Fallita l’alleanza Pd-Cinque Stelle, per Zingaretti è il momento di un reset al Governo

Continuare a sostenere le contraddizioni pentastellate e il Governo di Giuseppe Conte logorerà sia i Democrat che il segretario. Occorre un reste al Governo. E recuperare i valori della sinistra. Altrimenti la sconfitta nelle urne sarà ingestibile.

Ancora una volta Nicola Zingaretti è tornato ad avvertire il Movimento Cinque Stelle che andando avanti così si rischia la “palude”. Per l’Italia, per il Governo, per la maggioranza.  A quasi un anno di distanza appare evidente come Partito Democratico e Cinque Stelle abbiano nulla in comune sul piano programmatico, amministrativo e politico. Neppure una tragedia storica come la pandemia da Coronavirus li ha uniti.

L’utilizzo del Mes è soltanto l’ultimo episodio di una serie lunghissima. Il Movimento Cinque Stelle ha un’impostazione contraria a tutto ciò che riguarda l’Europa. I Democrat, invece, intendono utilizzare le risorse messe a disposizione da Strasburgo, unici fondi  veri per cercare di rilanciare un Paese piegato dopo quanto successo.

A questo punto Nicola Zingaretti, da segretario del Pd, deve cominciare a porsi un problema non più rinviabile: meglio tirare a campare e logorarsi oppure è preferibile staccare la spina al Governo guidati da un premier, Giuseppe Conte, sempre più schiacciato sulle contraddizioni del Movimento?

DI MAIO E ZINGARETTI

Per il Partito Democratico, il rischio è lo stesso corso dalla Lega quando è stata al Governo con i grillini: ritrovarsi stretti in un abbraccio mortale, nel quale trovarsi a pagare errori dovuti alla totale incapacità altrui. Il caso emblematico è quello della riforma dei Centri per l’Impiego voluta con ostinazione da Luigi Di Maio nonostante tutti gli dicessero che fosse una follia. È naufragata miseramente in pochi mesi. Anzi non è mai salpata. Il monumento all’incapacità di governo dei grillini sono le centinaia di Navigator assunti per fare nulla. Esattamente come il governatore Pd della Campania Vincenzo De Luca aveva profetizzato. Peggio ancora: la riforma ha demolito quel poco che funzionava.

Nicola Zingaretti ha l’obbligo di mettere in chiaro che il suo Partito Democratico nulla ha da spartire con quella riforma, con quel modo di vedere il Paese.

In autunno l’Italia avrà davanti una montagna da scalare. I Cinque Stelle dicono no a tutto e su temi delicati come la Giustizia e le Riforme hanno già dimostrato di non essere in sintonia con il Paese reale, quello fatto dalle imprese e dalle categorie professionali.

Il Pd ha una paura fondata: andare ad elezioni anticipate potrebbe determinare il successo del centrodestra formato dalla Lega di Matteo Salvini, da Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni e da Forza Italia di Silvio Berlusconi. Vero. Ma tirare a campare determinerà la stessa cosa, solo tra qualche anno. Quando però il Pd rischia di non perdere 60-40, ma 80-20. Perché si sta intestando le follie amministrative di una pattuglia a Cinque Stelle del tutto digiuna di Pubblica Amministrazione, di Governo e di Politica.

GIUSEPPE CONTE

Nicola Zingaretti non può continuare a chiudere gli occhi: l’alleanza con i Cinque Stelle non ha funzionato, il fallimento è evidente. Potrebbe esserci la tentazione di una ennesima scorciatoia: sostituire Conte con un premier espressione del Pd e provare a vedere se ci sono i numeri per una maggioranza diversa. Ma sarebbe un ennesimo tentativo per evitare di guardare in faccia la realtà.

In questo modo, prima o poi, Zingaretti verrà messo in discussione come segretario del Pd e avrà poco tempo (e spazio) per provare a restare alla guida del Partito. Inoltre la storia dimostra che ogni volta che il Pd è arrivato al Governo senza passare per una legittimazione elettorale, poi ha pagato prezzi salatissimi per anni. In realtà non funziona.

Tra Pd e Cinque Stelle non esistono programmi comuni. C’è solo la determinazione di Beppe Grillo e del Movimento di evitare le urne. Per il Pd di Nicola Zingaretti è indispensabile una messa a punto con la quale mettere in chiaro i ruoli e le responsabilità avuti fino a questo momento. Per ritrovare il filo della sinistra. Evitando il rischio mortale di rimanere al Governo per estraniarsi dal Paese. Non ci sono più motivi per continuare a sostenere in questo modo Giuseppe Conte e le contraddizioni pentastellate.

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