Frosinone deve diventare una città da 150mila abitanti: la sfida degli industriali

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La sfida del presidente degli industriali, Giovanni Turriziani: «Per pesare ed essere appetibili dobbiamo realizzare una città da 150.000 abitanti. Noi abbiamo pronto uno studio e l’obiettivo si può centrare»

Dario Facci

Direttore Responsabile La Provincia Quotidiano

Un anno esatto alla guida di Unindustria Frosinone. Il presidente Giovanni Turriziani traccia il primo bilancio e lo fa senza sconti per nessuno, in primo luogo per sé stesso.

«E’ stato un anno importante, utilizzato essenzialmente per mettere a punto dei progetti. Non ci siamo risparmiati, abbiamo lavorato alacremente, ma penso che non basti, che tutti dobbiamo fare di più».

 

Quando dice “tutti” a chi si riferisce?

A tutti coloro che hanno voce in capitolo per mettere in campo una vera programmazione di rilancio territoriale. Diciamocela tutta, ognuno per conto suo svolge il suo lavoro e può promuoversi tranquillamente. Ma non basta. Qui occorre una vera programmazione territoriale che coinvolga tutte le energie disponibili, che produca una visione nuova e abbia il coraggio di raggiungere obiettivi ambiziosi. Noi dobbiamo essere in grado di spingere sulla politica, sugli enti di amministrazione pubblica, per capovolgere l’arretramento del nostro territorio.

 

Tra i “tutti” da coinvolgere non può non esserci la Regione

L’altro giorno l’ANCE, l’associazione dei costruttori edili, ha mostrato in un incontro nella nostra sede, come l’approvazione del PTPR, cioè il Piano territoriale paesistico regionale, presenti delle clamorose inconguenze. In sostanza sarebbero stati apposti vincoli in aree già soggette a insediamenti e sarebbero state concesse possibilità in aree dove insistono vincoli e di elevato interesse paesaggistico. Ecco, è la medesima Regione, seppur in comparti diversi, che agisce in entrambi gli ambiti. Quando dico che tutti dobbiamo fare di più non lo dico a caso, e noi vogliamo essere in campo, vogliamo interagire per ottenere dei veri risultati.

 

Per esempio?

Le faccio un esempio recentissimo. Il nuovo stadio di Frosinone. E’ il frutto di una visione ambiziosa che descrive perfettamente il ruolo di capoluogo che Frosinone deve avere. Il “Benito Stirpe” dimostra che si può essere all’avanguardia. Ecco, io dico che l’idea di un capoluogo veramente all’avanguardia, in grado di fronteggiare le sfide attuali, non è irraggiungibile e che noi, tutti noi, ce la possiamo fare.

 

Un’altra lucida follia?

Guardi, io sono pragmatico, e anche Stirpe lo è. Il nuovo stadio è il frutto di un’idea ambiziosa che per molti era folle ma ha avuto dalla sua notevoli professionalità, imprenditori illuminati, investimenti e la politica che ha remato dalla stessa parte. La nostra associazione sta lavorando a un progetto di totale revisione delle dinamiche territoriali partendo proprio dal capoluogo. E quando dico che stiamo lavorando significa che su questa cosa ci investiamo, ci avvaliamo di consulenti, forniamo delle precise proposte.

 

Un progetto di rilancio di Frosinone?

Del suo ruolo di capoluogo, anzi mettiamo in crisi direttamente le dimensioni strettamente cittadine del capoluogo. Frosinone ha 48.000 abitanti e un territorio limitatissimo. L’hinterland di Frosinone ha 150.000 abitanti, un enorme territorio e infinite possibilità. Di questa cosa si parla da decenni. Noi la vogliamo ottenere.

 

Un grande capoluogo

Si, un capoluogo di 150.000 abitanti. E non pensiamo a un’area vasta, alla condivisione di servizi. Pensiamo a un ente amministrativo complesso che preveda magari delle municipalità, salvi tutti i blasoni, ma sia una cosa unica. Se chiede ai cittadini cosa pensano di una possibilità del genere le rispondono che non vedrebbero l’ora. Se lo chiede alla politica le risponderà che è una cosa irrealizzabile. Ma il ruolo della politica dev’essere il progresso non il mantenimento dello statu quo, specialmente quando, con ogni evidenza, non è più sostenibile.

 

Ma cosa c’entra con l’impresa?

La competitività di un territorio riguarda tutto. Conferisce peso specifico. Mi creda, ha molto a che fare con l’impresa. Guardi, solo 25 anni fa Latina aveva gli stessi abitanti di Frosinone. Ora ne ha più del doppio. Latina Scalo è divenuta, grazie alla facilità di collegamento con Roma, una seconda città. E per facilità di collegamento non mi riferisco solo al tempo che impiega il treno per raggiungere Roma. Mi riferisco al fatto che per parcheggiare l’auto non ci devo mettere mezz’ora come accade a Frosinone.

Restando al campo ferroviario, per rendere più esplicativa la nostra idea, le dico che in assenza di un collegamento “veloce” con Roma, da Frosinone basterebbero quattro corse al mattino e quattro alla sera che non facciano fermate. Il tempo di percorrenza è 47 minuti. Non servono cinque stazioni in venti chilometri se lo scalo ferroviario è costruito intelligentemente, se è collegato, se ha i parcheggi a servizio.

Ecco, il sindaco di Frosinone e il sindaco di Ferentino sono stati dei bravissimi amministratori. Il primo sta mettendo in campo un progetto di miglioramento dello scalo frusinate, il secondo ha già messo in campo quello dello scalo di Ferentino. Se questi territori fossero inseriti in un progetto unico di rilancio un grande scalo ferroviario avrebbe potuto servire tutti e meglio. Mi viene in mente la stazione contenuta nel progetto per l’aeroporto. Quella era una bella idea. Ma di esempi se ne possono fare tanti.

 

Almeno un altro

La Permaflex. Tralasciando il fatto che non sappiamo ancora cosa vogliano fare in quell’area, e se lo sapessimo potremmo dire la nostra, concentriamoci sul piano regolatore. Cambiare la destinazione d’uso di un pezzetto di area industriale serve al caso specifico. Ma una rivisitazione del piano regolatore che non comprenda solo Frosinone ma tutti i comuni vicini, mettendo al lavoro l’Asi, i Comuni e tutti gli enti interessati, ci permetterebbe di ripensare strategicamente il territorio e di migliorarne effettivamente l’appetibilità per gli investimenti. Ritengo inutile parcellizzare i piani di destinazione territoriale dove ogni comune pensa per sé. Qui ci vuole un unico progetto complessivo. Insomma, noi riteniamo che se è valido il discorso delle aree metropolitane a maggior ragione sia valido quello del grande capoluogo per poter competere con le sfide che sono già in campo. Presto presenteremo il nostro piano. Agli enti interessati abbiamo già inviato delle lettere.

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