Fca, i numeri confermano: ipotesi di un futuro Usa e meno Europeo

I numeri in arrivo dagli Usa e la nuova analisi del guru dell'Automotive della Bocconi. Nel futuro Fca Sempre più Usa e meno Europa. I rischi per Cassino Plant

Fiat Chrysler Automobiles si prepara ad una rivoluzione. Toglierà dalle strade alcuni marchi storici, cambierà molto della sua fisionomia in Europa: lascerà morire le attività considerate “non strategiche” dai vertici della casa automobilistica.

A lasciarlo intravedere sono le ultime mosse del gruppo, analizzate all’interno dello scacchiere mondiale. E tenendo conto di quelle compiute dai concorrenti. Ne è certo il professor Giuseppe Berta, docente dell’Università Bocconi di Milano, storico dell’economia e custode della memoria Fiat. (leggi qui Il guru della Bocconi che ha predetto la crisi di Fca Cassino e leggi qui Perché Fca rischia di lasciare il deserto a Cassino).

Tanta America e poca Europa

L’analisi del professore parte da un presupposto elementare: si punta su ciò che fa guadagnare di più. Nell’Automotive sono ormai anni che i guadagni si fanno solo nei segmenti di alta gamma. Sta tutta qui la strategia attuata da Sergio Marchionne: via la Fiat Punto, dentro le Alfa Romeo Giulia e Stelvio realizzate a Cassino Plant, avanti con Jeep Compass e Renegade.

Ma per stare nei segmenti Premium c’è bisogno di investire. Tanto. In continuazione. Quali modelli nuovi ha annunciato il gruppo per il 2019?

«Sicuramente – analizza il professor Berta – ora il cuore strategico dell’impresa sta nel Nord America e tutta la sua strategia è imperniata su due marchi: Jeep e Ram. Gli altri brand in questa logica sono considerati residuali. Da anni non guadagna più sui marchi europei».

Insomma: i guadagni arrivano dal mercato Usa e allora si investirà sull’America.

I nuovi numeri

I numeri diffusi in giornata non fanno altro che confermare questa tendenza. A gennaio il Gruppo Fca ha immatricolato 135.396 unità in Usa. È il 3% in più rispetto alle 131.896 dello stesso periodo del 2018. Soprattutto è la tendenza opposta a ciò che sta accadendo in Italia ed in Europa (leggi qui Alfa Romeo precipita a gennaio: vendite giù del 45,3%). Ed è un risultato importante se si tiene conto che:

  • il mercato globale ha perso l’1%
  • la General Motors nello stesso periodo ha registrato un -9%.

Se si escludono costruttori di nicchia come Tesla, Porsche e McLaren, a far meglio di Fca sono state solo Jaguar Land Rover (+15%), Ford (+7) e Kia (+5%). Su tutto spicca però la grande performance del brand Ram di FCA che ha visto crescere le vendite dei propri pick-up del 24% in gennaio, così come è in forte crescita la quota di Jeep Wrangler (+10,9%) in attesa del debutto del nuovo pick-up Gladiator previsto in Usa entro il primo semestre.

Bene, in ambito FCA, anche la crescita delle vendite di Maserati nel mercato Usa che hanno chiuso a gennaio segnando un +3%.

Previsioni: chiusure in Ue

Una situazione che secondo l’economista ”prelude a dismissioni, dato che le attività europee non forniscono reddito e quindi si sta andando nei fatti incontro a una sorta di eutanasia”.

Ecco che in un’ottica di questo tipo la vendita di singoli brand europei del gruppo potrebbe essere una via d’uscita già decisa da tempo. Ad esempio, Fca potrebbe decidere di vendere il marchio Fiat. ”E in questo caso potrebbe essere interessato un produttore asiatico che punti rafforzare la propria presenza sul continente europeo”.

Alfa Romeo, troppo poco Biscione

Il professor Berta non salva nemmeno il marchio Alfa Romeo. Stando alla sua analisi “Alfa Romeo, ha un’offerta basata principalmente su due modelli, Stelvio e Giulia. Quanto vendono? Si arriva a 100 mila vetture? L’obiettivo del piano è di 400mila, ma non c”e un nuovo modello, non ci sono varianti non c’è un ibrido, mentre i concorrenti buttano fuori a raffica novità di ogni tipo».

In assenza di un’inversione di tendenza, il destino potrebbe essere segnato. E se si guarda al marchio Fiat “resta posizionato sui modelli base, dove non ci sono decisi livelli di redditività, una scelta che dal punto di vista industriale non si spiega”. A meno che appunto – ”la strategia sia un’altra”.

Il bivio nel 2019

La mission che venne affidata a Sergio Marchionne fu quella di azzerare il debito e capitalizzare il Gruppo. In quella direzione si è mossa l’opera del manager italo canaedese. Ora Fca è ad un bivio: può decidere di continuare a restare uno dei top player mondiali nell’Automotive, oppure può decidere di dismettere un settore ormai poco produttivo per passare ad uno più redditizio.

Penso – è la previsione del professor Berta – che la situazione si chiarirà nel corso del 2019 perchè questa agonia non può durare a lungo”.