Quei soldi che Fca ha il dovere di chiedere. Anche se è inopportuno

La richiesta di 6,3 miliardi avanzata da Fca. Ieri sera una lunga conference call tra il grande capo di Europa e Nordafrica Pietro Gorlier con i sindacati. I tre piano della questione. Confermati i piani per l'Italia. ma...

Carlo Alberto Guderian

già corrispondente a Mosca e Berlino Est

Fca ha avanzato la richiesta di un prestito da 6,3 miliardi garantito dallo Stato italiano. I piani dai quali osservare la cosa sono tre: quello dell’opportunità, quello politico, quello industriale.

Il piano dell’opportunità

Dal punto di vista dell’opportunità quella richiesta d’avere lo Stato come garante è del tutto fuori luogo. La Fiat è stata a lungo lo specchio industriale dell’Italia, gli Agnelli sono stati la sua dinastia regnante una volta che i Savoia sono stati accompagnati alla porta. Quella di oggi è un’azienda con cervello a Detroit, contabilità ad Amsterdam, portafogli a Parigi. L’Italia è solo la provincia dell’impero nella quale sono rimaste le officine.

Fca

Sull’opportunità e l’utilità d’una simile scelta non c’è da dire. Un Paese attento a chi fa industria e produce lavoro non sarebbe mai stato lasciato per portare i libri contabili in Olanda dove invece quell’attenzione c’è.

Per essere chiari. Il diritto societario olandese, rispetto a quello degli altri Paesi è molto semplificato. Meno rompicapi, più snello, agile. Inoltre la tassazione sugli utili è pressoché nulla: quindi i guadagni rimangono quasi tutte nelle tasche dei proprietari delle aziende. Non sei costretto a nascondere gli incassi, inventarti sotterfugi. Lo Stato come ci guadagna? Per guadagnare devi produrre e vendere, lo Stato ci guadagna con l’Iva.

Sotto questo aspetto, l’Italia è da troppi anni un Paese disattento ed impegnato a fare di tutto per mettere in fuga chi vuole fare qualcosa. L’introduzione degli ecobonus voluta dal governo Gialloverde è stata di una gravità tale che, oltre alla sede, sarebbe stato comprensibile se all’estero Fca ci avesse portato anche gli impianti.

Seppure con ogni giustificazione, concesso il massimo della comprensione, chiedere le garanzie all’Italia è inopportuno. Non perché la sede è in Olanda. Ma perché l’Italia è stata declassata ad ultima periferia dell’impero. È una questione di dignità e decoro.

Il piano politico

Giuseppe Conte

Dal punto di vista politico Fca fa benissimo a chiedere quelle garanzie. Basta un dato per comprenderlo. Il governo ha stanziato risorse per monopattini e biciclette ma nulla ha previsto per l’Automotive nonostante sia un settore fondamentale.

Significa non avere un grammo di strategia industriale, essere totalmente privi di visione. Cosa vuole fare l’Italia del suo principale comparto manifatturiero? Dopo averlo spinto nella palude, con la follia degli ecobonus, intende abbandonarlo del tutto?

Reclamare almeno le garanzie bancarie fornite dallo Stato è il minimo.

La richiesta avanzata da Fca ha un fortissimo significato politico. Perché ha chiesto i sostegni che sono stati previsti per il pizzicagnolo sotto casa. Come a voler rimarcare: per l’industria avete messo nulla, busso alla porta che avete previsto.

Busso al Decreto Liquidità perché nel Decreto Rilancio la delusione è stata tanta: 0 euro stanziati su 55 miliardi. Fiat dixit.

Il piano industriale

Pietro Gorlier Foto © Imagoeconomica / Sara Minelli

Dal punto di vista industriale l’Italia non può permettersi di non dare quelle garanzie ad Fca. Per comprenderne la ragione è sufficiente considerare le cose spiegate sabato sera, durante una call d’urgenza con tutti i sindacati, in cui Pietro Gorlier (il responsabile Europa e Nordafrica di Fca) ha delineato la situazione del settore in questo momento complicato.

