La guerra di Federlazio sull’asse Frosinone – Latina (di A. Porcu)

Scontro aperto nella sede di Federlazio a Roma. I dossier contro Casinelli. I fascicoli monchi. La guerra per la Camera di Commercio unificata. Il mancato appoggio a La Provincia Quotidiano. Il licenziamento in tronco del direttore.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Una sporca attività di dossieraggio. Organizzata ad orologeria. Una guerra interna che punta a conquistare il controllo della futura Camera di Commercio unita Frosinone – Latina. Combattuta in silenzio e nell’ombra. Uno scontro all’ultimo sangue tra due potenti direttori di una delle principali associazioni degli industriali del Lazio. Finito con il licenziamento in tronco per uno di loro. C’è questo e molto altro dietro alla riunione dell’Assemblea Generale di Federlazio avvenuta ieri pomeriggio a Roma.

 

I dossier per infangare

L’appuntamento è nella sede di Viale Libano 62 a Roma. La riunione è stata convocata da otto giorni. Che non sarà una seduta tranquilla lo si capisce già arrivando negli uffici: c’è un capannello composto da una decina di persone. È il direttivo di Latina venuto a puntare i piedi e «difendere il territorio».

In quel momento il presidente Silvio Rossignoli è chiuso nella sua stanza. Conosce bene l’associazione: ingegnere, presidente della Aero Sekur SpA, è stato rieletto a dicembre alla guida della Federazione delle Piccole e Medie Imprese del Lazio. Con lui c’è nella stanza il direttore generale Luciano Mocci, l’uomo che dal 2014 tiene in mano il timone di Federlazio, potentissimo e felpato stratega, inviato dall’associazione a presidiare il fronte all’interno della Camera di Commercio di Roma.

C’è un terzo uomo con loro. È Alessandro Casinelli, presidente di Federlazio Frosinone, l’imprenditore che tra trasformato l’Ortopedia Italia in un’impresa di dimensione nazionale alla quale ha affiancato interessi nella sanità dalla Lombardia alla Calabria.

Sul tavolo del presidente Rossignoli c’è una rassegna stampa da fare arrossire. In quattro giorni Casinelli è finito sui media tre volte per tre inchieste diverse: uno degli articoli rivela un’inchiesta su una possibile truffa all’ambasciata di Libia in Italia per interventi chirurgici pagati ma mai eseguiti in una sua clinica. Un altro rivela che gli siano stati sequestrati il conto in banca e la barca. Il terzo ripercorre le vicissitudini della sua clinica in Calabria e di un tentativo di truffare la Sanità regionale facendosi pagare tre volte le stesse fatture.

 

Le carte di Casinelli

Casinelli non ha mai replicato sui giornali. Ha vietato ai suoi avvocati di rilasciare dichiarazioni. A Silvio Rossignoli e Luciano Mocci porta una serie di documenti. Sono le mail scambiate tra una sua clinica e  l’ambasciata di Tripoli a Roma: il gruppo sanitario sollecita l’invio del secondo paziente da operare, si dice disposto a sostituire il nominativo con un altro al fine di non fargli perdere le somme già versate qualora il diplomatico abbia deciso di non farsi più operare.

C’è poi la nota con cui si rivela che il governo libico ha sostituito l’ambasciatore che aveva fatto scattare le indagini. Accusandolo di scarsa chiarezza nei conti. Altre carte: l’annullamento dei provvedimenti di sequestro dei conti a seguito dei chiarimenti forniti.

L’ultimo documento: la richiesta di rinvio a giudizio a carico di 10 persone per le fatture in Calabria. Il nome di Casinelli non c’è perché i fatti risalgono a prima del suo arrivo.

L’ipotesi delle dimissioni del presidente di Federlazio Frosinone non viene nemmeno presa in considerazione né da Rossignoli né da Mocci. Tutti convengono sul fatto che quei fascicoli siano stati fatti uscire senza i documenti esibiti ora da Casinelli. Monchi e ad orologeria. Per creare imbarazzo.

