Federlazio, numeri da crisi: giù il lavoro e la formazione

Foto © Imagoeconomica, Valerio Portelli

I numeri della semestrale di Federlazio. In calo i posti di lavoro a tempo indeterminato, l'apprendistato ed i tirocini. Diminuisce anche la Formazione, vista come un peso dalle aziende. L'allarme di Cisl Lazio.

Calano i contratti di lavoro a tempo indeterminato. Giù anche l’apprendistato ed i tirocini. Non lasciano spazio a dubbi le cifre raccolte da Federlazio, la Federazione delle piccole e medie imprese del Lazio. Il mondo del Lavoro è più debole dell’anno scorso, meno strutturato.

La semestrale

La sede della Federlazio

Il rapporto semestrale elaborato da Federlazio sull’andamento dell’economia regionale dice che nei primi sei mesi del 2019 i contratti a tempo indeterminato sono scesi dal 42,9% al 40,5%.

In diminuzione anche i contratti di apprendistato: da 30,6% a 23,8%. Il trend è lo stesso anche per i tirocini: giù dal 18,4% al 7,1%.

Salgono i contratti a tempo determinato: dal 44,9% al 47,6%.

Un altro dato negativo è quello che in termini tecnici si chiama “finanziamento dai fondi interprofessionali e degli altri fondi pubblici“: significa che i lavoratori hanno usufruito di meno formazione pagata attraverso i fondi obbligatori creati per questo. Il calo registrato da Federlazio è del 2%

Scende al 31% (era 43 per cento lo scorso semestre) la percentuale di aziende che svilupperanno iniziative di formazione per i loro dipendenti.

La preoccupazione della Cisl

Il segretario generale Cisl Lazio, Enrico Coppotelli

Prende posizione Enrico Coppotelli, segretario generale della Cisl Lazio. È preoccupato. «La fotografia dell’economia laziale riportata da Federlazio è estremamente preoccupante. Il calo dei posti di lavoro a tempo indeterminato ci indica che siamo di fronte ad mercato del lavoro strutturalmente più debole. Soprattutto più esposto a maggiori rischi di incidenti sui posti di lavoro».

Nemmeno l’aumento dei contratti a tempo determinato lascia soddisfatto il Segretario regionale Cisl. Spiega che «è un fattore di debolezza dell’intero sistema, non solo per il lavoratore che viene legato all’azienda il minor tempo possibile, solo quando serve e con nessun obbligo formativo da parte dell’impresa».

Proprio la formazione è il nervo scoperto. «Un capitolo molto delicato perché – sottolinea Enrico Coppotelliimpatta non solo sulla capacità produttiva del nostro tessuto industriale ma sulla capacità dei lavoratori e delle lavoratrici di stare sul mercato del lavoro e di poter operare in sicurezza».

La Formazione viene vista ancora come «una ‘palla al piede’, un costo per l’azienda: Su questo fronte c’è quindi moltissimo lavoro, soprattutto culturale, da fare». Ma bisogna fare presto, evidenzia il Segretario Regionale Cisl. Perché «La piaga delle morti sul lavoro si combatte, anche e soprattutto, con tanta formazione. Il contrario di quello che si sta facendo ora».

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