La posizione di Fca è che il prestito lo chiede per sostenere il settore, in assenza di un Governo che riconosca l’importanza strategica dell’Automotive. Pietro Gorlier ha detto, nella sostanza, il piano lo confermiamo, perché l’Italia è il cuore pulsante del gruppo. La fusione non è a rischio, anzi, è confermata entro marzo dell’anno prossimo.

La linea di Fca è chiara ed è stata ribadita ai sindacati, non senza una nota acida nei confronti del Governo. Ed è proprio dalla gestione del dopo Covid e dalle polemiche di questi giorni che parte il discorso del gruppo automobilistico.

La realtà economica

Fca Piazzale Ecoliri

Qualcuno, durante la chiamata, deve aver domandato al manager perché Fca ha chiesto quel prestito, garantito dallo Stato. La spiegazione sta nei fatti economici: per quanto Fca abbia il cervello negli Usa ed i libri contabili in Olanda, fino a quando non vende tutto ai francesi di Peugeot Psa le officine sono ancora tutte qui. Il prestito serve dopo che Fca per due mesi ha visto il suo fatturato azzerarsi.

Non è un caso che il sindacato Fim Cisl non più di una settimana fa, insieme alle altre sigle e all’associazione delle concessionarie avesse chiesto al governo di inserire una norma sulla rottamazione, capace di dare impulso all’acquisto di nuove auto. Nulla da fare.

Il governo ha finanziato le biciclette e nulla ha fatto per provare a togliere di mezzo ciminiere con le ruote, provando a dare un impulso ad una industria che dà lavoro a migliaia di famiglie. E questo nonostante i principali competitor, Francia e Germania, abbiano deciso di sostenere con forza l’Automotive.

E allora non resta altro che provare a limitare i danni. Fca ha chiesto un prestito da restituire in tre anni, il tutto per sostenere le 5500 società della filiera, soprattutto le aziende dell’indotto, che hanno bisogno di liquidità e non riescono ad accedervi. Quindi quei soldi serviranno per pagare i fornitori: la componentistica in Italia vive grazie ad Fca per un 40% sul totale del fatturato.

I rischi per Cassino Plant

Una delle linee Fca Cassino Plant

E per il rischio che quei soldi possano essere utilizzati su altri segmenti? Cioè che gli Agnelli / Elkan possano usarli per farci ‘finanza‘? Anche qui Gorlier chiarisce: il prestito verrà chiesto dalla società italiana e legato agli investimenti e ai fornitori italiani. Intorno alla galassia Fca ruotano 300 mila lavoratori.

Il prestito verrà erogato da Banca Intesa che è una banca italiana e le garanzie ce le metterà SACE, società del gruppo Cassa Depositi e Prestiti che si occupa principalmente di sostenere l’internazionalizzazione delle imprese italiane.

I lavoratori. Alla fine di tutto sono loro a pagare lo scotto maggiore se non si produce. Alla fine di tutto sono loro a rimetterci se l’azienda non conferma gli investimenti e qui, soprattutto a Cassino, c’è in ballo una quota parte importante di quei cinque miliardi di euro programmati per le nuove auto.

Su quel piano – ha garantito ieri sera Gorlier – che riguarda l’Italia non c’è alcuna marcia indietro, Fca continua a prevederlo e di questi tempi è tutto fuorché scontato. Sevel è ripartita grazie alla domanda estera, ma soprattutto i primi 1500 lavoratori rientrati, sono quelli che si occupano dei nuovi modelli in fase di lancio.

E la fusione con Psa? Ah sì, c’era anche quell’opera colossale lasciata indietro. Tutto confermato, entro marzo 2021 nascerà la nuova società. Conferma anche per la piena occupazione a fine piano, ovvero tutti dentro a pieno regime e cassa integrazione azzerata. A questo forse, visti i continui aggiornamenti di piano, ci si crede un po’ meno.