“Facciamoci del male fatto bene”. Lo psicodramma del Pd

Matteo Richetti scarica platealmente Maurizio Martina, Maria Elena Boschi annuncia che voterà per Roberto Giachetti. Strada spianata per Nicola Zingaretti, che però ha sempre il problema dei rapporti con Matteo Renzi, che controlla i gruppi parlamentari.

In un lungo audio rilanciato ai suoi sostenitori via WhatsApp, il senatore Matteo Richetti ha letteralmente scaricato il suo candidato alla segretario Maurizio Martina, con il quale anzi formava una sorta di ticket in vista delle primarie del 3 marzo. Dicendo: «Per me la mozione è finita. Ho cancellato le iniziative, io non ci vado in Toscana a dire votate Martina, anzi vi invito a farvi i c… vostri. Sosterremo i nostri, io non li lascio soli. Martina può andare a ca… Ha voluto preferire i De Luca e i Lotti e compagnia? Da noi non avrà nessun sostegno».

Poi naturalmente Richetti ha ridimensionato quanto riportato da La Repubblica, dicendo che si è trattato di uno sfogo di qualche giorno fa. La frittata però è stata fatta.

«Questo è un audio di qualche giorno fa. Per me – ha assicurato Maurizio Martina intervenendo a 24Mattino su Radio 24 con Maria Latella e Oscar Giannino – quando si fa questo lavoro è ovvio che ci sono anche momenti di tensione, per fortuna superati». Sarà…

Nelle stesse ore, in una intervista a Il Foglio, l’ex ministra Maria Elena Boschi ha annunciato il suo sostegno a Roberto Giachetti come segretario. Spiegando: «Voto “Bobo”. È l’unico in questa fase che difende il lavoro e il progetto politico che abbiamo portato avanti in questi anni. Non che non mi fidi di Zingaretti, che dice che non farà patti con il M5S, però penso che ci siano fasi in cui tocca ad altri. E questa è una di quelle fasi».

Strada spianata per Nicola Zingaretti? Sicuramente, considerando i meccanismi delle primarie. Ma il difficile per il presidente della Regione Lazio verrà dopo essere diventato eventualmente segretario nazionale. Perché nel Pd la vocazione al “facciamoci del male” è congenita, fa parte del dna. Perché Matteo Renzi, nonostante tutto, continua ad esercitare una fortissima influenza nel partito e controlla la stragrande maggioranza dei gruppi parlamentari.

Inoltre non è chiaro se resterà oppure no nel Partito. A domanda precisa di Giovanni Floris (DiMartedì) Zingaretti si è rifugiato in calcio d’angolo, dicendo che dipende dall’ex premier. Ma se Renzi dovesse “strappare”, la stragrande maggioranza dei gruppi parlamentari lo seguirebbe. E come potrebbe Zingaretti fare opposizione a Lega e Cinque Stelle senza un’adeguata pattuglia di senatori e deputati?

Questo è il vero tema dei prossimi mesi per quanto riguarda il Pd.

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