Fardelli non arretra. E nel Pd soffiano venti di rivolta

Marino Fardelli non fa il passo indietro: si candiderà a sindaco di Cassino. Lo ha deciso nello stesso momento in cui il Partito Democratico inizia ad andare in frantumi sulla scelta del candidato da appoggiare. Il tutto avviene in poche ore, nello spazio di pochi chilometri, in un fine settimana nel quale la pioggia non fa che rendere più uggioso il clima di attesa.

Primo scenario. Cassino, Hotel Boschetto, sala piccola al piano terra. Alle 21 di venerdì sera Marino Fardelli riunisce i referenti delle quattro liste civiche che lo sostengono. Fa il punto della situazione con loro e dice in sostanza che ci sono tre scenari: andare da soli, allearsi con il sindaco uscente Giuseppe Golini Petrarcone o con il vice presidente del Cosilam Francesco Mosillo; illustra gli scenari amministrativi, i rischi legati alla frammentazione del centrosinistra. Ciò che emerge dal dibattito è: con chiunque si alleasse, fardelli non porterebbe in dote tutto il movimento che oggi lo sostiene; una parte non intende accasarsi con Petrarcone ed una parte non sosterrebbe mai Mosillo. La riunione va avanti fino all’una inoltrata della notte. E’ lì che viene presa la decisione definitiva: restano il consigliere regionale che per primo ha annunciato di volersi candidare a sindaco della città, il fratello Luca, Niki Dragonetti ex capo segreteria del presidente del Consiglio Regionale del Lazio e coordinatore regionale dell’Umbria di Popolari per l’Italia (il movimento politico fondato dall’ex ministro della Difesa Mario Mauro), un ristrettissimo gruppo di colonnelli. La posizione che emerge è: andare avanti. Un’altra riunione avviene nelle ore successive in casa di Marino: questa volta ci sono i familiari. Ed il risultato è lo stesso. Il viatico dicono sia arrivato direttamente da Cesare, il patriarca che ha navigato oltre 50 anni nelle correnti della Democrazia Cristiana e conosce praticamente tutto della politica riuscendo così a prevederne in anticipo le mosse. E’ quello il momento in cui arriva il sigillo definitivo.

Nello stesso momento il Pd iniziava ad entrare in fibrillazione. Se l’obiettivo era quello di evitare il collasso è ad un passo dal fallimento. La Direzione Provinciale del Partito Democratico venerdì sera ha deciso di individuare il candidato sindaco di Cassino applicando in maniera rigorosa lo Statuto: in presenza di più aspiranti candidati è il Circolo a decidere ed affinché la votazione sia valida risulta necessario che un candidato prenda almeno il 60% dei voti degli iscritti. (Leggi qui il precedente).

Regole rispettate, tutti contenti? Per niente. Il presidente del Circolo di cassino, Mauro Lillo sente la puzza di pretesto con cui favorire Mosillo. E sotto al post con cui su Facebook il segretario Simone Costanzo annuncia i nomi della nuova segreteria provinciale scrive: «Dimostrate a tutti di iniziare un percorso dedito al bene del Partito. In primis assegnate il simbolo al circolo di Cassino a sostegno del sindaco uscente Petrarcone, visto che la maggioranza del direttivo 21/30 si è espressa a favore. E cancellate la ridicola ipotesi ipotesi di primarie ad un mese della presentazione delle liste. Dimostrate che siete lontani da logiche di potere estremamente discutibili».

Il Segretario provinciale getta acqua sul fuoco nel giro di pochi minuti: e risponde: «Mauro, ieri sera in direzione provinciale è stato votato un dispositivo per Cassino all’unanimità, dopo ore di discussione sulla situazione politica, nella sede opportuna, con i dirigenti locali presenti.

Ma Lillo non ci sta è bolla tutto catalogandolo «una farsa: già sapete che abbiamo il 57% degli iscritti e con non arriviamo al 60%. Dovevate decidere l’assegnazione del simbolo sulla base del documento che ti abbiamo presentato».

Il consigliere provinciale Alessandro d’Ambrosio ci mette il carico: «Ieri ho assistito a Frosinone ad uno spettacolo indecente dove nani e ballerine compuacevano il capo senza sapere neppure di cosa parlassero. Ricordiamoci questo quando nani e ballerine porteranno il simbolo a Cassino per farsi sostenere».

Interviene nella discussione Sara Battisti vice segretario provinciale del Pd e dice: «La democrazia si esercita in ogni caso. Sia se ci sono i numeri a proprio favore sia che non ci siano. Trovo, tra le altre cose, che sia alquanto fuori luogo tenere o meno un’ assemblea solo perché le ipotetiche percentuali si conoscono prima. L’esercizio del confronto è importante in un Partito come il nostro, quindi l’assemblea non può essere sminuita a mera conta. In ultimo, rammento, che il direttivo del PD ha consegnato alla direzione un documento con 21 (mi pare) firme, a sostegno della candidatura di Petrarcone. Lo Statuto Nazionale impone ora un percorso e noi ci siamo rimessi alle regole. A seguito dell’assemblea del Circolo valuteremo assieme cosa fare. Stiamo solo evitando di frantumare un Partito, questo è il nostro compito».

Il presidente del Circolo non molla la presa e ribatte: «Circa tre mesi da Frosinone siete venuti a Cassino per sostenere Petrarcone. Cosa è successo? Spiegatelo a tutta Cassino».

La risposta non arriva. Si inserisce allora il giornalista politico di Sky Michele Giannì che nel Pd di Cassino rappresenta una delle anime a favore dell’appoggio al sindaco uscente: «Bando alle ipocrisie. Frosinone ha deciso di dare una mano ad un candidato e si attacca a tutto per non dare il simbolo (o darlo a lui all’ultimo minuto). A Frosinone mostrano i muscoli. Ma hanno anche gli attributi? Facciamo una scommessa… se Petrarcone prende un voto in più rispetto al vostro pupillo siete pronti a dimettervi dai vostri incarichi ritirandovi a vita privata? Perché dopo il 2006 e il 2011 adesso basta. Chi decide deve assumersi anche le responsabilità delle sconfitte. Soprattutto quando sono sulla pelle degli altri».

La sfida è lanciata.

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