 

La guerra di potere

Chi li ha fatti uscire e per quale motivo? È in atto una guerra per il controllo della futura Camera di Commercio unificata Frosinone – Latina. Sarà l’ottava in Italia per peso economico. Superiore a quello di molti capoluoghi di Regione. Casinelli ha interessi in quell’operazione. Federlazio ha interessi in quell’operazione. Frosinone e Latina hanno interessi. Luciano Mocci ha disegnato una strategia: un gioco degli equilibri che si innesta con il sistema sul quale si regge la Camera di Commercio di Roma. Niente guerre e tutti in equilibrio con le altre associazioni è stato l’input dato dal presidente Silvio Rossignoli.

Invece qualcosa non va come loro vorrebbero. Mocci si accorge che l’associazione a Latina sta assumendo posizioni e strategie che non vanno nella direzione tracciata.

Si innesta un braccio di ferro nel momento in cui vengono decisi gli apparentamenti: elemento fondamentale sul quale si costruiscono gli equilibri futuri.

Mocci capisce che da Latina la situazione rischia di sfuggirli di mano. Facendo cadere gli equilibri anche su Roma. O quantomeno creando imbarazzo all’associazione.

 

Lo scontro con il direttore

Nasce una divergenza con il direttore di Federlazio Latina, Saverio Motolese. Mocci è un generale che non fa prigionieri. Gli invia una lettera di contestazioni nella quale gli preannuncia il licenziamento in tronco.

L’assemblea generale riunita ieri serviva a discutere di questo. A ratificare o ritirare il provvedimento.

L’attacco è frontale. A Motolese viene contestato «di avere assunto durante gli ultimi mesi una serie di comportamenti che non sono in linea con la policy di Federlazio. Gli stessi hanno portato a contrasti interni. E soprattutto hanno determinato incomprensioni e fratture all’interno di Federlazio».

Un colpo dietro l’altro, Mocci mette Motolese di fronte agli addebiti. «Lei ha assunto atteggiamenti di assoluto individualismo, non in maniera episodica. Nonostante l’abbia più volte esortata, i suoi comportamenti si sono ripetuti nel tempo».

 

Il mancato appoggio a La Provincia Quotidiano

Tra le contestazioni c’è il mancato appoggio al progetto editoriale del presidente della sede di Frosinone Alessandro Casinelli che mirava ad espandere su Latina il quotidiano La Provincia di cui è proprietario della testata.

A Saverio Motolese viene addebitato di non avere offerto un adeguato supporto. Non si è messo a disposizione per aiutarlo ad implementare la crescita e l’espansione del giornale. «Non si è attivato per metterlo in contatto con gli interlocutori più giusti. Anzi, ha tentato di dissuaderlo dal progetto in materia categorica».

Seguono poi una serie di altre contestazioni. Legate ad altre situazioni. In particolare alla nuova gestione dei trasporti a Latina. A Motolese viene rimproverato di non avere avuto il tatto e la diplomazia necessari a risolvere le necessità evidenziate dagli associati.

 

La difesa di Latina Oggi

A difendere Saverio Motolese c’è l’intero direttivo Federlazio di Latina. Sostengono che quel licenziamento sia basato su pretesti. E che debba essere ritirato. Perché il direttore ha agito nell’interesse del territorio e delle imprese associate.

L’arringa più appassionata la pronuncia Alessandro Panigutti, storico direttore dei quotidiani Latina Oggi e Ciociaria Oggi. Non lo fa da giornalista. Ma da rappresentante di due aziende (i due giornali) associate a Federlazio.

Panigutti smonta i contenuti della lettera. Pone tutto sotto una luce diversa. Rivela un’operazione che punta a togliere di mezzo Motolese.

Forse nella foga si lascia trasportare. Al punto che il presidente Silvio Rossignoli si sente ‘minacciato’.

 

Il licenziamento

La discussione va avanti con toni sempre più accesi. Ma l’assemblea è irremovibile. Conferma il licenziamento. Latina protesta in modo formale e nelle prossime ore potrebbe  decidere di scriverlo su un documento. Qualcuno inizia a far circolare la parola dimissioni.

Il seguito della storia ora sarà materia per i magistrati e per la diplomazia. Il licenziamento finirà nelle mani del magistrato del Lavoro, i dossier su Casinelli continueranno la loro strada nelle rispettive Procure.

Le conseguenze e gli equilibri, su Roma Frosinone e Latina saranno al centro del lavoro di Luciano Mocci e della sua felpata strategia.