Fatto il nuovo governo ora fate i nuovi italiani: Europei e senza odio (di A. Porcu)

Foto © ProImageContent / CanStockPhoto

C'è una nuova sfida per il Governo. Più importante di quella economica, delle industrie da rilanciare, del lavoro da creare. Ora occorrono italiani nuovi: Europei e senza parole di odio

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

C’è una nuova sfida per l’Italia. Ma soprattutto per Giuseppe Conte che la governa, Nicola Zingaretti che ha rianimato con nuova linfa il suo esecutivo, Paolo Gentiloni che a nome del Paese va in Europa dove controllerà i conti degli altri titolari dell’Unione. È la sfida diametralmente opposta a quella che Matteo Salvini aveva lanciato a se stesso, coinvolgendo il premier Conte 1 (uomo diverso da quello del Conte 2) e trascinando il carro vuoto del Movimento 5 Stelle cioè un Partito politico post ideologico, in maniera più cruda: senza ideologia e per questo stivabile con l’ideologia degli altri e che lui ha quasi del tutto salvinizzato.

La sfida è fondamentale se si vuole dare un futuro al Paese. Più importante dei conti da risanare, dell’industria da stimolare, dell’occupazione da creare. Per comprendere l’importanza della nuova sfida è necessario considerare due elementi di questi giorni.

Paolo Gentiloni, Giuseppe Conte © Benvegnu’ Guaitoli / Imagoeconomica

Paolo Gentiloni è il nuovo commissario Ue all’Economia. Farà le pulci ai conti degli altri Paesi. Non come un burocratico revisore bensì con gli occhiali della politica, attraverso i quali giudicare se un Paese sta attuando politiche di sviluppo o sta producendo debiti. Per essere chiari: il taglio delle tasse nelle buste paga rende più alti gli stipendi, alleggerisce e rende più competitive le imprese, aumenta l’economia del Paese. Il Reddito di Cittadinanza no. Tra i dossier sul tavolo del commissario Paolo Gentiloni c’è la Web tax con cui obbligare Google, Facebook e gli altri Signori della Rete a pagare le tasse. C’è una competenza diretta sulle misure Ue con cui contrastare la disoccupazione

Pierre Moscovici © Imagoeconomica, Mario Salerno

Chi non voleva Paolo Gentiloni in quell’incarico? Chi preferiva che gliene venisse assegnato uno di retrovia o comunque non su tematiche economiche? I Paesi Ue del Nord fino alla fine hanno storto il naso. Sono i cosiddetti rigoristi. Gente con i conti in ordine. Al punto da mettere in seria difficoltà il predecessore di Gentiloni, il francese Pierre Moscovici accusato dal rigorista di Dombrovskis d’essere troppo di manica larga. Atteggiamento ben concosciuto dal presidente della Banca centrale europea Mario Draghi: non il rigorismo bensì la diffidenza nei confronti di chiunque sia italiano in Europa, dove regna l’immagine dei lassisti caciaroni, tutti spaghetti e caffè.

Il secondo elemento da tenere in considerazione per comprendere la sfida epocale che abbiamo di fronte. Liliana Segre, Senatrice a Vita, sopravvissuta ad Auschwitz, ha votato la fiducia a Giuseppe Conte 2. Sulla sua pelle, nel suo animo, in ogni suo gesto, c’è l’urlo soffocato di milioni d’innocenti italiani cacciati dalla cattedra da un giorno all’altro, sbattuti fuori dalla fabbrica e messi alla fame nonostante fossero bravi lavoratori, uomini ma anche donne e bambini trattati come animali e caricati su carri merci per essere abbattuti. Senza un motivo: solo perché un Partito politico in Germania era salito al potere inventandosi ogni volta un nemico per cavalcare la protesta della gente. Prima gli zingari che rubano. Poi i comunisti che boicottano. Infine gli ebrei perché hanno i soldi e quindi devono averli rubati.

Liliana Segre © Imagoeconomica Paolo Lo Debole

Fa venire i brividi sentire Liliana Segre che nell’Aula di Palazzo Madama, quasi cento anni dopo la Marcia su Roma deve pronunciare “Basta dileggiare gli avversari“. E chiedere una commissione parlamentare sull’hate speech, sulle parole violente, sulle frasi di odio con cui attizzare la paura solo per fini politici. L’urlo di Liliana Segre porta in se la difesa postuma di quegli innocenti che l’Italia non seppe difendere ma fu complice dei loro carnefici.

C’è una sfida coraggiosa da affrontare. L’unica che può cancellare l’immagine dei lassisti caciaroni, tutti spaghetti e caffè, contrastare in modo forte ed efficace l’odio che già ha iniziato ad inquinare molti italiani.

Di fronte alle macerie del governo gialloverde, i Partiti che lo hanno abbattuto sono chiamati ora ad una mobilitazione nazionale pari a quella lanciata da chi invoca il Sovranismo, l’anti Europeismo, l’anti sionismo e qualsiasi altra forma di odio pur di cavalcare la protesta.

Una mobilitazione culturale con cui costruire i nuovi italiani da mandare in giro in Europa. Partendo da quelle migliaia di ragazzi che ogni anno partono per Berlino, Parigi, Londra, Lisbona, New York per un anno di studio all’estero finanziato dalle Università e dal progetto Erasmus ma non tornano.

Generazione Erasmus © Sara Minelli / Imagoeconomica

Non tornano perché sono cittadini dell’Europa, sono spinti dalla voglia di sapere che poi viene raggiunta dalla voglia del fare. E restano in un mondo in cui la distanza tra Amsterdam e Berlino non si conta in chilometri (come facevano i nostri genitori) o in ore di volo (come facevamo noi) ma in monetine d’euro necessarie per il costo del biglietto. “Amsterdam? Sta a 7 euro da Berlino“.

Sono quei ragazzi che si fanno apprezzare per la loro capacità di fare, risolvere, inventare, migliorare, programmare…

Un sovranista invocherebbe una legge che finanziasse il loro ritorno in Italia. Griderebbe che il governo ladro si è mangiato il futuro della prossima generazione. Invece, un governo come quello in carica potrebbe fare in modo che rinnovare una carta d’identità all’estero non fosse un calvario. E che al consolato non ci sia gente che ti chiude lo sportello in faccia dopo ore di viaggio da Montreal a Toronto solo perché è mezzogiorno e un minuto. Dargli efficienza. Che, fondamentalmente, è ciò che invochiamo anche in Italia.

Lasciandoli così italianamente in giro per l’Europa che oggi non è terra straniera ma è parte dello scenario minimo su cui si esibisce l’Italia. Facciamo italiani nuovi, aperti, europei, liberi da paure e rancori: ricostruiamo il mito degli italiani geniali e creativi. Non quelli dei quali i Nordici d’Europa devono diffidare. Non quelli armati di hate speech.

Avete fatto un nuovo governo per l’Italia. Ora iniziate a formare i nuovi Italiani.

error: Attenzione: Contenuto protetto da copyright