lunedì vanno a scuola con il secchio in classe».

 

Venti anni in Consiglio Comunale, ventotto anni di età quando è stato eletto la prima volta, Fabio Tagliaferri tutto è tranne un ragazzino di primo pelo. Proprio per questo la domanda fatta a Nicola Ottaviani, non voleva affatto essere un sommesso quesito. Non puntava ad elemosinare i soldi necessari ad appaltare i lavori di manutenzione.

Quello andato in scena l’altra sera è stato un sottilissimo affondo politico. Un attacco portato avanti di fronte a tutti, in piena riunione di giunta: il chiaro segnale di una sfida.

Con la quale colpire una delle opere simbolo del sindaco. Scalfire il suo modo di governare. Metterlo in discussione.

 

Mettendo su un piatto della bilancia il Parco del Matusa e sull’altro le infiltrazioni nelle scuole, Tagliaferri ha dato un peso al disappunto delle mamme, contrapponendolo al mito del sindaco amministratore che sblocca le opere ferme da decenni e le realizza. Ha girato la moneta e fatto vedere l’altro lato. Come un faraone dell’Egitto imperiale: che innalza le piramidi e dimentica il popolo.

In questo modo ha aperto la guerra di successione a Nicola Ottaviani: nel modo più intelligente. Non potendolo attaccare sul fronte delle opere (il sindaco se n’è intestato la paternità, di fronte alla Storia tutte verranno ricondotte a lui: dallo stadio al Ponte Bailey al Parco) Tagliaferri ha spostato il confronto su quel mondo nel quale affondano le radici del suo consenso. Cioè la parte viva della città, quella che non gliene può importare di meno del parco e che si arrabbia se in classe si sta con il secchio.

Mentre tutti cercano di essere designati gli eredi di zar Nicola quando farà il testamento politico alla fine del secondo mandato, Tagliaferri l’altra sera ha aperto una linea di successione del tutto diversa. Estranea all’eredità.

 

Se le cose stanno così, entro poche settimane ne chiederanno la testa. Perché – come si dice a Frosinone – «i bambini vanno ammazzati quando sono piccoli». Il problema è che Fabio Tagliaferri potrebbe già essere cresciuto troppo.